Niente, non c’è modo. Su questo fronte la Lega è da sempre magistrale: quando si compatta in un silenzio tombale nulla trapela, nemmeno un commento che permetta un pur labile, o minimo, retroscena.
E’ stato clamoroso l’addio di oggi. Stefano Molinari, dopo la candidatura a sindaco dello scorso novembre (forse all’epoca scelta un filo avventata del suo partito, Fratelli d’Italia) ha fatto un enorme passo indietro ritirandosi. Ne abbiamo parlato prima: “Stefano Molinari, l’amarissimo addio: “Boicottato dalla Lega, dopo tre mesi di silenzi ritiro la candidatura a sindaco””.
Nel passaggio cardine il coordinatore provinciale dei meloniani scrive: “Auspico che il ritiro della mia candidatura boicottata e sabotata senza alcuna valida motivazione dalla Lega possa portare il centro destra a ricompattare le proprie fila evitando le sterili questioni di principio che rischiano di consegnare la città alla sinistra”.
“Boicottata e sabotata”, conosciamo fin troppo bene i Fratelli comaschi e i loro leader. Sappiamo con totale sicurezza come i due verbi, al participio passato, non siano stati scelti a caso. Così esce la notizia e si cercano le più classiche reazioni. Silenzio dalla leadership di Fdi (ma ci sta, il comunicato è sostanzialmente autoconclusivo) ma silenzio anche dall’accusato principale, la Lega. Abbiamo cercato almeno quattro esponenti top di gamma di casa Salvini nel comasco ma nulla. Infine (va dato atto che lo fa sempre, ed è sempre cortesemente disponibile anche quando non parla o non può parlare) risponde uno dei quattro, il deputato erbese Eugenio Zoffili, peraltro di recente nominato vice coordinatore lombardo.
Un commento? “Nessuna dichiarazione”. Ma Molinari è stato pesantissimo e si vota tra poco a Como: “Nessun commento, davvero”. Qualche altra telefonata del tutto informale chiarisce poco o nulla ma è palpabile l’irritazione che, almeno secondo un ipotetico ordine di servizio che però pare evidente, deve solo far trasparire freddezza. D’altronde non è che a livello nazionale vada meglio tra i capi supremi Meloni e Salvini.
Altro aspetto. L’atomica Molinari-Lega esplode proprio nel nel giorno in cui il sindaco uscente di Como, Mario Landriscina, dalle pagine di ComoZero Settimanale in distribuzione da oggi, ha lanciato lame affilate contro un altro alleato del centrodestra cittadino: Forza Italia. Non anticipiamo tutto perché il giornale è fresco di stampa e bisogna leggerlo (e andare a prenderne una copia) ma nell’ambito di un ragionamento su una, improbabile ma non esclusa, ricandidatura il primo cittadino ha usato parole pesantissime: “Per quanto mi riguarda non cambiando i vertici provinciali di Forza Italia è impossibile prendere in considerazione qualsiasi ragionamento con chi ha annunciato che avrebbe dato fuoco a chiunque avesse riproposto il mio nome per le elezioni”.
Riferimento chiaro a Mauro Caprani, coordinatore provinciale azzurro, che poco fa raggiunto al telefono ha figurativamente ma non senza voglia di ferire replicato, rispondendo direttamente alle parole di Landriscina ci ha detto: “Mi sembra quel gallo che si alza la mattina convinto che il sole nasca per sentir lui cantare”.
Poi grande empatia con Molinari per il passo indietro: “Mi dolgo del fatto che abbia ritirato la candidatura – ha evidenziato Caprani – poiché oltre all’incondizionato appoggio che pubblicamente gli abbiamo dato lo riteniamo e lo ritengo una brava persona, un uomo di buon senso che ha fatto un percorso politico molto importante. Se fosse diventato sindaco si sarebbe adoperato per il bene della città”.
Tattico? Sincero? Vai a sapere. Certo l’incondizionato appoggio fa un po’ riflettere, ripensando agli ultimi tre mesi. Di sicuro c’è solo che il centrodestra a Como non se la passa bene, per niente. Si direbbe guerra fratricida, ma non è mai sembrata una vera famiglia.
