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Ticosa 28 mesi dopo: l’immenso bosco selvaggio ha ricoperto proclami, motozappe e i 1000 parcheggi

Nel bosco, s’è persa la Ticosa (anche se nessuno l’aveva trovata nemmeno prima, a dire il vero). Come sono lontani i tempi delle foto sulla motozappa risanatrice, con il sindaco di Como Alessandro Rapinese che, ovviamente via social, annunciava trionfante: “Senza fuochi d’artificio l‘abbiamo ripulita. Senza fuochi d’artificio la restituiremo alla città”.

Accadeva esattamente 2 anni e 4 mesi fa, il 13 febbraio 2023, 28 mesi fa. Quel giorno, il primo cittadino annunciava di aver disboscato i 40mila metri quadri incastonati tra via Grandi, la tangenziale e il Cimitero Monumentale, prevedendo un luminoso futuro per l’area dell’ex tintostamperia in cerca di un domani dal 1982, quando venne acquisita dal Comune. Ma non fu il solo proclama, quello.

Il 26 gennaio successivo, siamo nel 2024, ecco altri squilli di tromba e conferenza stampa plenaria. In quel caso, l’occasione era la presentazione alla città del progetto per il recupero definitivo dell’area Ticosa presentato da Acinque. Il piano era il seguente: investimento complessivo di 27 milioni (di cui però solo 10 messi in campo dalla multiutility e tutto il resto sulle casse di Palazzo Cernezzi) per ricavare un maxi parcheggione da 958 posti per auto, bus, camper e bici a cui si sarebbero aggiunti una passerella pedonale collegata al cimitero Monumentale, una nuova rotatoria all’altezza dell’incrocio fra via Grandi e viale Roosevelt, un parco fotovoltaico su 5mila metri quadrati con la capacità di 1 MW, 6mila metri di verde, spazi commerciali per mille metri quadrati, velostazione e colonnine per la ricarica dei mezzi elettrici.

Il tutto – vera ciliegiona sulla torta – preceduto da “una bonifica di 5400 metri quadrati“, ovvero la famigerata Cella 3 piantata, con il suo carico di inquinanti mai debellati, nel bel mezzo della superficie. Indicati, in quel gennaio che pure visto adesso sembra molto lontano, anche i tempi: “Obiettivo completare l’opera entro inizio 2027“. Siamo nel bel mezzo di giugno 2025 e fin qui – a parte la burocrazia invisibile all’occhio umano che sicuramente scorrerà a fiumi tra Comune e azienda – non si è spostato un solo ciuffo d’erba. Anzi, no, scusate.

I ciuffi d’erba, in effetti, hanno preso vita nel recinto. E sono diventati una distesa verde da far impallidire i poveri giardini a lago abbandonati tra detriti e cantiere incompiuto.

Le foto che vedete in pagina sono eloquenti. Del disboscamento celebrato nel 2023 rimane giusto un ricordo ingiallito. La Ticosa è una specie di giungla selvaggia, completamente ricoperta da alberelli, sterpaglie assortite e distese di erbacce alte mezzo metro. Il segno del nulla che – almeno in senso pratico – si è mosso là dentro.

A vederlo dall’alto, questa specie di surreale lago verde sembra quasi piacevole se non fosse che lì sotto sono seppelliti 43 anni di speranze, ipotesi, progetti fantascientifici (talora al confine con la follia), annunci e strampalate idee.

Ma cosa ha bloccato la corsa che nell’inverno di un anno e mezzo fa sembrava avviata con passo celere? Da un lato, l’improvvisa scoperta a Palazzo Cernezzi che il piano finanziario portato in conferenza stampa era semplicemente assurdo, visto che i due terzi dei soldi venivano dal pubblico che poi avrebbe pure lasciato per 30 anni gli incassi al privato. Da qui, già nell’aprile 2024, l’annuncio di Rapinese che sì, effettivamente – anche sulla scorta dei cambiamenti tariffari dei posti blu che un giorno avrebbero ricoperto l’ex Ticosa – quei conti andavano rivisti e anche notevolmente.

Poi a tutt’oggi resta irrisolto il tema della bonifica. Nessuno sa esattamente come sarà fatta, in quale forma (pulizia definitiva? ‘Tappo’ di cemento pur di chiudere la Cella 3 e farci parcheggiare sopra? Altre vie?), con quale esborso e in quanto tempo sarà svolta l’operazione.

Insomma, mentre il bosco proibito cresce e copre di fronte la landa un tempo fragorosamente disboscata, due incognite non da poco verso la rinascita. E intanto, dal 1982, il tempo passa. O forse, in via Grandi, neppure quello.

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