Sta accadendo l’impensabile. E no, non tanto perché alcuni esponenti di spicco del Partito Democratico comasco si dichiarano pubblicamente favorevoli alla battaglia per ottenere (dopo 13 anni di lunghissima assenza) una rappresentanza nella giunta regionale di centrodestra. Quanto, piuttosto, per il significato che gli accadimenti innescati dal probabile stop ad Alessandro Fermi propongono: che stia nascendo un embrione di “coscienza territoriale-trasversale” in provincia, al netto di legittime e ovvie differenze politiche tra i protagonisti e i rispettivi partiti?
La domanda non è peregrina in un territorio che invece – ironia della sorte – viene definito da un alfiere del berlusconismo comasco, Sergio Gaddi, come “la piccola città della grande invidia”, dove “il talento individuale, soprattutto se non si nutre di polenta e lavarello, è amato come l’herpes sulle labbra”, per cui “gli schiaffoni presi dalla politica e dai vertici delle categorie sono prevedibili come il susseguirsi delle stagioni” (qui il post integrale). Ma torniamo alla notizia del giorno.
Ad aprire un fronte totalmente inedito alla vigilia dell’annuncio della giunta regionale, da cui – secondo i rumors più attendibili – il forzista Alessandro Fermi (8.600 preferenze) sarebbe tagliato fuori e con lui la provincia intera, è il vicesindaco del Comune di Brenna, Daniele Spinelli. Iscritto al Pd e senza alcuna intenzione di lasciare la casa madre, Spinelli è quantomai esplicito: “Alessandro Fermi deve fare l’assessore regionale”. Aria di “Nazareno” alla comasca, dunque? Nient’affatto. Le ragioni del vicesindaco dem sono altre: “Dobbiamo avere un assessore. E anche i nostri eletti in Regione devono pretenderlo. Altrimenti staranno lì solo a prendere lo stipendio. Ci siamo sbattuti in campagna elettorale, è l’ora della difesa del territorio”. Non è finita: “Il PD Comasco non può sottrarsi alla tutela del territorio! In Regione non dobbiamo essere passivi ma territoriali – afferma il vicesindaco di Brenna – se il PD non sostiene Como e Fermi sarebbe un partito che dimostra di non sapersi riprendere. I candidati del Pd Angelo Orsenigo, Alberto Gaffuri e Rita Livio hanno preso 9.000 voti. Io non mollo e lavoro per un PD che torni ad essere proposta e prospettiva; questo partito va riproposto e non rifondato. Intanto forza Como!”.
Insomma, parole chiarissime, sposate persino da uno degli uomini simbolo del Pd renziano sul Lario, Fabrizio Pastorello, che addirittura ventila una raccolta di firme a sostegno della richiesta di un assessorato per Como in Regione. Finita qui? No, tutt’altro.
La terza bomba politica e democratica viene da uno dei “duri” del Pd comasco: il capogruppo del partito in Comune a Cantù, Filippo De Gregorio. Il quale, a esplicita domanda sulla condivisione delle parole di Spinelli a sostegno dell’assessorato ad Alessandro Fermi, non ha dubbi. “Ma certo, è così scandaloso? Si deve saper svolgere un lavoro di lobbying territoriale anche in ambito politico – risponde Di Gregorio – La provincia di Como avrebbe solo da beneficiare da questa eventualità, e lo dico pur ritenendo il lavoro del consigliere Fermi poco incisivo nella scorsa legislatura; ma questo è il materiale umano di cui disponiamo, e realisticamente è meglio qualcosa che nulla (dice l’adagio popolare)”. Chiusura tra ironia e reale tema politico: “E comunque, nel caso Fermi non divenisse assessore, avrei un motivo in più per criticare questo gruppo di comando lombardo”.
Astuzia tattica ineccepibile.
LEGGI ANCHE: “Fermi out, è rivolta. Camesasca: “Solo Brescia e Milano? Ora a Como l’assessore al Turismo”
LEGGI ANCHE: “Il Caso Fermi, nera stella Gelmini, gli Ufo nella debole Como. La grande pernacchia”
Un commento
La triste fine suicida di un partito gaffurenzizzato