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Cultura e Spettacolo

Ecco i numeri ridicoli di musei e cultura a Como. Non frega nulla a cittadini e turisti o l’offerta è misera?

No, Como davvero non è una meta culturale. Lo dicono in numeri – pur con qualche necessaria precisazione, ad esempio spazi a mezzo servizio o chiusi per lavori vari di ristrutturazioni e messa a norma (ma ad esempio Pinacoteca e Tempio Voltiano sono perfettamente integri) – messi nero su bianco dal Comune di Como in proiezione 2024. Numeri risibili in senso assoluto, con un incasso previsto davvero “inutile” per quanto riguarda il bilancio comunale e comunque sconfortate rispetto a quanto rende e attrae, anche in termini non meramente materiali o monetari, il patrimonio culturale di Palazzo Cernezzi. Vediamo dunque i numeri, con una piccola premesse doverosa: al totale degli introiti previsti dalla giunta manca la voce dell’edificio di Villa Olmo. Questo perché dal gennaio scorso e per i prossimi due anni circa la dimora è interessata dai lavori di profonda riqualificazione e quindi non sono previsti incassi per affitto sale. Il parco, invece – specifica l’amministrazione – a certe condizioni potrà ancora essere concesso.

Venendo quindi alle cifre, ecco le previsioni prudenziali relative ai proventi derivanti nell’ordine da:
– vendita dei biglietti di ingresso ai Musei e Pinacoteca per € 5.000,00;
– vendita dei biglietti di ingresso Tempio Voltiano, Faro e monumento ai caduti per € 15.000,00;
– vendita di pubblicazioni e riproduzione immagini Musei per € 1.000,00;
– proventi derivanti dall’affitto della sala conferenze della Pinacoteca, nonché alcuni spazi espositivi (Spazio Natta, S. Pietro in atrio e Broletto) e per il parco di Villa Olmo per € 10.000,00;
– proventi derivanti dall’affitto della sala conferenze della Biblioteca Comunale per € 3.000,00;
– proventi derivanti da rimborsi per fotocopie Biblioteca comunale per € 500,00;
– riproduzioni in digitale di materiale bibliografico della Biblioteca comunale per € 1.000,00.

Totale, 35mila e 500 euro. Tanto vale la cultura a Como. Niente, in sostanza e in rapporto a sforzi per personale, allestimenti, manutenzioni, valore proprio di opere d’arte ed edifici. La domanda – che non nasce oggi, perché il tema viene da lontano e da ben prima di questa giunta – è doppia: ai comaschi (e ai turisti) dell’offerta culturale cittadina non frega assolutamente niente? O sono proprio le proposte e le strutture a non attirare nessuno e forse ad avere prezzi troppo bassi? Bel dilemma.

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33 Commenti

  1. Non ho letto un commento che parli di “confronti”!
    Basta “confrontare” i musei e le mostre temporanee di città quali Bergamo, Pavia, Mantova, MILANO A SOLI 55 MINUTI DI TRENO, e le mostre di Lecco e si comprende perché Como è ignorata!
    A riprova di quanto scrivo ricordo che le notevoli mostre del Signor Gaddi purtroppo finivano in deficit economico

  2. Buonasera.
    La cultura è fatica e non tutti sono disposti.
    La cultura è amore e non tutti sono disposti.
    La cultura e appagamento, gioia dell’animo e non tutti sono disposti.
    Insomma, per farla breve, non è per tutti.
    Non è che manca l’offerta ma manca la richiesta.
    Cordialità
    Pietro

  3. Como è una città industriale. La cultura viene volutamente ignorata. Vogliono che la gente sia sottosviluppata culturalmente. Che pensi solo a guadagnare e a spendere. Come dei moderni cavernicoli. Non a caso Como è il fanalino di coda dell’Italia.

  4. Viste le cifre ridicole, si potrebbero fare un paio di cose:

    – rinunciare a 20 000€ di introiti dei biglietti (onestamente nulla), in cambio di apertura perenne e gratuita di musei, pinacoteca, tempio voltiano e monumento ai caduti; se già con le tasse copriamo il 95% dei costi di manutenzione, bè a questo punto copriamo il 100% ma almeno avremo la possibilità di visitarli come e quando ci pare.

    – investire sul museo civico: il cortile interno è bellissimo, allestire un bar/caffetteria all’interno tenendo il portone aperto già richiamerebbe parecchi turisti; se poi qualcuno per sbaglio visita anche le sale, tanto meglio. E intanto una caffetteria già ripagherebbe i costi di apertura/presidio costante.

  5. Certo che se si trovano monete d’ oro d’ inestimabile valore e finiscono in cassaforte o a Milano,o vengono esposte ogni 50 anni come la sacra Sindone!
    dove vogliamo andare??!!!

  6. “Tremila visitatori e un grande tributo a un maestro: la mostra di Como, successo di pubblico e critica”,
    così titolava ComoZero il 04/02/2024, con un articolo firmato Redazione.

