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VIDEO Frontalieri, Sertori: “Nuovo accordo, restano i diritti acquisiti. 70mila lavoratori andranno in pensione con le regole di oggi”

Il Consiglio dei Ministri del 24 novembre scorso ha dato il via libera al disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra l’Italia e la Svizzera sull’imposizione dei lavoratori frontalieri. Il patto prevede che coloro che risiedono in Italia ma che lavorano in Svizzera o che vi hanno lavorato a partire dal 31 dicembre 2018 saranno soggetti a un’imposizione basata sul regime di tassazione esclusiva in Svizzera fino alla data di entrata in vigore dell’accordo.

Che inaugura così la stagione dei nuovi frontalieri e riaccende il dibattito sulla carenza di lavoratori nelle zone di confine. Ottenuti i ristorni per il valore di 14 milioni da parte delle province lombarde, infatti, i ragionamenti dell’assessore regionale a Enti locali, montagna e piccoli comuni Massimo Sertori si svolgono intorno agli oltre 70 mila frontalieri delle province di Como, Lecco, Sondrio e Varese. «Il nuovo accordo parte da un documento sottoscritto dal presidente Attilio Fontana e dall’allora presidente Christian Vitta del Canton Ticino. Avevamo delineato i principi che il Governo Meloni ha poi tradotto in un accordo. In sostanza, gli oltre 70 mila frontalieri non avranno un regime che si modifica. Questi ultimi andranno quindi in pensione con le attuali regole. Era importante preservare i loro diritti acquisiti. Fin dal principio della trattativa abbiamo sostenuto l’esigenza di mantenere lo status quo per i frontalieri in essere e così abbiamo fatto».

Lo sguardo di Sertori è dunque proiettato ai “nuovi” frontalieri, per i quali, assicura, ci saranno maggiori gettiti per le casse di Roma. Gettiti che, oltre ai ristorni che già conosciamo, serviranno per ridurre il cuneo fiscale a chi lavora nelle zone di confine, così che ci possa essere un aumento degli stipendi percepiti affinché ci sia una minore attrattiva di quelli svizzeri. Stiamo ragionando con il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti che ne condivide le preoccupazioni e, nel giro di 6 mesi, speriamo di trovare la soluzione giusta».  Tutto mentre il caro energia in regione come nell’intero Paese ha raggiunto livelli insostenibili. «La manovra è cosa buona ma non basta – analizza il titolare agli Enti locali -. Per questo abbiamo richiesto tavolo permanente sull’energia, anche per dare impulso alle Comunità energetiche, di cui mancano ancora i decreti attuativi». Sempre Sertori plaude quindi ai contenuti della prima manovra economica del Governo Meloni, il quale ha subito messo a disposizione 20 miliardi per attutire il peso degli aumenti in bolletta evitando così di fermare la ripartenza del nostro Paese proprio mentre quest’ultimo stava risalendo la china. Da buon lombardo, però, lui non è rimasto inerme di fronte all’emergenza che sta attanagliando imprese e famiglie lombarde. Il lavoro, suo, e quello che vede coinvolta la Giunta Fontana sul finire di questa legislatura, infatti, sta seguendo una traiettoria ben precisa percorsa dal sistema lombardo e dai suoi attori principali.  «La finanziaria ha messo sul piatto 21 miliardi per contenere i costi dell’energia. Il che va interpretato come un segnale positivo. Come Regione Lombardia, dal canto nostro, abbiamo analizzato bene la fotografia, critica, che ritrae tessuto imprenditoriale da una parte e famiglie dall’altra. Da qui la nostra proposta, ormai entrata nel vivo, che prevede un tavolo permanente dedicato all’energia. Tavolo al quale siedono, oltre ai vari assessori, tutti gli stakeholder desiderosi di liberarsi al più presto dalla morsa dei costi alle stelle e, allo stesso tempo, di guardare in prospettiva attraverso l’impiego di energia rinnovabile».

Il riferimento di Sertori, in questo caso, è all’attesa del via libera ai decreti attuativi da parte del Governo per la creazione delle Comunità energetiche, associazioni tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale. A ciò si aggiungono, sempre nell’ottica dell’impiego di energia rinnovabile, i fondi europei che, questa volta, ammontano a 600 milioni di euro, rispetto ai quali, scandisce Sertori, bisogna utilizzare come modus operandi quello della concertazione tra assessorati e stakeholder». Sempre Sertori strizza poi l’occhio al pragmatismo dimostrato di recente dal nuovo titolare a Infrastrutture e trasporti a Roma, Matteo Salvini, dopo lo sblocco dei 42 milioni per progetti nazionali ancora fermi al palo. «Apprezzo il modo in cui opera Salvini, è quello giusto», analizza sempre Sertori. Un metodo tutto lombardo che lo stesso auspica si traduca in una migliore governance degli Enti locali, anche per trovare piattaforme sulle quali far convergere il progetto dell’autonomia differenziata. Su province ed Enti locali, spiega in particolare Sertori «siamo convinti che serva un ritorno alle origini, con l’elezione diretta del presidente, una squadra, una Giunta e funzioni specifiche. La riforma Delrio ha indebolito queste realtà, complicando le cose per esempio in materia di progettualità comprensoriali». Da qui l’assioma secondo cui «l’autonomia differenziata funziona, se gli Enti locali sono più forti»Per dimostrare la valenza delle buone pratiche lombarde conclude ponendo l’accento sulla montagna: «Il 40% del territorio lombardo è montano. Nel corso dell’attuale legislatura abbiamo effettuato tantissime azioni per aiutare questi territori, spesso rappresentati da piccoli Comuni, con importanti sostegni. Un altro strumento molto efficace utilizzato per il sostegno delle comunità in montagna sono i patti territoriali, attraverso i quali sono state finanziate delle progettualità individuate a partire dal basso con il coinvolgimento dei territori. Sulle province di Brescia, Bergamo e Sondrio, poi, insistono come sappiamo le strutture adibite ai giochi olimpici invernali Milano Cortina 2026, un evento che catalizzerà l’attenzione mondiale e che coinvolgerà le comunità montane urbane messe a disposizione sia come Venus olimpiche che come sede di allenamento». 

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