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De Santis (FdI): “I sindaci non abbiano paura dei cittadini”. E lancia le ronde “pacifiche”

A Como città, era dai tempi della Lega (ancora Nord) di Bossi e Maroni che non se ne parlava, anche se in ben altri termini. Con toni più soft e assolutamente inquadrati nel quadro delle leggi italiane, ora è il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Sergio De Santis (nella foto), a riproporre l’ipotesi di “ronde pacifiche” di cittadini per aumentare la sicurezza.

“In questi giorni – ha detto in consiglio comunale De Santis – abbiamo assistito alla recrudescenza del fenomeno dei furti in casa, specialmente nella cintura comasca, quindi al di fuori del Comune di Como ma comunque nelle cittadine appena fuori il confine”. Chiaro il riferimento alla settimane vissute in particolare a San Fermo della Battaglia, paese colpito da numerosi furti. E a questo punto, il consigliere – che ha comunque sottolineato l’importanza di non confondere i ruoli con quello, indispensabile, delle forze dell’ordine – ha riproposto due temi.

“C’è il Controllo di vicinato che è una delle forme di partecipazione che io reputo passiva perché si tratta di restare in casa e segnalare situazioni ipoteticamente illegali – ha premesso De Santis – Poi c’è un’altra forma di controllo del territorio, che io reputo attiva ma che viene osteggiata da molti amministratori e da molti sindaci, che è quella prevista dalla Legge 2009 del ’94 da un Decreto del Ministro dell’Interno Roberto Maroni”.

“Questa possibilità di istituire i cosiddetti Vot (Volontari osservatori del territorio) a mio parere è una buona idea – ha chiuso De Santis – La Legge è molto attenta a disciplinare queste possibilità di associazione, c’è un corso di formazione e ci sono indicazioni precise per quel che riguarda l’impiego di questi volontari. Questa cosa viene osteggiata e non capisco il perché di questa paura tutta italiana, questo considerare il popolo italiano e i cittadini non all’altezza di certe situazioni”.

“Molti amministratori – ha concluso il consigliere – ritengono i propri concittadini incapaci di saper gestire un’attività che però è soltanto di osservazione del territorio, perché poi sarebbero sempre avvertite le forze dell’ordine. Ritengo sarebbe opportuno, se vogliamo sempre parlare di sicurezza partecipata, andare oltre a queste paure che si hanno ancora oggi e dare la possibilità ai cittadini di associarsi in questa forma prevista dalla legge”.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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Un commento

  1. Se dovessimo sommare le principali Forze di polizia in Italia (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Capitanerie di Porto) arriveremmo a circa 275.000 persone. Se aggiungessimo la Polizia Locale e i militari dell’Esercito impiegati in operazioni di Ordine Pubblico nelle grandi città, credo, numeri non ci sono, che supereremmo, mezzo milione di unità.
    Forse è meglio organizzare le Forze che si hanno, coordinare meglio la loro presenza sul territorio, educare la gente alla convivenza civile (in Italia il 16% del PIL è evaso..) ed evitare, se possibile, di nascondere le inefficienze e l’inettitudine di chi guida la “baracca” con la solita dose di “latina” demagogia e con qualche trovata folkloristica.

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