    E ora leggo dei 5.000 euro di guadagno previsti per Pinacoteca e Musei nel bilancio di previsione del Comune per il 2024.
    Ma 3000 per 5 euro, non fà 15.000? Anche se il ricavato fosse da spartire tra le due annualità, qualche euro in più dovrebbe pur conteggiarsi anche nel 2024!
    Misteri dei bilanci comunali…

  7. Non è tutto verissimo…. sicuramente in primis bisognerebbe pensare ad una valorizzazione (anche degli ambienti) e pubblicizzare e promuovere con iniziative varie (che si facevano quando il museo era aperto)… per esempio quanti sanno del settore egizio dove abbiamo anche una mummia con la sua ricostruzione facciale e fisica, della parte preistorica con il carro (uno dei 2 esistenti al mondo), della parte romana con molti reperti, oltre al settore risorgimentale, a quello del territorio e delle tradizioni… forse anche il costo dei biglietti è un po’ basso e fa pensare che si tratti di un museo da 4 carabattole.

  8. Il monumento ai caduti è visitabile a singhiozzo, solo tramite associazioni, e se c’è la partita addio, dovrebbe esserci la fila solo per il panorama che si gode dall’alto.
    Pensare a rendere fruibile quotidianamente Palazzo Terragni e farlo diventare sede di mostre ed eventi sarebbe un pensiero lungimirante.

    Comunque, se riuscite, fate una visita al monumento ai caduti.

  9. i musei cittadini soffrono purtroppo il loro essere rimasti bloccati ed ingessati in un’immagine vecchia e polverosa – non sono stati aggiornati per renderli fruibili oggi. Si tratta di fatto di gradi contenitori, che non contengono purtroppo opere conosciute a livello sovralocale. tuttavia basterebbe guardare ad esperienze fatte altrove per trovare soluzioni intelligenti. Tuttavia il problema sta alla base, sino a che ci si aspetta che la cultura debba necessariamente portare un visibile ricavo economico – questo lo si può ricercare in grandi eventi culturali che richiamano motla gente, ma è difficile poterlo fare da strutture connesse alla cultura, storia, artre prettamente locale. Diverso sarebbe cercare di rendere vivi questi spazi, e questo non significa solo creare punti di ristoro (che comunque servirebbero) ma anche offrire attività e laboratori tali da attrarre non solo (ma anche) le scolaresche e i gruppi di turisti – ma per un simile processo serve volontà politica e un progetto di insieme di lunga durata.

    1. Se non sbaglio la Pinacoteca possiede una parte dei disegni originali di Sant’Elia: questo non è d’interesse solo locale, per esempio. Certo che se la Pinacoteca non han book shop degno di questo nome e non permette il pagamento con il bancomat… Certo: serve la volontà politica, che non c’è (vedi anche lo stato dell’asilo di Terragni).

  10. La biblioteca produce cultura, in particolare attraverso il prestito di libri, ma non solo: attraverso la consultazione di testi, ls lettura di periodici; l’uso della sala studio e via discorrendo… Anche la pinacoteca e il museo produrrebbero altrettante forme di cultura, se solo vi fosse una maggior ricettività una maggior “curiosità” da parte della popolazione comasca, provinciale, lombarda…
    Ma la cultura, caro Emanuele, non è quantificabile, è qualcosa che va ben oltre il numero di accessi o gli incassi introitati.

  11. Le mostre attuali non hanno capacità ricettivaa causa dei contenuti scarsi
    con esposizioni scolastiche.
    Tutto fumo ma poca sostanza, meglio poco ma di contenuto.

    1. Quanto alla Pinacoteca, non vi è dubbio che il suo valore intrinseco è notevolmente inferiore a quello riscontrabile in altri capoluoghi di provincia lombardi (Penso a Pavia, Cremona, Bergamo, Brescia e Mantova).
      È conseguentemente chiaro che la sua attrattiva culturale e turistica sia modesta.

  12. Le mostre di Gaddi facevano numeri, visibilità e indotto. E ancora non c’era il boom di turismo che abbiamo ora.
    Non è la cultura a non fare numeri, ma le teste bacate di chi ci governa localmente

  13. Si possono avere mostre interessanti senza pensare a quadri di valore stratosferico.
    Qualche anno fa abbiamo visto a Modena una bella mostra di fotografie di Stephen Curry sul soggetto della lettura.
    Ben fatta, costo moderato del biglietto e tante persone.
    I musei di Como fanno pietà, tra le divise ammuffite dei garibaldini e la pila arrugginita di Volta è difficile scegliere. Perdonate la sincerità ma si dovrebbero guardare le cose con occhio obbiettivo.
    Le mostre temporanee non devo interessare solo gli architetti come è successo in passato.

