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Bartolich scompiglia tutto: “Mai detto di essere candidata sindaco di Civitas. Per me contenuti fondamentali”

Poco prima della riunione decisiva del centrosinistra sulle prossime elezioni comunali a Como, deflagra un post di Adria Bartolich la principale “indiziata” della candidatura a sindaco per Civitas in caso di corsa solitaria della lista Civitas.

Un lunghissimo scritto, in cui in realtà Bartolich conferma di aver dato finora solo “una generica disponibilità” a una candidatura a sindaco ma senza aver detto un sì definitivo a Civitas, la lista capitanata da Bruno Magatti.

“Non perché mi disturbi che Civitas mi consideri all’altezza di fare il sindaco – spiega Bartolich – bensì perché, come tutte le persone serie, credo che l’accettazione o meno di una candidatura discenda dalla valutazione di una serie di scelte sui contenuti che io considero imprescindibili”.

Poi, però, un passaggio che sembra indirizzato anche molto al Pd, che come noto – ancor prima di aver diffuso un programma politico-amministrativo per le elezioni – ha incoronato a candidata Barbara Minghetti.

“Considerare il programma come una sorta di orpello per fanatici perfezionisti, oppure oppositori di professione, o peggio un ostacolo alla soluzione dei problemi, è certamente una posizione legittima – afferma Bartolich – ma a mio parere destituita di qualsiasi razionalità. Non si governa sull’aria né tanto meno tessendo simpatiche relazioni con i “cittadini che contano”.

E ancora: “Comprendo inoltre sia tutte le critiche ai corpi sociali intermedi che faticano sempre più ad esserlo, che al sistema dei partiti, spesso luoghi impermeabili ridotti sempre più a comitati elettorali, che molti ad essi rivolgono. Chi mi conosce sa bene che io stessa non ne ho mai risparmiate. A loro non sostituirei mai, però, i circoli ristretti o le lobbies”. Difficile, però, identificare chi possa coincidere con questi circoli e lobbies.

Infine, una stroncatura come minimo dell’amministrazione uscente, se non anche a quelle precedenti: “Como esce da anni di inconcludenza totale, proprio per la ragione che da anni non esiste una visione complessiva sul destino della città”.

“Ma non solo di centro storico si deve parlare – rimarca Bartolich – specie se per centro storico si intendono solo gli abitanti della città murata”.

Bartolich – senza negare comunque la disponibilità a una candidatura a sindaco, benché sia strettamente vincolata a un saldo programma, come abbiamo visto – indica il suo scritto soltanto come “un contribito alla discussione”.

Di seguito il post integrale.

1) Premesso che la sottoscritta in quasi un anno di chiacchiericcio a mezzo stampa non ha MAI detto di essere la candidata di qualcuno, se fate una verifica della rassegna stampa vedrete solo che a fronte di un’esplicita domanda di un giornalista “Le hanno chiesto di candidarsi?” ho risposto “” e alla domanda seguente “Cos’ha risposto?” io detto “Non ho detto no”, che in lingua italiana non vuol dire sì, ma solo una generica disponibilità a valutare la cosa. Trovo alquanto fastidioso nonché poco corretto e rispettoso della mia persona, che si continui a parlare di me come del candidato sindaco di Civitas. Non perché mi disturbi che Civitas mi consideri all’altezza di fare il sindaco bensì, perché, come tutte le persone serie, credo che l’accettazione o meno di una candidatura discenda dalla valutazione di una serie di scelte sui contenuti che io considero imprescindibili.

2) Questo per la ragione che considero il programma, cioè la dichiarazione pubblica delle scelte che per la città si intendono fare, assolutamente centrale. Non solo per tenere insieme un’alleanza, ma soprattutto per indicare le linee di sviluppo e di governo che sulla città si intendono compiere.
Capisco di essere demodé , ma questo non mi preoccupa affatto; capisco anche che i programmi segnano spesso uno spartiacque, cosa che l’immagine e le buone relazioni fanno molto meno, sono consapevole del fatto che i programmi, come tutte le cose umane, possano essere disattesi e difficili da attuale, ma li considero l’elemento centrale con cui un’alleanza abbia il dovere di presentarsi di fronte alla città.