3 Commenti
Delle beghe nel centro destra di Como non me ne importa nulla! Mi interessa chiosare questa frase del Fent : “Unica differenza che le tante dirigenti e tanti dirigenti che ho conosciuto di quella Lega non si sarebbero comportati come l’attuale classe dirigente a Como. Diciamo una stretta di mano era una stretta… “. Ecco c’è sempre qualcuno, con un’ottica deformata del ricordo, che evoca un tempo favoloso, in ogni tempo c’è ne uno precedente migliore, dove gli uomini erano più probi, leali, ardimentosi ecc… Ma quando mai , nei secoli si sono fatti passi da gigante nella tecnologia e nelle scienze, si sono attività istituzioni, norme, indirizzi più equanimi tesi a tutelare i più deboli, ma la natura dell’uomo è sempre la stessa dalle origini, metà Abele e metà Caino ,,,
“Salvini ha dimostrato di essere inaffidabile, se ne stanno accorgendo anche nella Lega e nel centrodestra. Anche ora teme che Meloni possa diventare premier se il centrodestra vincerà le elezioni e prova a staccare la spina prima che cresca troppo. La responsabilità verso il Paese non esiste. Renzi e Salvini sono due facce della stessa medaglia dell’inaffidabilità” credo l’abbia scritto Gomez su Il Fatto Quotidiano. Da analista e osservatore credo che la Lega,
quella “Pane al Pane, Vino al Vino” non si sia più. L’avevo conosciuta nel 1990 una serata a Monza inviato per un quotidiano, quella sera ho conosciuto il povero Daniele Vimercati (Rip ❤️) da allora l’ abbiamo seguita e studiata, e scritto un libro insieme, Daniele ne ha scritti molti di più.
Di quella Lega nata nei primi anni Ottanta e nelle nostre case, arrivava un giornaletto sulla cui prima pagina c’era sempre il disegno di un uomo imbavagliato, e la scritta “Lumbard tass!”, lombardo taci. “Non dobbiamo più permettere”, diceva quel giornale, “che ci mettano a tacere, che nelle nostre scuole ci siano insegnanti che insegnano ai nostri figli a parlare in meridionale”. Chi erano questi matti? ci chiedevamo noi che ricevevamo il giornale nordista, anzi a quei tempi solo lombardista, noi Brambilla tanto per fare un esempio. Non sapevamo ancora che in un piccolo paese del Varesotto che si chiama Verghera, frazione di Samarate, qualcuno aveva deciso di dare una forma-partito, sia pure in embrione, a ciò che nei bar del Nord s’era un po’ sempre detto: siamo noi a lavorare, a lavurà.
L’Umberto, folgorato da Alberto da Giussano, aveva concepito la pazza idea: dar voce politica al sentimento dei bar del Nord. L’accordo con i grillini, roba lontana dai bar del Varesotto, dalle saracinesche del Nord, è stato il de profundis per la Lega di una volta
Verghera di Samarate era allora, e in gran parte è ancora, un paesino sconosciuto, anche se ha dato i natali a un’azienda famosa dalle Prealpi alle Montagne Rocciose, la MV Agusta, che faceva le moto con cui Giacomo Agostini vinceva i campionati del mondo. MV vuol dire appunto “Meccanica Verghera”, ma nessuno lo sa. E lì a Verghera, nella locale sezione del Partito comunista italiano, negli anni Settanta un giovane che si chiamava Umberto Bossi aveva preso la tessera. Voleva fare la rivoluzione della classe operaia, ma poi era rimasto folgorato da Alberto da Giussano e aveva concepito la pazza idea, dar voce politica al sentimento dei bar del Nord. Di quelli che “ne abbiam piene le balle di pagare le tasse per mantenere l’ Italia. Poi è Storia. Unica differenza che le tante dirigenti e tanti dirigenti che ho conosciuto di quella Lega non si sarebbero comportati come l’attuale classe dirigente a Como. Diciamo una stretta di mano era una stretta di mano. Qui mi sembra che vadano a fari spenti nella notte, persa Varese due volte consecutive, persa Milano due volte consecutive, persa Milano, hanno deciso di perdere anche Como. Cosa pensa Bossi, come giornalisti lo sapete, le lettori e le lettrici possono immaginarlo. Unica, che da novembre a metà febbraio ne è passata di acqua sotto i ponti. Per una Democrazia compiuta altre 48 ore per scegliere una Candidata o Candidato è già troppo. Certo un suicidio/omicidio è avvenuto. Brutta bestia la politica, quanto passi a Guicciardini e Machiavelli, brutta bestia, se la linea la detta poi il Dottor Verdini diventa tutto più emblematico.
Un abbraccio forte. Cordiali saluti, con Stima e Affetto.
Davide Fent
@davidefent
Ma 4 galli a cantare nel centrodestra comasco (e con la civica Insieme si sale a 5) non sono elettoralmente troppi anche per l’area di riferimento?
A Como per ora, sulla scena politica della destra, a farla da padrona resta solo l’inaffidabilità!