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Como Acqua, ecco le 12 firme sulla fusione. Ma è giallo sulle (non) dimissioni del cda

Il progetto “Como Acqua” batte i primi colpi d’ala, ma è ancora giallo sull’attuale consiglio di amministrazione (Piergiorgio Micalef, Paola Sala, Andrea Livio, tutti di area Pd).

Sul fronte tecnico, ieri è stata una giornata importante. Dapprima l’accordo con i sindacati per il passaggio dei dipendenti delle società che confluiranno nel nuovo soggetto e le tutele anche contrattuali (ne abbiamo dato conto qui).

Nello stesso tempo, la firma di tutti i presidenti delle 12 società che oggi regolano il servizio idrico sul territorio comasco sul progetto di fusione nel suo complesso. Passaggio essenziale, questo, perché dallo stesso cda in carica era stato indicato come quello decisivo per poi dimettersi in blocco (garanzia che era stata messa nero su bianco con questa lettera del 15 maggio).

Inoltre, il Comune di Como si è confermato come socio di maggioranza relativa di Como Acqua.

Qui, però, la vicenda tecnica si intreccia con quella politica. Su fortissime pressioni di Forza Italia tramite Alessandro Fermi e della Lega con Fabrizio Turba, il centrodestra ha invocato per tutta la primavera le dimissioni del Cda totalmente di area Pd.

Alessandro Fermi

E, come già detto, su quelle fortissime insistenze, lo stesso consiglio di amministrazione aveva garantito il passo indietro entro il 30 giugno, subito dopo l’ok delle società al processo di fusione. Anche il Pd, con Angelo Orsenigo, aveva aperto uno spiraglio su questa stessa evoluzione dei fatti.

Nella realtà, però, 24 ore dopo il passaggio cruciale di ieri, il passo indietro del Cda di Como Acqua sembra tutt’altro che scontato. Da un lato, perché la scadenza cruciale per chiudere definitivamente il processo è vicina, a ottobre, pena il rischio di un disastroso commissariamento.

Dall’altro perché – anche in base a questa road map dai tempi strettissimi – pare che già uno dei tre componenti del cda, Paola Sala, abbia informalmente espresso netta contrarietà al passo indietro in questa fase. E dubbi seri albergherebbero anche in Micalef e Livio, oltre che in una quota dei sindaci-soci dell’assemblea.

Resta dunque da vedere, ora, se Forza Italia e Lega – e di rimando anche il Pd – spingeranno comunque per azzerare il consiglio e rinominarne uno nuovo sempre a 3 (virando però su 2 nomi di centrodestra e uno solo di centrosinistra). O se alla fine la battaglia di primavera resterà lettera morta e sarà il board targato Pd a condurre in porto il vascello Como Acqua.

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3 Commenti

  1. No, mi spiace: Fermi e Caprani stanno ostacolando la fusione delle 12 società da quando è cambiato il CDA, ben prima che il centrodestra vincesse a Como, Erba e Cantù.
    Qui non si tratta di spoils system, ma di occupare posti per controllare gli appalti.

  2. Sbaglia Sig. Andrea,
    lei dimentica che per il PD (quando governava) era di primaria importanza e raccomandato a tutte le “truppe” di attuare lo spoils system – ora, le amministrazioni sono di diverso colore, è giusto che decida chi governa. Semplice no?

  3. perché il problema vero per Fermi, Caprani e C. è solo questo: occupare quanti più posti di potere possibile…

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