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Como, i Cinque Stelle (senza Currò) stroncano Minghetti e Pd: “Siamo inconciliabili”. Nozze con Civitas?

Il Movimento Cinque Stelle di Como alle prossime elezioni amministrative non entrerà nella coalizione di Pd, Svolta Civica, Verdi e Agenda Como 2030 e dunque non sosterrò la relativa candidata sindaco Barbara Minghetti. La decisione è stata ufficializzata questa mattina con una nota condivisa da “tutti i consiglieri del M5S della Provincia, Raffaele Erba, Fabio Aleotti, Rosario Enea e Roberto Tagliabue“. Si tratta, rispettivamente, del consigliere regionale, del capogruppo a Palazzo Cernezzi e dei consiglieri comunali di Cantù e Mariano Comense.

Manca, sul documento, la firma del deputato comasco dei pentastellati, Giovanni Currò, che nelle settimane scorse era sembrato invece il più propenso ad entrare nell’alleanza pro Minghetti.

“In questi giorni ci siamo riuniti con l’assemblea unitaria del Movimento 5 Stelle di Como per definire la linea da adottare a seguito delle recenti interlocuzioni con la coalizione a sostegno di Barbara Minghetti – si legge nella nota – A seguito di una lunga riflessione all’interno del gruppo, lo stesso si è espresso con parere sfavorevole ad una coalizione con Svolta Civica, PD, Italia Viva, Azione e +Europa”.

La stroncatura, si apprende, sarebbe sul programma.

“Dall’analisi delle loro linee programmatiche e dai dialoghi intercorsi, sono emersi aspetti totalmente inconciliabili – rimarcano infatti i Cinque Stelle – In primis il tema delle privatizzazioni soprattutto per asili nido e cultura. Così come l’assenza di alternative a opere impattanti per il territorio”. Parole, queste, che richiamano quasi alla lettera le motivazioni con cui la lista Civitas ha rotto i ponti col centrosinistra e con Minghetti: a questo punto, il matrimonio M5S-Civitas (forse con Adria Bartolich candidata sindaco, anche se non vi è ancora ufficializzazione) sembra cosa fatta.

“Proposte in totale contrasto con la nostra carta dei valori e con le battaglie portate avanti in tutti questi anni in difesa di ambiente, territorio e contro la svendita dei beni e dei servizi pubblici – rimarcano ancora i quattro pentastellati firmatari della nota – Preferiamo rimanere coerenti a quanto costruito sinora nel corso della nostra attività politica e non inserirci in tale coalizione che oltretutto fino a pochi giorni fa ci ha escluso dai tavoli programmatici”.

L’accenno sul futuro è in fondo: “Proseguiremo invece le interlocuzioni con le altre forze politiche progressiste (Civitas e forse Como Comune, ndr) per valutare la sussistenza di una visione comune e di linee programmatiche da condividere durante il prossimo mandato amministrativo. Continua il nostro percorso per certificare la lista a marchio 5 Stelle e, nel caso si realizzassero le auspicate convergenze con altre realtà, procederemo alla richiesta di autorizzazione alla coalizione da parte del Movimento”.

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13 Commenti

  1. Cortese Sig. Giorgio.
    Buonasera.
    Ho scritto voti potenziali… potrebbero essere 2.500 voti o potrebbero essere 4.000 voti…
    Ogni voto vale … vale uno ma vale pure al primo turno…
    Ricordarsi sempre che per primo punto si deve accedere al ballottaggio…
    I due sondaggi riservati effettuati dalla coalizione di centrosinistra … sono comunque sondaggi ed hanno risultati ben diversi…

    1. Ci mancherebbe, ogni voto vale, ma non è detto sia necessario al risultato.

      Non conosco gli esiti dei sondaggi effettuati finora, ma se posso esprimere una semplice previsione, vedo Minghetti arrivare al ballottaggio, senza Civitas e M5S. Anzi, forse proprio grazie al non averli in coalizione (siamo sicuri che i voti che porterebbero sarebbero più di quelli che farebbero disperdere?).

      Poi al ballottaggio se la giocherà e chi lo sa come andrà a finire.

      Personalmente mi sembra preferibile una coalizione ristretta dove, in caso di vittoria, non ci siano mille veti incrociati a bloccare ogni iniziativa o decisione, rispetto alla classica armata Brancaloeno che poi non va da nessuna parte.

  2. Buona serata.
    Guardando i voti 2017 “Civitas Progetto Città” 2068, M5S 1859…. i consulenti del Centrosinistra, gli “spin doctor dei vari pensatoi” dovrebbero valutare che 4.000 voti potenziali servono a vincere. Ugualmente M5S e Civitas non possono arroccarsi. Personalmente mi dispiace che non ci sia stato un accordo bianco-giallo-rosa-rosso.
    Mi piacerebbe poter sentire cantare la canzone di Johnny Dorelli del 1974…
    “Aggiungi un posto a tavola,,, che c’è un amico in più…”se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu… “

    1. 4 mila bisogna vedere se li confermano (ho forti dubbi).

      In ogni caso al primo turno non servono a nulla, si va comunque al ballottaggio.

      Al secondo turno si vedrà: se gli elettori di queste liste vogliono far vincere Landriscina e soci, liberissimi di farlo, son scelte.

  3. ” Quest’uva è troppo acerba!
    Poco importa se non riesco ad afferrarla…
    ritornerò quando sarà matura!”
    Concluse ad alta voce la volpe,
    gonfiando il petto per darsi un contegno,
    nonostante la delusione patita e la pancia vuota.”

