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Attualità, Cronaca

A Como l’associazione sfrattata dal Comune e il tribunale che blocca lo sgombero. Cosa succede

Nuovo capitolo nel braccio di ferro tra Comune di Como e associazione Carducci (qui tutti i precedenti). Dopo mesi di tensioni e passaggi giudiziari pareva essere arrivata la parola fine con il Comune che il prossimo 5 novembre sarebbe dovuto tornare in possesso degli spazi di viale Cavallotti.

Lo “sfratto” del sodalizio però è stato congelato con un “atto ordinanza di sospensione dello sgombero”. La presidente Maria Cristina Forgione, che è avvocato, ha infatti presentato ricorso per “la possessoria”, spiega contattata dalla redazione per la conferma della notizia, in sostanza significa che l’associazione proverà a far dichiarare il “possesso pacifico e ininterrotto” dei locali. “E’ quanto ha suggerito precedentemente il giudice nell’ordinanza di rigetto”, evidenzia Forgione.

La questione sarà dibattuta in tempi rapidissimi, il togato infatti ha fissato l’udienza per il 6 novembre. “Ovviamente non è una vittoria – sottolinea Forgione – io spero sempre in spazi di mediazione con il Comune, la materia è evidentemente è complessa”.

COSA HA DETTO IL SINDACO NEI GIORNI SCORSI, IL VIDEO

Como e lo sfratto al Carducci, Rapinese: “Occupato abusivamente. Le attività? Mary, non finisce qui”. Forgione: “Monologo senza contraddittorio”

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8 Commenti

  1. Il punto è che Rapinese non può rifiutare continuamente di trovare una mediazione che consenta al Conservatorio di avere una nuova sede e al Carducci di proseguire la propria attività in una porzione di quella sede. La presidente Forgione ha fatto una proposta, l’amministrazione ha il dovere di valutarla e cercare una soluzione per il bene della città, non soltanto per l’ego smisurato del sindaco.

  2. Questo fatto è interessante. L’Avvocato Forgione continua a chiedere al Comune di trovare una mediazione. Ogni volta che la intervistano tra le righe dice: parliamoci, troviamo un accordo, ricerchiamo un compromesso tra le vostre e le nostre esigenze, una mediazione. Il messaggio è chiaro. Siamo un’associazione culturale, non c’è nessun fine di lucro, troviamo una soluzione che ci aiuti a continuare la nostra attività che, cosa di non poco conto, è fatto a vantaggio di tutta la collettività. Cosa ci vuole? Basta sedersi intorno a un tavolo e con un minimo di empatia mettersi nei panni dell’interlocutore. In fin dei conti, non si tratta di business. Devono negoziare la permanenza in spazi pubblici in concessione in cui albergano bar e ristoranti? No. Devono negoziare spazi nell’unica palestra del centro cittadino appannaggio di una sola associazione sportiva? Neppure. Con la cultura non ci guadagna nessuno, anzi ci si perde pure. Perché Rapinese Sindaco non accetta di sedersi intorno a un tavolo e trovare una soluzione? Eviterebbe all’Amministrazione le spese legali e le lungaggini di ricorsi e controricorsi che rinviano la parola fine a questa antipatica faccenda. Basta parlare. Unico inconveniente per Rapinese Sindaco è la necessità di dover anche ascoltare. Ma questo è un altro problema.

  3. Un ente culturale così interessato alla proprietà si definisce da sé.
    Che il Comune difenda l’interesse della collettività riportando lo stabile nelle disponibilità di tutti i cittadini e venga utilizzato a loro beneficio.
    Già sono troppi i beni comunali gestiti da associazioni a prezzi irrisori senza che queste si impegnino con iniziative più inclusive verso la cittadinanza.

    1. Interessato alla “proprietà” è una grossolana imprecisione. caso mai, “possesso”, cioè utilizzo dei locali per poter continuare a fare l’attività culturale.
      Davvero strano, che davanti a un atto di forza, per non dire di peggio, si provi a fare opposizione. Ma si sa, le cose che partono dal basso non sono “inclusive della cittadinanza”, quelle deliberate dal Vertice Unico e a Lui gradite, chissà perché, sì.

    2. “un ente Comunale così interessato alla proprietà si definisce da sè”; credo che l’affermazione possa venire vista da varie angolazioni. se l’associazione Carducci, in virtù di un atto che ha ceduto al Comune i fabbricati, ha ottenuto il diritto a mantenere gli spazi per le proprie attività, allora è corretto che possano occupare gli spazi a loro assegnati

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