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Cronaca

Stupefacente Gambia. Spaccio e piccoli furti: numeri e origini (ma non è mafia)

Impossibile per chi quotidianamente segue i fatti di cronaca della città di Como non accorgersi dei numerosi arresti che, nell’ultimo anno e mezzo, le forze dell’ordine hanno effettuato nei confronti di cittadini originari del Gambia.
Per lo più si tratta di giovanissimi, appena maggiorenni, anche se qualcuno non ha ancora compiuto 18 anni. Sono soli, lontani da casa; e per casa si intende uno tra i più piccoli Stati del continente africano, la cui storia affonda le radici nel commercio degli schiavi e dove circa un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.

E’ però innegabile che tanti giovani gambiani arrivati in Italia e nello specifico a Como, forse in cerca di una vita migliore o forse solo di passaggio nel tentativo di arrivare altrove in Europa, non hanno trovato ciò che cercavano. E finiscono per barcamenarsi tra spaccio di droga e piccoli furti. Almeno una quindicina gli episodi noti in cui giovanissimi gambiani sono stati arrestati dalle forze dell’ordine perché colti in flagrante durante la vendita, in piccole dosi, di droghe leggere. In genere, marijuana, hashish o cannabis venduta in dosi da cinque o dieci euro. Non mancano neppure a carico di molti piccoli furti in supermercati o ai danni di qualche turista.

A farne le spese in termini di sicurezza, aree come i giardini a lago (da qualche mese sotto la stretta sorveglianza delle forze dell’ordine) ma anche i Giardini Sant’Elia, teatro, nei mesi scorsi, di un giro di droga acquistata a basso costo perlopiù da minorenni, infine bloccato dall’intervento dei Carabinieri.

In questo scenario, comunque, sia dalla Procura della Repubblica, sia dalla Questura di Como non giungono ipotesi di una struttura criminale organizzata. Insomma, per quanto noto anche alle forze dell’ordine, al momento non vi è alcuna prova di una sorti di “mafia gambiana”.

L’analisi dei fatti, piuttosto, suggerisce un fenomeno strettamente connesso all’immigrazione nel nostro Paese e in particolare a Como in quanto città di frontiera. E dunque, legato alla clandestinità e alla marginalità in cui vivono quei giovani vivono.
Il problema, in concreto, è spesso frutto della speranza frustrata di trovare un futuro migliore in Italia rispetto a quello che avrebbero potuto vivere nel loro paese; con il risultato finale di ritrovarsi abbandonati a se stessi.

Niente studio, nessun lavoro, pochissimi in grado di parlare un italiano corretto: una sorta di limbo, magari nell’eterna attesa di un permesso che grantisca loro di proseguire il viaggio verso l’Euripa oppure di iniziare davvero una vita in Italia, con i diritti e i doveri che si richiedono a ogni cittadino. In questa situazione al limiti della legalità, ecco gli espedienti. Spesso, spaccio e piccoli furti. In molti casi – complice la giovane età e l’aver vissuto in un Paese con regole e vincoli completamente diversi da quelli italiani – senza che gli autori nemmeno colgano loro la gravità della condotta che portano avanti.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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