Si è chiusa con un dibattito acceso e denso di spunti la seconda giornata del Forum Teha di Cernobbio, l’appuntamento che da oltre cinquant’anni riunisce sulle sponde del lago di Como leader politici, economisti e studiosi da tutto il mondo. L’incontro serale, trasmesso in diretta su Rai Uno con il titolo “Power and rules: What balance between new America and old Europe” e moderato da Monica Maggioni, ha offerto un viaggio attraverso i grandi nodi dell’attualità globale: dalla guerra in Ucraina alla competizione tecnologica, fino al futuro demografico ed economico dell’Europa.
Ucraina: “La pace si costruisce con la forza”
Il commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni ha ribadito che la chiave per fermare il conflitto resta la resistenza ucraina: “Sarà la forza dell’Ucraina a rendere possibile la pace. Noi europei dobbiamo assumerci la responsabilità, non aspettare solo gli americani”. Ha parlato di “prova di maturità” per l’Europa, che deve continuare a fornire sostegno economico e militare a Kiev.
Un monito rafforzato dalle parole del giornalista Federico Fubini, inviato del Corriere della Sera: “Se la Russia vincesse, ci ritroveremmo l’esercito di Putin alle porte dell’Unione Europea. Sarebbe la più grande sconfitta dell’Occidente“. E ha aggiunto: “Non stiamo difendendo solo Kiev, ma la nostra stessa sicurezza e i nostri valori”.
L’Europa e il Sud globale
Gentiloni ha guardato oltre, parlando del rapporto con il cosiddetto Sud globale: “È complesso, ma dobbiamo presentarci per ciò che siamo: partner credibili, portatori di democrazia e libertà. Se smettessimo di farlo, diventeremmo irrilevanti”. Ha sottolineato anche la necessità di non illudersi sul rapporto con l’amministrazione Trump, ricordando le tensioni sui dazi e la vicinanza con Putin.
La sfida tecnologica: “L’AI cambierà gli equilibri globali”
Al centro del dibattito, per la prima volta a Cernobbio, anche la “geotecnologia”. Jacob Helberg, sottosegretario di Stato per la crescita economica, l’energia e l’ambiente, dell’amministrazione Trump, ha raccontato l’impatto della nuova corsa americana all’intelligenza artificiale: “Da gennaio, con la nuova amministrazione, abbiamo visto una terapia d’urto per l’economia: quasi mille miliardi di dollari l’anno di investimenti privati nell’Ai. Chi guiderà questa tecnologia avrà l’economia più grande e l’esercito più potente del mondo”.
Mentre negli Stati Uniti prevale l’entusiasmo, in Europa si guarda con più timore ai rischi. “Non possiamo fermare il progresso – ha detto la direttrice generale del Cern, Fabiola Gianotti – ma servono regole condivise. Senza policy globali rischiamo di restare indietro”.
Alec Ross, professore presso la Bologna Business School, dove insegna analisi geoeconomica e geopolitica, ha sottolineato l’ambiguità delle grandi aziende: “Solo due anni fa denunciavano i pericoli dell’Ai, oggi fanno a gara per accelerarne lo sviluppo. È opportunismo, ma la direzione è chiara: senza regole rischiamo di farci male”.
Renato Mazzoncini, amministratore delegato e direttore generale di A2A, ha posto l’accento sull’enorme fabbisogno energetico legato all’Ai: “In Lombardia ci sono richieste per data center pari a 30 gigawatt, venti volte il consumo di Milano. A livello globale l’impatto passerà dall’1 al 4% dei consumi, ma in alcuni Paesi, come l’Irlanda, siamo già al 21%. Dobbiamo prepararci”.
Nonostante i timori, Gianotti ha ricordato i punti di forza europei: “In campi come la fisica delle alte energie l’Europa ha la leadership mondiale. Non è vero che siamo sempre indietro: dobbiamo valorizzare i nostri successi e continuare a investire nelle grandi infrastrutture scientifiche”.
Medio Oriente: “Il rischio di implosione ci riguarda”
Vali Nasr, professore di Affari Internazionali e Studi sul Medio Oriente presso la Johns Hopkins School of Advanced International Studies di Washington, ha riportato l’attenzione sul Medio Oriente, definendolo “un luogo di immense possibilità ma anche di rischi enormi“. Ha distinto tra il governo Netanyahu e il mondo ebraico, ricordando le accuse di finanziamenti sospetti alla famiglia del premier israeliano e sottolineando il prezzo altissimo pagato dai civili di Gaza. “Ci accusano di usare due pesi e due misure tra Ucraina e Gaza. È un problema politico enorme che mina la nostra credibilità”, ha detto.
Un intervento che ha fatto eco al ricordo della crisi siriana, i cui rifugiati hanno cambiato profondamente l’Europa: “La nostra incapacità di fermare Gaza ci renderà muti ogni volta che parleremo di diritti umani”, è stato sottolineato da più relatori.
Alec Ross ha aggiunto un richiamo diretto agli europei: “Non potete contare sugli Stati Uniti. La nostra politica cambia da un giorno all’altro, spesso per interessi economici immediati. Serve che l’Europa torni protagonista, in serie A, con coraggio e leadership”.
Giovani e demografia: la vera emergenza
In chiusura, l’amministratore delegato del Forum Teha di Cernobbio, Valerio De Molli, ha indicato i giovani e le competenze come la vera emergenza per l’Italia e l’Europa: “Al 2050 ci saranno un miliardo di africani in più e 40 milioni di europei in meno. L’Italia, già oggi con la natalità più bassa d’Europa, rischia di trovarsi senza risorse umane. Il nostro sistema educativo produce meno laureati e diplomati, e siamo l’unico Paese Ocse in cui i salari sono calati negli ultimi 25 anni“.
Un quadro che stride con l’ottimismo raccolto tra gli imprenditori presenti: il 70% prevede crescita di fatturato e nessuno intende ridurre investimenti o assunzioni. “Il problema vero – ha concluso De Molli – è trovare persone con le competenze giuste”.
Non è mancato un momento di memoria e commozione per Alfredo Ambrosetti, fondatore del Forum, scomparso proprio in queste ultime ore. “Ci ha insegnato a tenere la barra dritta – ha ricordato De Molli – la ‘A’ di Ambrosetti rimarrà per sempre”.
Un’Europa davanti al bivio
Dalla guerra in Ucraina alla corsa all’AI, passando per il Medio Oriente e la sfida demografica, la conclusione del Forum è chiara: l’Europa non può più permettersi di restare spettatrice. Deve scegliere se essere arbitro o tornare giocatore in una partita che deciderà il suo ruolo nel mondo.