  4. È indiscutibile che alcuni punti del programma della Coalizione di centrosinistra debbano essere visti con grande attenzione, sorprende, come del resto ha sorpreso per Civitas, che siano state poste pregiudiziali più di principio che di convenienza su questi punti.
    Molti guardano con una certa diffidenza il tema delle privatizzazioni degli asili nido, tema patrocinato dall’attuale Assessore di centrodestra, ma la privatizzazione, sempre che si ritenga assolutamente necessaria, nasce da motivazioni economiche. La scelta di non privatizzare, come gli “amici” di Civitas e gli altri sanno, può essere finanziata con sostanziosi disavanzi di bilancio o, in caso di unificazione delle strutture, con maggiori disagi per i genitori che devono accompagnare i figli in plessi più lontani. Bisogna spiegare anche questo alla cittadinanza e chiedersi anche se il “popolo” preferisce finanziare strutture deficitarie piuttosto che convenzionare i privati con rigidi protocolli a garanzia del livello professionale e della qualità del servizio. In altri termini, bisogna a volte privilegiare l’alternativa conveniente a quella di principio.
    Il Patrimonio pubblico è in stato disastroso e, cosa ancora più grave, in buona parte inutilizzato. Che senso ha avere centinaia di case popolari vuote? Che senso ha investire in ristrutturazioni per mantenerle vuote? E per quale motivo, per esempio anche se non è nelle intenzioni di nessuno, non si potrebbe ristrutturarle e trasformarle in edilizia convenzionata da cedere a giovani coppie e ai tanti dipendenti pubblici trasferiti nella nostra città ma non in grado di acquistare casa? È di sinistra avere patrimonio pubblico inutilizzato e non è di sinistra consentire a persone che altrimenti non riuscirebbero ad acquistare casa di iniziare una nuova vita? Mah…. Anche in questo le scelte di principio superano quelle di convenienza.
    E questo, spiace dirlo, è il male di un modo vecchio di essere di sinistra. Battersi su inutili questioni di principio e non perseguire le soluzioni più convenienti alla gente normale cioè quella che non può permettersi ancora casa e a cui non frega molto di mandare i figli in un asilo convenzionato basta che sia vicino a casa e abbia una qualità del servizio in linea con quello pubblico.

    1. Buongiorno Gioele, solitamente non amo commentare gli articoli ma a lei che leggo sempre con attenzione per i sagaci commenti vorrei sottolineare per quanto agli asili quanto da lei scritto “convenzionare” che è sostanzialmente diverso da “privatizzare” (ciò che da noi è contestato). A Como mal contati esistono una ventina di asili nido privati che come giustamente da lei suggerito possono essere convenzionati per offrire ai genitori alternative al nido comunale, solitamente tali convenzioni come ben da lei evidenziato possono richiedere al privato standard di qualità e per il comune integrare la retta permettendo quindi alle fasce più deboli di accedere a servizi privati magari più vicini alle loro esigenze (Milano è da decenni che si convenziona con nidi privati e per rimanere più vicini lo fanno ad esempio anche Erba, Albavilla ecc.) diverso è cedere realtà comunali (l’attività degli asili nido comunali comaschi è sempre stato un fiore all’occhiello dimostrato dagli apprezzamenti dei genitori) a gestori privati “privatizzare” che correttamente (libera impresa economica) cercano il guadagno economico a sfavore o delle condizioni contrattuali (le educatrici vengono assunte con contratti stagionali da settembre a giugno mettendo a rischio così oltre la precarietà lavorativa anche la continuità educativa).
      Inoltre altre città es. Roma hanno sviluppato e favorito la nascita di NIDI FAMIGLIA (un genitore può ospitare in una abitazione opportunamente adeguata 5 bambini) fornendo così un altro servizio alternativo.
      Se vuole possiamo ulteriormente approfondire il tema quando riterrà opportuno.
      Cordiali saluti

      1. Buonasera, Lei è troppo generoso. I miei commenti non sempre sono sagaci, anzi, non lo sono quasi mai. In ogni caso, anche se immeritato, La ringrazio per il Suo apprezzamento. Le perplessità che Lei ha evidenziato sono i motivi per cui ho scritto in premessa del post che certi punti del programma della coalizione di centrosinistra devono essere osservati e discussi, speriamo nei “Tavoli programmatici”, con assoluta attenzione. Giustamente Lei ha posto in evidenza la differenza, tutt’altro che sottile, tra “convenzionare asili privati” e “privatizzare asili pubblici”. La differenza, tuttavia, è più di principio che di sostanza. Anche se volessimo mantenere in vita con pochissimi bambini l’Asilo di Lora, per esempio, la collettività dovrebbe accollarsi i notevoli costi derivanti dalle diseconomie di scala oppure puntare ad accorpare il plesso all’Asilo nido pubblico più vicino. La prima è una soluzione che comporterebbe maggiori costi finanziati da risparmi, giustificati ma molto elevati, su altre voci altrettanto importanti. La seconda comporterebbe un disagio tale tra i genitori/lavoratori che in poco tempo nella frazione di Lora qualche ruspante operatore investirebbe creando nursery improvvisate e incontrollate dal servizio pubblico. Quindi anche se a livello personale ho una forte avversione per l’istruzione privata di ogni ordine e grado, mi chiedo se una scelta di principio, la difesa del servizio pubblico, sia in questo caso la migliore e soprattutto l’unica percorribile senza rinunciare al livello qualitativo di cui siamo abituati. Le mie perplessità sono sulle “posizioni inconciliabili”: sono temi, questi, dove la responsabilità politica di una scelta sbagliata fa accapponare la pelle. Continuare a discuterne e cercare di trovare soluzioni alternative è importante. Con stima e simpatia.

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