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Ph: Emanuele Scilleri
Attualità

Violenze in piazza Volta, gli esercenti non ci stanno: “Ragazzi senza sfogo, fanno i boss della zona”

Alcuni giovani, spesso giovanissimi, radunati nelle piazze cittadine con lo scopo di creare disagio e, come nel caso di piazza Volta, dare vita a risse e aggressioni pericolose per chiunque si trovi nei paraggi. Senza fare di tutta l’erba un fascio, anzi, è oggettivo che il fenomeno esiste e ha segnato le cronache delle ultime settimane.

Il caso più eclatante risale a sabato 6 febbraio e si è concluso con un segnale chiarissimo del questore di Como, Giuseppe De Angelis:

Rissa in piazza Volta, pugno durissimo del questore coi 4 giovani. Denuncia e Daspo-Willy: divieto di entrare in tutti i bar del centro

Un fenomeno che esiste da sempre in qualunque città oppure che è emerso dalla crisi vissuta dai giovani a causa del Covid? Isolamento, didattica a distanza e mancanza di riferimenti possono aver accresciuto una tendenza già presente e che ora emerge in tutta la sua forza?
Di certo c’è che i fatti di piazza Volta (si veda pagina 4 per approfondimento) non possono lasciare indifferenti coloro che vi lavorano ogni giorno. I titolari dei locali sono, infatti, stufi della situazione e chiedono che venga subito risolta.

Video – Piazza Volta presidiata: prima il 18enne aggredito dal branco poi tensione in via Rubini

“Ci vuole più controllo sulle persone che ci sono in giro – afferma Mattia Leparulo del Sorso – va bene che lo facciano nei locali ma serve anche per loro. Il problema non è di oggi ma va avanti dal 18 maggio, questa non è la clientela di piazza Volta: sono ragazzi che non hanno nessuno sfogo dopo mesi di chiusura in casa”. E aggiunge: “La media di chi frequenta la piazza si è spostata da gente dai 30 anni in su, prima del Covid, ad adolescenti che ora creano risse e per noi locali è un rischio. Quando si parla di piazza Volta si parla di tutti i locali, ora che andiamo verso la bella stagione bisogna intervenire immediatamente” . Come? “Bisogna avere più forze dell’ordine in zona – spiega – le telecamere possono essere un deterrente ma sono necessari maggiori controlli. Anche per farci iniziare a lavorare sereni, senza la paura che possa succedere qualcosa. Rivogliamo la nostra clientela”.

Gli fa eco Davide De Ascentis, del Krudo: “Sono d’accordo sul fatto che servirebbero maggiori controlli in piazza – dice – ci sono sempre ragazzi che si radunano al monumento, sputano, fanno casino e hanno anche litigato con un mio cliente lo scorso fine settimana”.

Insomma, la presenza delle baby gang crea un disagio non da poco per i locali che si affacciano sulla piazza. “Quella gente non ci porta un euro perché acquista gli alcolici nei supermercati vicini, ci dà solo problemi – continua De Ascentis – e fa scappare i clienti. Noi ci teniamo che la piazza sia pulita, non diamo nemmeno bottiglie in vetro da asporto. Anche perché sappiamo benissimo che non si può andare in giro bevendo alcool per la strada”. Ma il problema è nato dopo il lockdown? “Direi di no, sono almeno due anni che i ragazzini si radunano e fanno i proprietari della piazza – osserva – insomma, noi siamo i primi ad aiutare Comune e forze dell’ordine ma ci vuole maggiore frequenza di controlli sulla gente in piazza. È l’unica cosa che chiediamo, dando tutta la nostra disponibilità a collaborare”.

Un parere differente arriva da un altro storico imprenditore comasco del settore, Matteo Gaffuri che in piazza Volta possiede il Martinez e il nuovo Mediterranée. “Io penso che la questione non vada identificata come un fenomeno solo di Como – spiega – perché si è manifestata in tutta Italia. È uno dei tanti effetti collaterali del lockdown e delle privazioni che hanno colpito soprattutto i giovani. Mancano i riferimenti, anche solo l’educatore nello sport, i ragazzi sono stati chiusi in casa e si sono alienati davanti a un computer per mesi”. Come arginare, quindi, questo fenomeno? “Bisogna ricominciare a dare i giusti riferimenti e reindirizzare la vita dei ragazzi – afferma Gaffuri – è qualcosa che devono fare genitori, docenti, allenatori. Senza una vita regolamentata, non si ha più un orientamento”. Niente repressione per strada, dunque. “Non è la soluzione – spiega – vanno bene controlli e presidi, ma è solo riavendo la vita di prima che si cancelleranno questi fenomeni. I ragazzi di 20 anni hanno bisogno di normalità, per stare bene, di un progetto di vita”.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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Un commento

  1. “Chi è causa del suo mal , pianga se stesso”.
    Avete trasformato questa piazza in una osteria a cielo aperto , eccovi gli “avventori tipo”.
    Ah ….. ma “non vi portano un euro” , è questo il vero problema !

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