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Sanremo 2021, trionfo Maneskin con il Maestro Melozzi. Che qui profetizzò: “Se dopo il Festival anche solo un ragazzo inizierà a suonare, avrò vinto”

A tarda notte a Sanremo 2021 sono saliti sul gradino più alto del podio i Maneskin con la loro “Zitti e buoni”. Dietro di loro Fedez e Francesca Michielin con “Chiamami per nome” e Ermal Meta con “Un milione di cose da dirti”. Ad accompagnare in questo percorso sanremese la giovane band romana che salì alla ribalta grazie alla partecipazione a X Factor, è stata una nota conoscenza comasca: il direttore d’orchestra Enrico Melozzi. Il Maestro infatti conosce bene il Teatro Sociale dove negli ultimi anni è tornato più volte: prima in occasione del Festival Como Città della Musica con Giovanni Sollima e i 100 Cellos, poi con Opera Crime, l’opera interattiva dedicata agli adolescenti.

Proprio per farci raccontare di quella novità che voleva riportare i giovanissimi a teatro, lo intervistammo un anno fa, fresco della sua precedente partecipazione al Festival di Sanremo in collaborazione con Fasma e I Pinguini Tattici Nucleari (che conquistarono il terzo posto). Così, per farvi conoscere un po’ meglio il Maestro Melox, vi riproponiamo l’intervista che venne pubblicata su ComoZero cartaceo il 21 febbraio 2020.

Un’invasione di musica con i 100 Cellos: da lunedì a sabato ospiti a Como

 

“Non ho mai scelto una sola donna in musica. Ascoltavo Mozart e Jovanotti, scrivevo messe e sinfonie da regalare a mia nonna ma nel frattempo facevo parte di una rock band. Ho mischiato tutto e, in un certo senso, ho dato scandalo in un settore che ci vuole incasellati come fossimo in un supermercato della cultura”. E’ un fiume in piena Enrico Melozzi quando parla di musica e certamente le sue idee non sono scontate. Come può esserlo chi nella propria carriera ha saputo unire la passione per la musica classica con l’elettronica e il rock?

Il suo nome al grande pubblico potrebbe dire poco, a meno che non abbiate seguito l’ultima edizione del Festival di Sanremo: era il direttore d’orchestra (sì, quello con il ciuffo da rockstar) per i brani di Fasma (categoria nuove proposte), Junior Cally, Anastasio e dei terzi classificati, i Pinguini Tattici Nucleari.

“Con tutti loro ho avuto l’occasione di sfogarmi tecnicamente e di inserire negli arrangiamenti dei pezzi per l’orchestra bellissimi stralci di musica classica – spiega il maestro Melozzi – Quando si prepara un brano che verrà suonato di fronte a mezza Italia si ha anche una responsabilità: se dopo aver ascoltato Sanremo anche solo un ragazzo deciderà di iniziare a suonare uno strumento musicale, avrò vinto”. E aggiunge: “Nessuno creda che riarrangiare una canzone sia semplice: bisogna riscrivere la partitura di un brano moderno per l’orchestra, inserire parti di strumenti che sul disco non esistono e rispettare il lavoro di tutti”.

Melozzi, originario di Teramo e classe 1977, compone opere liriche e sacre, colonne sonore per cortometraggi, lungometraggi e spettacoli teatrali, collabora con registi cinematografici. Fa parte di un duo di musica elettronica ma allo stesso tempo fonda un’etichetta discografica. Tutto cambia quando nel 2011 viene invitato a suonare al Teatro Valle, il più antico teatro moderno di Roma nel rione Sant’Eustachio. Lì conosce Giovanni Sollima con il quale fonda i 100 Cellos, arrivati a Como per la prima volta in occasione del Festival Città della Musica 2018.

Ora Melozzi torna al Teatro Sociale da ideatore di un format completamente nuovo, “Opera Crime”, una rivisitazione del “Rigoletto” di Giuseppe Verdi. “Riscrivere il lavoro di un altro autore non mi è mai interessato e a chi me lo ha proposto ho sempre detto no – ci confida – poi Barbara (Minghetti, Ndr) mi ha chiamato spiegandomi che non riuscivano a portare a teatro gli adolescenti. Ho pensato fosse una bella sfida e ho accettato”. Così nel suo format l’attrice che interpreta Gilda muore e sarà il pubblico, tutto il tempo sul palcoscenico insieme ai cantanti, a cercare di trovare l’assassino. Lo faranno con un’applicazione e armati di smartphone in uno spettacolo organizzato su un doppio palco: le arie tradizionali verranno cantate sulla scena principale ma moltissimo accadrà nel backstage. “Sono convinto che il pubblico giovane apprezzerà, soprattutto i volumi pompati e le scene pesanti, d’impatto, proprio come accade al cinema – aggiunge Melozzi – purtroppo sono ancora convinto che il teatro odi i giovani e non li accetti, invece Barbara Minghetti e il Sociale vogliono introdurre qualcosa di innovativo”.

Foto: Facebook Enrico Melozzi

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