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Torna Emergenza Freddo. Como Accoglie: “Bene ma non risolve il dramma. Ora soluzioni concrete”

Dopo l’annuncio, arrivato qualche settimana fa, dell’apertura anticipata al 1 di novembre (domani) di Emergenza Freddo, il servizio gestito da Caritas che offre riparo alle persone senza dimora di Como durante l’inverno, nella tensostruttura del Centro Cardinal Ferrari, Como Accoglie, associazione di volontariato che da anni presta aiuto a chi dorme per le strade della città, ha diramato un comunicato commentando positivamente la riapertura del servizio.

QUI TUTTE LE CRONACHE

“Già il freddo e la pioggia si fanno sentire, ma nelle sere di novembre verrà offerto un riparo e i servizi essenziali, che ora mancano e creano disagi a chi dorme all’aperto e, indirettamente, ai cittadini che frequentano quelle aree di Como – legge la nota, in cui si auspica però, il raggiungimento in tempi brevi di soluzioni concrete al problema della grave marginalità – Auspichiamo che il clima di maggior collaborazione che si sta costituendo anche con le istituzioni locali possa portare in tempi brevi a produrre altri risultati concreti e strutturati.

Riportiamo la nota di Como Accoglie nella sua interezza:

Finalmente domani 1 novembre riapre l’accoglienza per 50 persone.

Noi di Como Accoglie, a fianco quotidianamente delle persone senza fissa dimora, accogliamo con favore l’apertura anticipata da parte di Caritas di una parte di emergenza freddo, alla cui gestione collaboreremo attivamente e, come sempre, a titolo del tutto gratuito.
Già il freddo e la pioggia si fanno sentire, ma nelle sere di novembre verrà offerto un riparo e i servizi essenziali, che ora mancano e creano disagi a chi dorme all’aperto e, indirettamente, ai cittadini che frequentano quelle aree di Como.


Sappiamo che si tratta di un’accoglienza notturna parziale e provvisoria; è ben lungi dall’essere risolutiva della drammatica situazione delle persone che, per svariati motivi vivono senza fissa dimora, nonché delle tante persone provenienti da altri paesi del mondo che popolano le nostre città. Vivono ai margini, abbandonati e invisibili.


Il ricovero in una tensostruttura costituisce comunque un piccolo passo avanti, grande per chi conosce gli sforzi del volontariato e del terzo settore e vitale per chi non possiede nulla e vive in situazioni estreme.


Auspichiamo che il clima di maggior collaborazione che si sta costituendo anche con le istituzioni locali possa portare in tempi brevi a produrre altri risultati concreti e strutturati.

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