Como 2027, non è una manifestazione sportiva che viene un anno dopo Milano-Cortina 2026, non solo perché la città non brilla certo per i suoi impianti sportivi, ma l’appuntamento con le amministrative del capoluogo. Appuntamento lontano è vero, ma al quale evidentemente il centrodestra non può permettersi di arrivare impreparato.
Così si gioca d’anticipo, memori della sconfitta di Como 2022, quando la coalizione di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega non arrivò neppure al ballottaggio, cosa che non accadeva da trent’anni. Periodo, quello dal 1994 a oggi, in cui esclusa la parentesi Lucini (2012-17) la coalizione aveva espresso sempre anche il primo cittadino (Botta, Bruni e Landriscina).
La prima occasione di parlare della futura corsa a Palazzo Cernezzi è stata la seconda edizione di Communis, a Villa Gallia coni tre i partiti del centrodestra (foto in copertina).
A pochi giorni dall’evento siamo andati a sentire nuovamente i tre segretari provinciali. Impossibile pensare di avere il nome dell’anti Rapinese oggi, con un anticipo così elevato. Considerata poi l’indiscussa capacità dell’attuale sindaco di combattere contro gli avversari politici, tatticamente potrebbe anche essere un autogol bruciare qualcuno due anni e mezzo prima.
Sarà ancora Fratelli d’Italia, come nel 2022 ad avere l’ultima parola sul candidato? Probabilmente sì, quantomeno in una ideale spartizione delle tre città della provincia, con Cantù alla Lega (Alice Galbiati) ed Erba a Forza Italia (Mauro Caprani). Oltre ad aver organizzato Communis, il partito del sottosegretario Alessio Butti, inizia a pensare quantomeno alla “squadra”, come spiega il presidente provinciale Stefano Molinari.
“Abbiamo avviato un laboratorio territoriale di idee e di confronto perché è giusto iniziare a ragionale oggi anche sulla strategia, per vincere nel 2027. L’idea condivisa è quella di provvedere al più presto a creare le tre squadre dei partiti. O, ancora meglio, le quattro squadre. Perché non escludiamo la formazione di una civica nella quale convogliare il mondo delle associazioni e i movimenti che stanno nascendo che si identificano nel centrodestra”. Lista civica che proprio nel 2022 non vide mai la luce e non diventò così la quarta gamba della coalizione.
“Inizieremo da gennaio. Le formazioni dovranno ragionare sul programma e sulla visione della città – aggiunge Molinari – Non si ripeterà più l’errore delle ultime amministrative, nelle quali il centrodestra unito ha ragionato su campagna elettorale e programma solo negli ultimi mesi, senza una vera condivisione dei temi e un’unità di intenti”.
Il candidato o la rosa dei candidati? “Non si parte mai con il nome. Il candidato nascerà dal laboratorio e, come detto, dalle squadre. Dovrà essere un leader riconosciuto da tutti, capace di fare la differenza. Inoltre, fino al 2027, tutti saremo impegnati anche a cogliere e sottolineare gli errori e le mancanze dell’attuale amministrazione. Fino a oggi quello di Rapinese è un mandato delle disillusioni. Sono convinto che il nostro sia un metodo che porterà risultati. Del resto è lo stesso che è stato presentato anche dal presidente della Regione Attilio Fontana l’altro giorno per vincere a Milano”.
Nessun nome, quindi. Anche perché gli ultimi provenienti dai partiti proprio nel 2022 vennero poi bruciati uno ad uno. Lo stesso Stefano Molinari, indicato quale candidato dei meloniani nell’inverno 2021 fu dopo alcuni mesi sacrificato in favore del nome di Giordano Molteni per tutta la coalizione.
Parte proprio dagli errori del passato il ragionamento di Sergio Gaddi, consigliere regionale e coordinatore provinciale di Forza Italia. Non è un segreto che a molti piacerebbe che fosse proprio Gaddi il futuro sfidante di Rapinese, ma l’inventore delle mostre di Villa Olmo sembra al momento disponibile solo a giocare il suo ruolo politico di leader provinciale forzista.
“A Villa Gallia ho espresso le mie considerazioni, iniziando dalla storia delle ultime elezioni. L’elezione di Rapinese deriva da un colpo di fortuna, è vero, che nasce però da una partita giocata male al primo turno dal centrodestra, arrivato terzo per una manciata di voti. In politica, la furbizia e le scelte miopi non pagano mai. Ne dobbiamo fare tesoro” ha detto Gaddi.
Ora però la corsa si è fatta sicuramente ancora più complicata del 2022, anche perché un sindaco uscente ha un certo vantaggio sugli avversari. Salvo che avvengano disastri nel mandato, il bis è sempre molto probabile. “E’ vero – ribatte Gaddi – anche se Rapinese sta giocando troppo sul grande equivoco della competenza. Visto che lui è stato in consiglio tanti anni pur sui banchi di opposizione sa governare. I fatti stanno dimostrando il contrario, la sua competenza è diventata inconsistenza. Riguardo il candidato del centrodestra è davvero presto per fare dei nomi, credo però che sia apprezzabile che il centrodestra unito inizi a ragionare seriamente su Como già ora”.
“Un’amministrazione di centrodestra potrà garantire, grazie a consolidati rapporti con gli esponenti, un dialogo proficuo con gli enti sovracomunali – spiega la segretaria provinciale della Lega, Laura Santin – Ho volentieri preso parte a Villa Gallia al panel “Como 2027”. Dove i coordinatori di centrodestra si sono seduti per anticipare un impegno della coalizione in vista del prossimo appuntamento elettorale per il capoluogo – aggiunge – A nome della Lega ho sottolineato come Como e i cittadini comaschi meritano soluzioni che il centrodestra può e dovrà dare”.
“Ho inoltre auspicato – conclude – che Como possa tornare a essere, nel suo ruolo di città capoluogo, un riferimento per tutte le amministrazioni della nostra provincia. I punti di partenza di questo progetto non possono che essere quindi l’ascolto e il dialogo”.
Questa è insomma la situazione sul fronte del centrodestra. Del candidato e della coalizione di centrosinistra ancora non si parla, anche se un “campo largo” vincente come in Umbria e in Emilia potrebbe aprire nuovi scenari. Se non addirittura un “campo larghissimo”, con un candidato di tutti i partiti contro Rapinese. Si provò a far convogliare tutti i maggiori simboli (centrodestra e Pd) su un nome anche negli anni precedenti al 2022, senza però riuscirci. Al momento quindi si tratta soltanto di fantapolitica.