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Ticino, petizione per tagliare il prezzo della benzina. Intanto gli svizzeri fanno il pieno a Como

Prezzo dei carburanti alle stelle, una petizione on line punta a raccogliere firme per chiedere interventi immediati. Nulla di strano in apparenza, considerata la situazione emergenziale dei rincari in essere. La particolarità però risiede nel fatto che la mobilitazione in questione non è comasca ma ticinese. Ebbene sì, come ormai certificato dal pendolarismo del pieno che negli ultimi mesi ha invertito la rotta portando sempre più svizzeri in Italia per rifornirsi, adesso sempre oltreconfine si tenta la carta del ricorso al popolo come strumento per ottenere dei risultati. E se a Como, così come nel resto dell’Italia, benché i prezzi siano in progressiva risalita, regge il taglio delle accise sui carburanti in vigore fino al prossimo 8 luglio – e che da rumors romani dovrebbe esser prorogato – in Ticino nulla in tal senso è stato studiato.

E proprio da qui nasce l’’iniziativa del  Movimento Giovani Leghisti che ha lanciato lancia la petizione per chiedere al Consiglio Federale di rinunciare a parte delle entrate fiscali da destinare, ad esempio, a operazioni per mitigare il costo dei carburanti. La petizione in pochi giorni ha già raggiunto le tremila firme.

Ecco il senso e il testo completo della petizione. “La guerra in Ucraina, come c’era da attendersi, ha provocato un repentino ed importante aumento del prezzo del carburante, destinato a durare, che si ripercuote sulle aziende come pure sulle economie domestiche. Tra queste ultime, a subire maggiormente il peso del rincaro sono quelle con reddito modesto. La Confederazione preleva l’imposta sugli oli minerali, comprensiva dell’imposta e del supplemento d’imposta. Nel 2020 l’imposta sugli oli minerali gravanti sul carburante ha generato entrate per oltre 2,5 miliardi di franchi. Il 45 % di questa somma, secondo la chiave di riparto, entra nelle casse generali della Confederazione. Il 50 % è a destinazione vincolata per compiti nell’ambito stradale ed aereo, ed il restante 5% è invece destinato al Fondo per le strade nazionali ed il traffico d’agglomerato. Almeno per quanto attiene al 45 % di entrate destinato alle casse federali, la Confederazione ha margine di manovra. Esiste pertanto la possibilità di attenuare per le economie domestiche e le aziende l’impatto della guerra in Ucraina sui costi del carburante senza intaccare i fondi a destinazione vincolata a beneficio delle infrastrutture viarie. Per questo motivo il Movimento Giovani Leghisti chiede al Consiglio Federale, attraverso questa petizione, di rinunciare temporaneamente, almeno in parte, alle entrate dell’imposta sugli oli minerali (si pensa in particolare alla quota non vincolata, destinata alle casse generali della Confederazione) per mitigare il rincaro del costo del carburante generato dalla crisi ucraina, che grava in modo importante sulle economie domestiche e sulle imprese ticinesi e svizzere. Un passo che sempre più paesi stanno compiendo: non è accettabile che il nostro rimanga immobile” (qui la petizione)

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