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Via Palestro, spazio gioco chiuso. Cgil: “Privatizzano”. Locatelli: “Prima le famiglie”

Un atto d’accusa durissimo dalla Funzione Pubblica Cgil. Ancora una volta al centro del confronto la questione asili. Con una nota il sindacato accusa Palazzo Cernezzi di andare verso la chiusura, quando non privatizzazione, dei servizi:

“La giunta comunale, disattendendo le proprie decisioni di inizio agosto, delibera nella seduta del 23 Agosto di non aprire lo Spazio Gioco di Via Palestro, unico sopravvissuto alla precedente razionalizzazione. Senza alcuna comunicazione alle Organizzazioni Sindacali, il Comune di Como, al fine di soddisfare le liste di attesa degli asili nido, sospende temporaneamente le attività dello Spazio Gioco destinando altrove le Educatrici. Pare si paventi l’ipotesi di una futura e diversa forma di gestione (leggasi privatizzazione). Stupisce che dopo numerosi incontri di confronto sul “Sistema Nidi” l’amministrazione improvvisamente scelga una strada differente rispetto a quella già comunicata alle Organizzazioni Sindacali. A tal proposito, si ricorda che le attività integrative erano già state ridotte da tre ad una concentrando tutto il personale sulla sede di Via Palestro. Ora, a due giorni dall’apertura prevista (mercoledì 29 agosto), il Comune decide di non erogare più questo servizio alle famiglie”.

Immediata la replica dell’assessore ai Servizi Scolastici, Amelia Locatelli.

Si. Vero. Considero necessario rivolgere le forze lavoro Comunali verso la, pur marginale, riduzione delle liste d’attesa e all’inserimento negli asili nido. Anche sacrificando le attività opzionali (quali lo spazio gioco). L’obiettivo è aiutare il più possibile le famiglie con genitori lavoratori, perché possano trovare una collocazione per i loro bambini, vogliamo che non si trovino in difficoltà. Per mantenere comunque attivi gli Spazi Gioco (attività, comunque, diversa da quella dei Nidi Comunali), l’Amministrazione sta pensando all’affidamento a una Cooperativa di Servizi che possa soddisfare le esigenze degli iscritti, senza interferire con l’attività di accoglienza ai nidi. Facciamo questo con l’unico obiettivo, ribadisco di favorire le famiglie di madri e padri lavoratori che chiedono al Comune un servizio per i propri bambini durante l’orario lavorativo.

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