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Vaccino Covid. Cremonesi (Infermieri Como): “Un privilegio riceverlo. Fuori luogo il personale sanitario che rifiuta”

La campagna vaccinale contro il Coronavirus, con dosi riservate in questa prima fase al personale sanitario e sociosanitario di ospedali e servizi territoriali e agli ospiti e al personale delle Rsa, è ormai partita ufficialmente seppur con numeri differenti tra le varie regioni.

Tra i primissimi a ricevere il vaccino anti-Covid nel territorio comasco, il 27 dicembre scorso all’ospedale Sant’Anna, il presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Como Dario Cremonesi che abbiamo contattato per avere un primo feedback rispetto alla vaccinazione. E, soprattutto, a cui abbiamo chiesto chiarimenti in merito ad alcune questioni emerse in questi giorni.

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Come è stato essere tra i primi a ricevere il vaccino anti-Covid a Como? Aveva qualche timore?
Personalmente nessun timore in merito alla vaccinazione, anche perché a tutt’oggi ha una caratteristica di volontarietà. Ritengo che gli operatori sanitari abbiano una priorità: per erogare salute bisogna essere anzitutto sani, è quindi opportuno che ci sottoponiamo alla vaccinazione. Penso sia importante che i presidenti degli Ordini siano stati chiamati come persone in rappresentanza della professione per ricevere il vaccino per primi, è stato un messaggio molto positivo per la comunità professionale e la cittadinanza. A livello personale, è un privilegio ricevere una vaccinazione che apre uno spiraglio alla fine di questo anno terrificante, anche se i tempi di completamento della campagna vaccinale saranno abbastanza lunghi.

Ha avuto qualche effetto collaterale nei giorni successivi alla vaccinazione?
Nessun sintomo, nessun effetto collaterale. Può capitare di avere qualche linea di febbre ma come per tutti i vaccini, ad ogni modo le strutture sanitarie sono attrezzate per gestire qualsiasi evento avverso.

Per fare ulteriore chiarezza e fugare ogni dubbio, quando parte la copertura del vaccino?
Mi permetto di mutuare ciò che viene detto da chi ha il know-how in questa materia e aggiungo che l’organizzazione al Sant’Anna è stata ineccepibile, anche perché completa di informazione rispetto a questo tema. Quindi trasmetto ciò che mi hanno detto in sede di vaccino: l’immunizzazione viene raggiunta dopo circa 7 giorni dalla seconda somministrazione della dose di vaccino Pfizer-Biontech. Da quel momento si può ritenere valido il titolo anticorpale che dovrebbe proteggere dalla contrazione del virus.

Non si può pensare che dopo la prima somministrazione si possa togliere la mascherina e tornare alla vita di prima, è fondamentale mantenere comportamenti preventivi almeno fino ai 7 giorni successivi al richiamo. Personalmente, credo che sia prudente comunque mantenere il  distanziamento sociale, la mascherina, l’igienizzazione frequente delle mani. Essendo appena partita la campagna vaccinale e dovendo ancora capirne l’evoluzione, è meglio avere un atteggiamento preventivo seguendo queste regole fino a diverse indicazioni.

Sa se ci sono infermieri comaschi che hanno paura o non vogliono vaccinarsi?
Non ho avuto alcun tipo di segnalazione relativa a infermieri che non intendano vaccinarsi. Al contrario, come coordinamento regionale degli Ordini abbiamo inoltrato una richiesta alla Regione Lombardia e alle Ats territoriali per ampliare la gamma di operatori sanitari da vaccinare. Ovvero, estendere la priorità anche agli infermieri liberi professionisti. Per quanto riguarda eventuali persone restie alla vaccinazione, in qualsiasi professione c’è chi vuole andare contro corrente ma in questo caso, considerato l’anno che abbiamo appena trascorso e la temuta terza ondata, trovo decisamente fuori luogo che un sanitario a vario titolo manifesti una non intenzione a vaccinarsi.

A chi esprime dubbi sul vaccino, cosa vuole dire?
La vaccinazione rientra nell’area della prevenzione, si deve pensare che col vaccino anti-Covid si abbatta la possibilità di contrarre il virus. Questo dovrebbe già tranquillizzare le persone che hanno dubbi: il vaccino serve a creare una barriera contro qualsiasi cosa che entri nell’organismo creando danno al fisico. E poi, quest’anno sono stati registrati numeri importanti di decessi, questo parla da sé per far capire che il Coronavirus ha un atteggiamento non prevedibile con effetti negativi anche in pazienti giovani e sani.

I vaccini disponibili sul mercato, inoltre, seguono un processo di ricerca e sperimentazione fatto a step assolutamente blindati e controllati da organismi che sovrintendono qualsiasi farmaco immesso nel mercato. In questo caso è documentato che il vaccino anti-Covid in distribuzione ha superato tutte le fasi di sperimentazione previste. Infine raccomando sempre, nel leggere le notizie, di ricercare le fonti corrette. Ci sono Ats, medici di medicina generale, strutture ospedaliere, un mondo di persone qualificate che può fornire rassicurazioni su cosa sta accadendo. Bisogna informarsi nella giusta maniera.

Pensa che il personale infermieristico nel comasco sia sufficiente per la campagna vaccinale?
Per quanto riguarda la vaccinazione nelle strutture ospedaliere, ciascuno può essere vaccinando e vaccinatore. Basta frequentare il corso messo a disposizione dall’ISS per preparare il vaccino alla somministrazione, quindi una struttura sanitaria è in grado di auto sostentarsi. Per le Rsa, invece, per vaccinare servono risorse e capacità che erano già state previste ma bisogna vedere se sono state individuate: ad esempio gli infermieri di famiglia. Quindi dipenderà da quante risorse sono state reclutate.

Infine, la campagna vaccinale su tutta la popolazione sarà molto impegnativa con grossi numeri e quindi bisognerà arrivare con le risorse pronte per evitare ritardi. Servirà un numero importante di professionisti, molti dei quali già chiamati dalla Protezione Civile, dedicati esclusivamente alle vaccinazioni. Bisognerà creare una rete tra professionisti di realtà anche diverse che dovranno unire le forze, capendo quanto personale di ospedali, Rsa, liberi professionisti, infermieri di famiglia potranno essere ingaggiati da una cabina di regia territoriale per vaccinare.

Fortunatamente la popolazione infermieristica ha dimostrato grande capacità di adattamento a contesti e circostanze, più che mai col Covid: non ho dubbi che se ci si mette a tavolino e si programma il reclutamento del personale per tempo e su larga scala, si può pensare di arrivare a buoni risultati. Come Opi, siamo a disposizione anche per aiutare nel coordinamento.

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