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Vaccini, il medico comasco: “AstraZeneca e gli altri, così dico no”. L’operatore Rsa: “Ricatto ingiusto”

“Non mi sono vaccinata, lo voglio fare ma non a queste condizioni”.

Le parole di Federica (nome di fantasia) sono chiarissime. Perché lei, medico in prima linea da oltre un anno in un ospedale del Comasco, è tra quelli che il Covid l’hanno guardato negli occhi dietro la tuta e le mascherine e attraverso i caschi dei pazienti che hanno visto morire in questi mesi. Eppure lei ha detto no. Perché?

“Non sono contraria in senso assoluto ai vaccini, li ho sempre fatti e i miei figli sono vaccinati. Sono contraria ai sistemi utilizzati e ai vaccini che ci sono stati proposti, cioè due vaccini sperimentali che fanno parte di uno studio che finirà nel 2023 – spiega – so bene che il progresso in medicina va avanti con studi sperimentali ma chi decide di aderire deve essere messo nelle condizioni di accettarlo liberamente ed essere tutelato, non firmare una liberatoria come si chiede ora”.

“Inoltre, quanto sta succedendo con il vaccino AstraZeneca non è affatto rassicurante (l’ultima notizia del riconoscimento da parte dell’Ema – l’Agenzia Europea peri medicinali – di un possibile collegamento tra vaccinazione e rare trombosi anche se i benefici, è stato dichiarato, “continuano a essere superiori ai rischi”, Ndr) e non si può negare che esistano complicanze che vanno approfondite. Mi vaccinerò nel momento in cui potrò scegliere di vaccinarmi con Johnson&Jonshon, ma per ora no”.

A oggi, però, chi tra i sanitari sceglie di non vaccinarsi sarà spostato ad altre mansioni se non addirittura sospeso senza stipendio, secondo quanto stabilito dall’ultimo Decreto Legge del primo aprile (esecutivo dal sette). Una modalità che Federica contesta aspramente.

“Che senso ha obbligare solo il personale sanitario a vaccinarsi? Se lo scopo del vaccino è il bene dell’individuo allora va rispettata la volontà dei singoli, se invece l’obiettivo è raggiungere l’immunità di gregge allora va esteso quantomeno a tutte le categorie a rischio che continuano a lavorare a contatto con il pubblico anche in zona rossa. Senza dimenticare il fatto che non ci sono studi che dimostrino che i vaccini riducono la contagiosità e ci sono molte perplessità sulle varianti – dice – se invece il punto è che io, come medico, servo sana al punto di usare strumenti coatti per convincermi, allora questa scelta mi preoccupa da una prospettiva più ampia. Perché è grave che uno Stato arrivi a gestire una crisi sanitaria in questo modo e io non possa accettare imposizioni e coercizioni senza senso, al limite dell’incostituzionalità”.

Vaccino obbligatorio per i sanitari, Spata: “Obbligo morale. Non scherziamo, sono sicuri”

L’obbligo di vaccinazione, secondo questo medico, diventa ancora più assurdo alla luce della totale assenza, ancora oggi, di un piano più complesso di revisione del sistema sanitario: “A un anno dall’inizio della pandemia, la crisi sanitaria è ancora un’emergenza, la sanità lombarda non è stata riorganizzata, non sono aumentate le risorse né i posti letto – dice – pensano davvero che il problema si risolva costringendo me a vaccinarmi? Oltretutto fino a ieri eravamo talmente fondamentali che non ho fatto un giorno di vacanza nell’ultimo anno e ora all’improvviso si può fare a meno di noi sospendendoci dal servizio. Se dovessi essere richiamata, prima di essere sospesa mi prenderò tutti i giorni arretrati e poi si vedrà”.

M.Z.: “E’ un ricatto ingiusto”

“Prima eravamo degli eroi e ora siamo da Tso, degli untori da convincere con le minacce. Bel riconoscimento dopo un anno di lavoro senza tregua”.

Non va giù a M.Z., operatore socio sanitario in una Rsa della provincia di Como, l’obbligo vaccinale per il personale sanitario (e non solo) stabilito dal Decreto Legge del 1° aprile e divenuto operativo da mercoledì scorso che definisce la vaccinazione anti Covid “requisito essenziale all’esercizio della professione”.

A farlo infuriare, però, non è tanto l’obbligatorietà quanto i tempi e le modalità di questo provvedimento che prevede, per chi decide di non vaccinarsi, l’assegnazione ad altre mansioni che non prevedano contatti interpersonali a rischio di contagio o, “quando l’assegnazione a mansioni diverse non è possibile, per il periodo di sospensione non è dovuta la retribuzione, altro compenso o emolumento”, come si legge all’articolo 4.

“Non voglio essere etichettato come un no-vax perché non lo sono. Mi sarei fatto vaccinare di mia spontanea volontà esattamente come ho sempre fatto per i vaccini antinfluenzali – chiarisce – assisto pazienti fragilissimi per i quali il minimo malanno può avere conseguenze anche fatali, uso guanti e mascherina da prima che arrivasse il Covid, non sono un irresponsabile ma volevo più tempo per capire, più risposte ai miei dubbi sui vaccini somministrati, viste anche le continue notizie contrastanti su AstraZeneca, e soprattutto mi sarei aspettato più rispetto. Invece il messaggio è stato chiarissimo: o ti vaccini o, appena possibile, ti sospenderemo dall’incarico e resterai senza stipendio. Ho un mutuo, due figli, mia moglie è in cassa integrazione e il mio stipendio è necessario, quindi sono stato zitto e mi sono vaccinato. Ma lo considero un ricatto insensato e ingiusto”.

E la disparità di trattamento con altre categorie di lavoratori a rischio è solo un’altra goccia che alimenta la sua rabbia e la sua frustrazione: “Mi domando perché i docenti, considerati categoria a rischio e quindi vaccinati in via prioritaria, possano decidere di non aderire senza subire conseguenze di alcun tipo – dice – invece lavoratori esposti come i cassieri, ad esempio, neanche sono stati considerati. E in mezzo ci siamo noi operatori sanitari, minacciati di lasciarci senza stipendio se non ci facciamo vaccinare immediatamente, senza poter esprimere dubbi o chiedere spiegazioni come tutti gli altri cittadini. Finché servivamo ci hanno mandati in prima linea senza troppe remore e ora che tutti i nostri pazienti sono vaccinati e i protocolli sono rigidissimi diventiamo all’improvviso untori da vaccinare con la forza”.

Vaccino obbligatorio per i sanitari, Spata: “Obbligo morale. Non scherziamo, sono sicuri”

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4 Commenti

  1. si possono avere dubbi sui vaccini, è legittimo.
    informandosi però questi dubbi dovrebbero essere fugati, basta vedere quello che è succcesso in Israele e Inghilterra.
    E’ preoccupante però che un medico dichiari “Mi vaccinerò nel momento in cui potrò scegliere di vaccinarmi con Johnson&Jonshon, ma per ora no”.
    Johnson&Jonshon ha l’identica modalità di funziomanto di Astrazeneca, vaccino che per “Federica” non è rassicurante.
    Che siano confusi i cittadini ci può stare (visti i casini comunicativi dei governi nazionali), ma sia confuso un medico non è affatto rassicurante…

  2. Solidarietà piena alla signora, che, preme precisare, non è una no vax ma semplicemente si è rifiutata di fare da cavia per un qualcosa che è in fase di sperimentazione e che, pertanto, legalmente non è definibile come “Vaccino”.

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