Lo scorso 13 gennaio l’ex sindaco di Como, Mario Lucini, è stato assolto nel processo d’Appello nel caso paratie. Ne avevamo parlato qui. Lo stesso Lucini era intervenuto in giornata con una riflessione: Lucini dopo l’assoluzione: “Sollevato ma nessuno potrà mai restituire a me, alla mia famiglia e alla città questi 7 anni”. Mentre l’attuale sindaco, Alessandro Rapinese, interpellato da Etv era stato decisamente laconico: Lucini assolto, Rapinese: “Non ho nulla da dire. Contento che sia finito un incubo per la città”.
Il tema è tornato questa sera. E’ successo in aula a Palazzo Cernezzi durante il primo Consiglio comunale del 2023. Il consigliere Dem, Stefano Legnani, ha offerto un ampia riflessione sull’argomento. La riportiamo interamente:
Credo doveroso ricordare proprio in quest’aula, dove per anni ha operato, prima come consigliere comunale e poi come Sindaco, Mario Lucini, dopo la sentenza che poco più di 15 giorni fa lo ha assolto da ogni accusa. Quattro pensieri. Il primo è per la persona di Mario Lucini. Noi, forse, possiamo solo immaginare cosa lui e la sua famiglia hanno passato in questi sette lunghi anni; un’esperienza da non augurare a nessuno. E se conosco Mario Lucini, credo che quello che più lo ha fatto soffrire non sia stato tanto il rischio di una condanna penale, prospettiva ovviamente non auspicabile, ma soprattutto il sentirsi accusato di avere commesso dei reati; lui, che del servizio alla sua città nel rispetto della legge e in modo del tutto disinteressato, ha fatto la cifra del suo impegno politico.
La sentenza di assoluzione non gli restituirà questi anni e non rimarginerà le ferite e le sofferenze subite, ma almeno certifica la sua onestà, cosa della quale la stragrande maggioranza dei comaschi, di ogni orientamento politico, è sempre stata certa. Il secondo pensiero è per il sindaco Mario Lucini. La sua assoluzione non può che costituire un fatto positivo anche per il Comune di Como. Vedere un proprio Sindaco condannato per gravi violazioni di legge avrebbe gettato un’ombra sulla credibilità dell’istituzione. La sentenza, oltre a ristabilire la verità, restituisce fiducia nell’amministrazione pubblica e in chi in essa opera; e ciò vale anche per i dirigenti comunali coinvolti ed assolti, alcuni dei quali ancora in servizio. Il terzo pensiero è per la città di Como e per quello che sarebbe potuto essere se questa incredibile vicenda processuale non avesse avuto inizio. Poiché il progetto delle paratie in corso di realizzazione è sostanzialmente lo stesso dell’amministrazione Lucini, avremmo avuto il lungolago finito da almeno 4/5 anni e ad un costo sensibilmente inferiore. Oggi, a distanza di tanti anni, i comaschi devono invece ancora aspettare per vedere finalmente terminati i lavori.
Il quarto pensiero è per come questa vicenda è stata usata politicamente. Non si può non ricordare ciò che è stato detto in questi anni; ad esempio: “Ora una cosa potrà darmi soddisfazione: al termine degli approfondimenti della Corte dei Conti vedere Mario Lucini aprire i portafogli e risarcire i cittadini comaschi uno ad uno” (intervento pubblicato nel 2016 dall’attuale sindaco Rapinese sul suo sito: Ecco perché Lucini deve pagare, Ndr); frase che, oltre ad essere spinta dalla cattiveria verso una persona alla quale si augura il male, nasce dall’ignoranza del fondamentale principio di presunzione d’innocenza sancito dall’art. 27 della Costituzione. Oppure la critica verso Mario Lucini per avere affermato: “L’ANAC non è la Bibbia”; ma la sentenza di assoluzione conferma proprio che l’ANAC, ente autorevole ma costituito da uomini che come tali possono sbagliare, non è la Bibbia.
Ed ancora, l’accusa di “Partito dell’antigiustizia” rivolta a chi, come il sottoscritto e moltissimi altri, espresse pubblica solidarietà a Mario Lucini dopo la sentenza di condanna di primo grado; ora, alla luce dell’assoluzione, si dovrebbe avere il coraggio di definire quel partito il “Partito della giustizia”. Le parole sono come pietre. Io non chiedo che chi ha pronunciato queste frasi ne chieda ora scusa; non ne avrei forse nemmeno titolo. Chi ha un minimo di dignità dovrebbe farlo spontaneamente. Mi auguro però che questo modo di fare politica, purtroppo non nuovo nel nostro paese, questa strumentalizzazione in chiave politica di vicende giudiziarie senza neppure aspettarne l’esito, vero e proprio “sciacallaggio politico”, non si ripeta mai più, e si possa finalmente tornare a relazioni politiche, anche aspre, ma fondate innanzitutto sul rispetto della persona, oltre che sui principi della Costituzione e della Legge.
Infine credo doveroso ringraziare pubblicamente in quest’aula Mario Lucini per tutto quello che ha fatto a servizio di Como, come consigliere e presidente di circoscrizione prima, come consigliere comunale e sindaco dopo.
Grazie Mario, Grazie Sindaco Lucini.
Un commento
“[…] lui, che del servizio alla sua città nel rispetto della legge e in modo del tutto disinteressato, ha fatto la cifra del suo impegno politico.”
Cosa nota a tutti, a parte pochi, tipo l’attuale sindaco.