3) Considerare perciò il programma come una sorta di orpello per fanatici perfezionisti, oppure oppositori di professione, o peggio un ostacolo alla soluzione dei problemi, è certamente una posizione legittima , ma a mio parere destituita di qualsiasi razionalità. Non si governa sull’aria né tanto meno tessendo simpatiche relazioni con i “cittadini che contano”. Migliaia di cittadini silenti contano altrettanto “quelli che contano” e hanno diritto di vedere affrontati i loro problemi anche se non urlano in piazza, non frequentano associazioni, partiti, sindacati o salotti. Per questa ragione il governo della città dev’essere di tutti e per tutti, non solo di quelli e per quelli che parlano, e spesso urlano.

4) Capisco tutte le difficoltà del momento, che vanno dal crescente individualismo, alle relazioni liquide, alla crescente corporativizzazione degli interessi, tutti elementi che rendono molto difficile ben governare. Comprendo le difficoltà di chiunque si trovi a dovere organizzare e dare risposte a domande collettive sempre più complesse, di associazioni, sindacati e partiti, tutti soggetti di questi tempi deboli e ancor più minati dalla cosiddetta “società della disintermediazione” ma è uno sforzo che bisogna fare. Altrimenti il risultato ultimo sarà la disaffezione dell’elettori e amministrazioni o governi che terranno solo conto dei cittadini più attrezzati.

5) Comprendo inoltre sia tutte le critiche ai corpi sociali intermedi che faticano sempre più ad esserlo, che al sistema dei partiti, spesso luoghi impermeabili ridotti sempre più a comitati elettorali, che molti ad essi rivolgono. Chi mi conosce sa bene che io stessa non ne ho mai risparmiate. A loro non sostituirei mai, però, i circoli ristretti o le lobbies. Non perché in un sistema democratico non abbiano legittimità, tutt’altro. Semplicemente perché svolgono un’altra funzione: rappresentare interessi parziali. Mentre il governo della città è costruire una sintesi nell’ interesse generale.

6) Soprattutto questo deve essere chiaro nell’imminenza di una campagna elettorale per le elezioni amministrative in una città come Como, che esce da anni di inconcludenza totale, proprio per la ragione che da anni non esiste una visione complessiva sul destino della città.

Nonostante abbia un reddito pro-capite tra i più alti d’Italia è l’ultima città nella classifica dei capoluoghi della Lombardia per vivibilità e qualità della vita. Qualcosa è andato storto? Non solo, nonostante le apparenze mantiene ancora – nonostante la crisi del 2008 e la sua lunga scia, a dire la verità qui più lunga che nelle altre città della fascia pedemontana, a cui è seguito il periodo epidemico – una notevole presenza e vitalità del comparto industriale, tale per cui gli addetti dell’industria sono ancora la maggioranza dei lavoratori. Certo non nel centro storico; ma non solo di centro storico si deve parlare, specie se per centro storico si intendono solo gli abitanti della città murata. A costoro che non sono gli “ultimi”, sono persone normali ma con difficoltà serie acuite dalla crisi, a loro e tanti altri ( lavoratori precari, piccoli commercianti, imprese individuali, partite iva, cassaintegrati ed espulsi dal lavoro…) che hanno vissuto oltre un decennio di grandi difficoltà…chi parla?

Sinceramente mi interesserebbe molto più focalizzare l’attenzione, finalmente, su Vicolo Stretto e Vicolo Corto che su Viale dei Giardini e Parco della Vittoria. Riportare il buon governo anche in Vicolo Stretto serve soprattutto a fare ripartire l’ascensore sociale e a dare a tutti le stesse opportunità. Non fosse altro perché il Comune, oltre ad agevolare investimenti e occasioni, ha il compito di rendere il suo territorio vivibile a tutti e non solo ad alcuni.

In questi anni temo sia stato fatto il contrario. Credo serva invertire la tendenza.
Spero che il post venga considerato per quello che è: un contributo alla discussione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

6 Commenti

  1. enormi muri di testo e di chiacchiere ma ancora zero candidati, como riflette a cascata quanto sta succedendo per l’elezione del presidente della repubblica.

  2. Fiori o meno, sarebbe auspicabile una urgente investitura della Bartolich come candidata sindaco, perché la donna in carriera indicata dai piddini è impresentabile per una coalizione di centrosinistra.

  3. Caro Bruno M. accetti un consiglio?
    Porta ad Adria un bel mazzo di fiori/contenuti socio-politici che sai a lei graditi,
    ed Adria non potrà che dirti: “sì, sarò io il tuo sindaco!”

    Su, dai, che aspetti, corri birbaccione?

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