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Economia

Como e l’ecatombe dei piccoli negozi: in 10 anni persi 144 tra centro storico e quartieri

Settantotto piccoli negozi in meno in dieci anni nel centro storico. E sessantasei fuori dalla città murata. In totale, dunque la città di Como ha perso 144 attività al dettaglio dal 2012 al giugno del 2022. Una vera ecatombe a dispetto dell’aumento vertiginoso dei flussi turistici ma anche parallelamente delle grandi catene, fenomeno certificato dall’elaborazione dell’Ufficio studi di Confcommercio sui dati del Centro studi delle Camere di Commercio Tagliacarne.

I negozi al dettaglio in centro storico erano 432 nel 2012, sono scesi a 380 nel 2019 per poi arrivare a quota 354 a metà 2022. Fuori dal centro storico, invece gli esercizi al dettaglio erano 450 dieci anni fa, poi sono scesi a 388 nel 2019, fino ad attestarsi a 384 l’anno scorso.

Diverso il discorso per quanto riguarda la voce “Alberghi, bar e ristoranti”. Se nel 2012 erano 324 in centro storico, nel 2019 erano aumentati a 343 per poi ridiscendere (ma pur sempre su un dato più alto rispetto a 10 anni fa) fino a 330 nel 2022. Per la stessa categoria, ma fuori dal centro storico, si è passati dai 309 del 2012, ai 288 del 2019 fino a risalire a 301 a metà 2022 ma restando sotto il numero di partenza. Colpisce però la voce “servizi di alloggio” che vede il centro storico passare dai 30 del 2012 ai 63 del 2022 (da 21 a 45 fuori dal centro) QUI LO STUDIO INTEGRALE DI CONFCOMMERCIO

Di seguito un estratto dello studio integrale (che trovate intero sempre qui).

L’Italia nel complesso
Tra il 2012 e il 2022 sono sparite, complessivamente, oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante; in crescita alberghi, bar e ristoranti (+10.275); nello stesso periodo, cresce la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+44mila), sia come occupati (+107mila) e si riducono le attività e gli occupati italiani (rispettivamente -138mila e -148mila).

Le città
Concentrando l’analisi sulle 120 città medio-grandi, la riduzione di attività commerciali e la crescita dell’offerta turistica risultano più accentuate nei centri storici rispetto al resto del comune, con il Sud caratterizzato da una maggiore vivacità commerciale rispetto al Centro-Nord.

Il tessuto commerciale nei centri storici
Cambia anche il tessuto commerciale all’interno dei centri storici con sempre meno negozi di beni tradizionali (libri e giocattoli -31,5%, mobili e ferramenta -30,5%, abbigliamento -21,8%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%, computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%).

Desertificazione commerciale
La modificazione e la riduzione dei livelli di servizio offerto dai negozi in sede fissa confina con il rischio di desertificazione commerciale delle nostre città dove, negli ultimi 10 anni, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di quasi il 20%). Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, per il commercio di prossimità non c’è altra strada che puntare su efficienza e produttività anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell’offerta. E rimane fondamentale l’omnicanalità, cioè l’utilizzo anche del canale online che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, con le vendite passate da 16,6 mld nel 2015 a 48,1mld nel 2022. Elemento, questo, che ha contribuito maggiormente alla desertificazione commerciale ma che rimane comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale.

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4 Commenti

  1. Menefreghismo dei Sig. Politici verso i piccoli commercianti , affitti a dismisura e contributi nulli,,, e noi cittadini abbiam perso la nostra bella città ed il gusto di far la spesa,,, fino a qualche anno fa’ ci si conosceva tutti e ci si poteva permettere il lusso di scambiare qualche parola, ora siamo diventati come i robot,, abbiam perso l’anima

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