  14. Ci bagnamo le labbra con la parola “cultura” ogni volta che un pezzo di pietra, una moneta o altro amenicolo vengono “esposti” in un palazzo dedicato. Un comasco , anche volenteroso, entra in quel museo una volta nella vita. Si può puntare sui turisti , i quali vengono a COMO solo ed esclusivamente perchè gli è arrivata notizia che il lago è COOL ( in dialetto CUL) .. Figurati se vanno nel museo sconosciuto , salvo glielo dica George Clooney . Ricordiamo che le mostre SUPER PUBBLICIZZATE di Gaddi funzionavano . NO ADV NO PARTY

  15. Ma non per forza ogni città deve avere dei musei…il museo Giovio ad esempio..giusto per portarci le scuole va bene..altrimenti parliamo onestamente..cosa contiene di così interessante per esistere e soprattutto costarne il mantenimento così tanto??

    1. Quando (e a questo punto “se”) riaprirà il Museo Civico VERGOGNOSAMENTE CHIUDO DA TEMPO IMEMORE ti consiglio di andare a visitarlo.
      I reperti della Como pre-romana, ad esempio, sono molto interessanti e preziosi: raccontano la storia di un popolo che si è insediato nel territorio che oggi abitiamo modificando rapidamente le abitudini degli abitanti precedenti, di un insediamento/città, Comum Oppidum, costruito tra le odierne Breccia e Prestino, con connessioni internazionali (carri simili a quelli trovati in Francia a otre 400 km di distanza, monete etrusche e steli con iscrizioni in antico Leponzio).
      Ti assicuro che non guarderai più la tua città con gli stessi occhi…

      1. Complimenti per la preparazione…e per la risposta accorata e appassionata…io apprezzo tanto attaccamento nei confronti di questa bellissima città…ma, mi creda, mi sembra di dare perle ai…mi capisca

    1. Prospettiva sbagliata: finché non si offre la cultura non si può sapere se la cultura interessa o no. Qualche sforzo si può (si deve) ben fare, magari partendo proprio dal razionalismo architettonico. Ho visto all’estero località con quattro sassi romani ben valorizzati, che i turisti andavano a visitare…

      1. In effetti sollevi un punto cruciale, l’importanza di offrire e valorizzare la cultura per scoprire veramente gli interessi dei visitatori.

        Como, con il suo ricco patrimonio che va ben oltre il fascino indiscusso del lago, ha molto da offrire. L’architettura razionalista, per esempio, rappresenta un’importante corrente architettonica con esempi notevoli in città, che potrebbero attrarre appassionati e studiosi da tutto il mondo se adeguatamente promossi e valorizzati.

        Inoltre, la storia di Como, le sue chiese, i musei, i monumenti e le manifestazioni culturali possono essere di grande interesse per un pubblico ben più ampio di quanto si tenda a pensare. La stessa logica si applica alle “località con quattro sassi romani” menzionate da te menzionate: la chiave sta nel saper comunicare e valorizzare ciò che si ha, trasformando anche il minimo elemento storico o culturale in un’attrattiva capace di arricchire l’esperienza del turista e stimolare un interesse più profondo verso la località visitata.

        Pertanto, piuttosto che limitarsi a una visione che vede il lago come unica attrattiva, sarebbe più costruttivo e benefico per Como e per il suo tessuto economico e culturale adottare una strategia più inclusiva, che abbracci e promuova tutte le ricchezze che la città ha da offrire. Questo non solo arricchirebbe l’esperienza dei visitatori ma contribuirebbe anche a diversificare il turismo, rendendolo più sostenibile e meno dipendente da una singola attrattiva.
        Sei d’accordo?

  16. Provate a chiedere – in tempi normali – ad un comasco: “in questo momento Villa Olmo, il monumento ai caduti, il tempio Voltiano sono APERTI o CHIUSI?”
    Non saprà rispondere!!! Non basta un fogliettino attaccato con lo scotch su una vetrata lontana! O ci si crede, o non ci si crede.

  17. La gente è uguale, i turisti idem, se non vanno a visitare le nostre strutture vuol dire che sono mal gestite, mal pubblicizzate, non inserite in siti e percorsi dedicati. Non bisogna certo snaturarle e organizzare – che so – il cocktail party nel museo Voltiano, questo no: ma ci vuole convinzione, aria fresca, cartelli, traduzioni, web… non aperture a singhiozzo. Si percepisce che certe strutture siano considerate zavorre perfino dal Comune, e se non ci crede nemmeno lui… Purtroppo Como è sempre stata così: lago, lago, lago e basta, i musei sono solo un rifugio se per sfortuna piove. Ma così non si va da nessuna parte…

  18. Perché non entrambi? Fino a qualche tempo fa per visitare il Tempio Voltiano bisognava inviare una mail un paio di giorni prima perché si presentasse qualcuno ad aprire e ad accendere il riscaldamento. L’ultima volta che ci sono stato le didascalie nelle teche erano ancora scritte a macchina.
    Questo per dire il livello.
    E degli eventi estivi, poi, se ne sa qualcosa? O come con Landriscina li presenteranno il 12 di agosto?

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