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Cultura e Spettacolo

Spazi non a norma, tsunami Covid. Broletto, Villa Olmo, musei: cultura, le cifre del disastro economico

Nell’analisi, bisogna tenere conto di un fattore: la gran parte degli spazi culturali di Como è rimasta chiusa perché non a norma anche nelle pur pochissime settimane di apertura tra una zona rossa e un lockdown (ora molti interventi di recupero sono avviati o già alle battute finali, per fortuna).

L’arte fuori dalla porta: Broletto, Natta, San Pietro e San Francesco “chiusi per certificati”

Poi, chiaramente, il 2020 segnato dalla pandemia e dalle restrizioni, esattamente come questo primo scorcio di 2021, ha fatto il resto. Ovvero, dato una mazzata storica, devastante, agli introiti di natura culturale per il Comune di Como.

Palazzo Cernezzi, infatti, sta predisponendo il bilancio per l’anno in corso. E, come tutti i settori, anche per quello culturale è un elemento importante per ogni previsione quanto accaduto nei 12 mesi precedenti.

I settori da cui l’amministrazione trae incassi sono i seguenti:

  • vendita dei biglietti di ingresso ai Musei, Pinacoteca;
  • vendita dei biglietti di ingresso al Tempio Voltiano, Faro, monumento ai caduti;
  • vendita di pubblicazioni gadget e riproduzione immagini Musei e Cultura;
  • servizio di analisi e consulenze archeobiologiche;
  • affitto sale di Villa Olmo, sala conferenze della Pinacoteca, sala Barelli dei Musei Civici
  • nonché spazi espositivi (Spazio Natta, S. Pietro in atrio, San Francesco e Broletto);
  • affitto della sala conferenze della Biblioteca;
  • rimborsi costi fotocopie della Biblioteca;
  • riproduzioni in digitale di materiale bibliografico della Biblioteca comunale

Ebbene – segnala sempre l’amministrazione nei documenti ufficiali – “i dati consuntivi dell’anno 2020 relativi ai proventi dei servizi culturali, hanno subito una drastica riduzione per effetto delle ripetute e prolungate chiusure dei Musei e degli istituti di cultura”. E naturalmente, almeno a oggi, “le vigenti misure adottate per il contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 fanno supporre che, anche per l’anno 2021, i proventi delle attività di musei e degli altri istituti e luoghi della cultura, di cui all’articolo 101 del Codice dei Beni culturali e del paesaggio subiranno flessioni analoghe al 2020.

Insomma, una ripartenza nella seconda metà di quest’anno potrebbe cambiare le carte in tavola, ma oggi le previsioni di incasso dalle voci elencate sopra sono poco al di sopra dell’elemosina.

Questi gli introiti ipotizzati da qui a fine 2021, per l’esattezza:

  • vendita dei biglietti di ingresso ai Musei e Pinacoteca per € 500,00;
  • vendita dei biglietti di ingresso Tempio Voltiano, Faro e Monumento ai caduti per € 500,00;
  •  vendita di pubblicazioni, gadget e riproduzione immagini per € 500,00;
  • proventi derivanti dal servizio di analisi e consulenze archeobiologiche per € 500,00;
  • proventi derivanti dall’affitto di alcune sale di Villa Olmo, sala conferenze della Pinacoteca, sala Barelli dei Musei Civici nonchè alcuni spazi espositivi (Spazio Natta, S. Pietro in atrio, San
    Francesco e Broletto) per € 500,00;
  • proventi derivanti dall’affitto della sala conferenze per € 500,00;
  • proventi derivanti da rimborsi per fotocopie per € 500,00;
  • proventi derivanti da rimborsi per riproduzioni in digitale di materiale bibliografico della
    Biblioteca comunale per € 500,00.

Quattromila euro totali. Per cause strutturali o pandemiche, insomma, ma se è vero che uno slogan ottimitistico e molto in voga afferma che con la “cultura si mangia”, per Palazzo Cernezzi ciò vale per qualche panino e poco più, sperando in tempi migliori (e tenendo conto dei costi di manutenzione delle strutture).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2 Commenti

  1. In Comune molti auspicano da anni una “riorganizzazione” del personale, che né la precedente né questa Amministrazione hanno saputo porre in atto. Ci sono Settori oberati di lavoro che sono in evidente sotto organico ed in serie difficoltà e ci sono altri Settori che, sulla carta, hanno personale in esubero rispetto all’attività che devono svolgere.

  2. Visto che i costi dei dipendenti di queste aree rimangono invece inalterati , potrebbero spostarli in altri uffici sperando di ovviare alle inefficienze della “macchina” comunale.
    Ah no , sono in smart”working”….

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