Il consigliere regionale del Pd e segretario provinciale del partito, Angelo Orsenigo, torna di prepotenza sul caso Como Acqua. E questa volta lo fa con un lungo intervento che riceviamo e pubblichiamo e appare una risposta in generale alle richiesta di dimissioni del cda partita da numerosi esponenti del centrodestra comasco e, nello specifico, come un “rimbeccata” al leghista Fabrizio Turba (qui la sua intervista).
Molti i passaggi tecnici scritti da Orsenigo, ma uno – di tutt’altra natura – balza all’occhio. Il seguente: “Convengo con il consigliere Turba in merito al fatto che sino ad oggi si è perso del tempo prezioso, tuttavia, rilevo un paradosso. Da un lato alcuni sindaci (incluso quello di Canzo), da mesi, bloccano il processo di fusione solo per una bieca logica partitocratica (nominare propri referenti politici nel C.d.A.), dall’altro gli stessi sindaci accusano gli altri amministratori di perdere tempo e di creare danni ai cittadini”.
Di seguito, comunque, pubblichiamo l’intervento integrale del consigliere regionale del Pd.
Ogni volta che un politico si addentra nel tecnicismo senza le necessarie nozioni di base e le dovute informazioni spesso rischia di dire inesattezze.
Invito il consigliere Turba a leggere la Relazione predisposta dai professionisti, incaricati da Como Acqua, per esaminare le rilevate criticità delle perizie, poi utilizzate dall’Advisor per predisporre il progetto di fusione e a considerare i chiarimenti forniti dagli stessi professionisti nel corso dell’Assemblea dei soci dello scorso 24 aprile.
Anche in questa occasione ricordo che le tanto contestate perizie sono state commissionate e pagate dalle società e non dal C.d.A. di Como Acqua, a cui ci si ostina ad attribuire responsabilità che non ha.
Per quanto riguarda i beni realizzati con finanziamenti pubblici ed il rischio di pagarne due volte il valore, ricordo che la copertura tariffaria di tali beni è sempre esclusa dall’autorità competente ad approvare le tariffe del servizio idrico (ex AEEGSI oggi ARERA), proprio perché trattasi di beni già pagati con fondi pubblici.Quanto all’assenza del Piano industriale, mi risulta che il C.d.A. di Como Acqua lo abbia più volte sollecitato al Direttore generale (unico dipendente della società) e che sarà disponibile non prima di giugno. A ciascuno dunque le proprie responsabilità.
Convengo con il consigliere Turba in merito al fatto che sino ad oggi si è perso del tempo prezioso, tuttavia, rilevo un paradosso. Da un lato alcuni Sindaci (incluso quello di Canzo), da mesi, bloccano il processo di fusione solo per una bieca logica partitocratica (nominare propri referenti politici nel C.d.A.), dall’altro gli stessi sindaci accusano gli altri amministratori di perdere tempo e di creare danni ai cittadini.
Ciò che invece ritengo importante evidenziare è che, a causa di questa miope visione della realtà, la Provincia di Como è l’unica in Lombardia in cui la gestione dell’acqua non è affidata ad una sola società. Siamo una delle poche realtà in Italia ad avere un così elevato numero di gestori (12 società pubbliche, alcune società miste e oltre 90 gestioni in economia!).
Como Acqua è stata costituita nell’aprile del 2014 e in quattro anni ha cambiato tre consigli di amministrazione. In quattro anni non si è riusciti ad assorbire almeno le 12 società pubbliche operative, non è stato ancora predisposto il Piano industriale, non è stato investito nemmeno un euro in opere idrauliche eppure le tariffe dell’acqua sono aumentate e i Comuni hanno continuato a ripianare i mutui relativi al servizio idrico con risorse proprie, quando invece avrebbero dovuto essere coperti dalla tariffa.
Auspico che gli utili che le società pubbliche versano a Como Acqua possano essere destinati al rimborso, almeno in parte, dei mutui comunali. Si darebbe un segnale importante di attenzione verso i Comuni sempre più in difficoltà economica.
Considerata la situazione di stallo in cui versa la gestione del sistema idrico provinciale, come ho già fatto in altre occasioni, ritengo sia giunto il momento che la politica dimostri di saper guardare più lontano, di essere capace di programmare il futuro della gestione provinciale dell’acqua; un bene così prezioso per l’intera collettività merita di più dalla politica, pretende di più.
Che si apra un tavolo di confronto, senza veti o miope preclusioni e insieme si definisca, una volta per tutte, un percorso comune che dia impulso ad un’efficiente gestione del servizio idrico provinciale, inclusa la composizione di un C.d.A. governato unicamente dalla competenza e professionalità e non dall’appartenenza politica, ne trarranno beneficio i Comuni, il tessuto produttivo e l’intera collettività.