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L’epoca dei Grand Hotel, le rovine della storia: la tesi su Lanzo di Lorenzo è un’emozione

Raccontare la storia in maniera leggera e appetibile, soprattutto per i più giovani, in modo tale da diventare anche uno stimolo per il futuro. Questo è l’intento della tesi di Lorenzo Iannotti, classe 2000 della Valle Intelvi, intitolata: Lanzo d’Intelvi: processi di cambiamento nel paese, analisi dei luoghi abbandonati, futuro, che discuterà a breve all’Università Statale di Milano per laurearsi in Scienze dei Beni Culturali.

Argomento sicuramente diverso da molte altre tesi. Perché hai deciso di affrontarlo?

Principalmente perché è il paese in cui sono nato, anche se oggi è diventato Alta Valle Intelvi. Ho deciso di fare un passo indietro e concentrarmi su Lanzo e Scaria (frazione dell’ex Comune Ndr). Ho voluto dare un punto di vista giovane a una storia molto interessante. Il mio lavoro ha un duplice interesse: fare un resoconto flessibile e moderno per i giovani, limitando le parti teoriche e concentrandosi molto sul confronto col presente. Secondo punto, scrivere un racconto dei decenni passati scorrevole e chiaro per tutti coloro che li hanno vissuti, suscitando magari in loro qualche ricordo o emozione.

Hai scoperto molto rispetto al passato, cosa ti ha colpito di più?

Sicuramente il capitolo sulle attività commerciali, cui tengo molto. Al riguardo mi hanno dato una grande mano l’ex vicesindaco Aldo Franchi e lo storico Adalberto Piazzoli. Vado a ripercorrere la storia delle grandi e piccole attività, dal secondo dopoguerra fino a oggi. Parlo del commercio e del lavoro a Lanzo e Scaria. Racconto le vicende di panettieri, taxisti ecc. Su tutti, decenni fa c’erano tre hotel meravigliosi: l’albergo Paradiso, il Bellavista e il Grand Hotel Belvedere, quest’ultimo è stato descritto come noto anche da Antonio Fogazzaro. È interessante perché furono le prime tre grandi strutture della zona che aprirono poi la strada al turismo d’élite. Pensare che un tempo da Lanzo potevano passare figure importanti da tutta Italia, mi riempie d’orgoglio.

Inevitabilmente parli anche del rapporto con il confine e con la Svizzera.

Il rapporto con la Svizzera, che c’è sempre stato, non va sottovalutato, basti pensare al contrabbando o ai frontalieri. Il mio interesse non è quello di giudicare chi va a lavorare oltre confine. Anzi, credo sia importante che ci sia questo rapporto: i frontalieri aiutano economicamente con i loro i loro impieghi la Svizzera e poi viceversa i ticinesi vengono a fare la spesa e altri acquisti in Italia, tenendo in vita i piccoli paesi.

C’è inoltre il tema dell’abbandono.

Ho dedicato spazio all’abbandono e al degrado di Lanzo e Scaria, è il passaggio che considero il più importante essendo il filo conduttore di tutta la mia tesi perché è un fenomeno che sta dilagando dagli anni ’90. Gli alberghi sono diventati condomini e a quel punto molti turisti e villeggianti non sono più tornati, lasciando le case vuote. In uno dei capitoli finali parlo del degrado, dove racconto di tre posti che hanno fatto la storia del paese che sono oggi abbandonati. Il primo è l’hotel Villa Violet (sorto sulle ceneri del Belvedere, Ndr), il secondo è la funicolare di Lanzo e infine la terza è la Sail, un’azienda famosissima all’epoca che realizzava racchette, sci e tavoli da ping pong, la si trova anche negli archivi video dell’Istituto Luce.

Perché è importante conservare e continuare a studiare il patrimonio storico, anche in una realtà così piccola?

È fondamentale, non sono il primo a farlo e sono sicuro che non sarò l’ultimo. È importante aggiornare, approfondire, riscoprire. Molte persone hanno collaborato e sento che nel paese c’è un grande interesse a portare avanti lo studio delle nostre radici. È bello anche raccontare queste realtà a chi non le ha vissute, in modo tale da prenderle da esempio per il futuro.

Dopo questo enorme lavoro, credi ci possa essere un futuro per Lanzo e Scaria?

Sì, ci sono sia le proposte che la voglia di tutti i residenti. I tempi attuali non sono bellissimi, ma fa parte della storia questo sali e scendi. Potremmo sfruttare questo momento per fermarci e riflettere su come ripartire. I progetti studiati bene, sopravvivono anche nelle difficoltà. Con la mia tesi sono rimasto piacevolmente sorpreso, perché ho visto tantissime persone muoversi per dare un contributo con testi, racconti o anche solo piccole nozioni. Questo mi fa dire che c’è un futuro per Lanzo.

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5 Commenti

  1. E’ una vera sorpresa! Che bello !
    Gli italiani non hanno il senso delle tradizioni: delle radici, a differenza, ad esempio dei francesi.
    Questo lavoro, che viene da un giovane, e che riguarda una piccola realtà locale, spero sia uno stimolo per altri.
    P.S.
    Dove e come, sarebbe possibile leggere l’intero testo ?

  2. Lavoro da 7 anni al golf di Lanzo, un piccolo gioiello un po dimenticato ed ogni giorno scopro qualcosa di più sulla storia di questa magnifica valle che spero torni a splendere e regalare emozioni.

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