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Elezioni regionali in Lombardia, la Lega chiede di votare il 12-13 febbraio. Intanto Conte apre al Pd

I comaschi e i lombardi tutti potrebbero tornare a votare per il presidente della Regione e il nuovo consiglio regionale il prossimo 12 febbraio. Il motivo per cui questa data sembra diventata largamente la più probabile è doppio e tutto politico. Da un lato, pochi giorni fa il consiglio regionale ha approvato la modifica della legge elettorale, stabilendo che sia il governatore in carica a fissare la data del voto in periodo non prima dei 30 giorni precedenti la fine naturale della legislatura e non oltre i 60 giorni successivi o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori.

Per la Lombardia questo si traduce, appunto, in una finestra temporale compresa tra domenica 5 febbraio e domenica 7 maggio 2023. Ma ad alzare le chances del 12 febbraio – tenendo quindi conto che sarà Attilio Fontana a decidere e che certamente i leghisti preferiscono una campagna elettorale corte per non cedere terreno ai rivali – è la decisione presa dal consiglio federale della Lega (cioè lo stesso partito del presidente uscente) che, ascoltati i pareri dello stesso governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana e del coordinatore regionale Fabrizio Cecchetti, all’unanimità ha ritenuto “auspicabile accorpare le elezioni regionali lombarde con quelle del Lazio previste il 12 e 13 febbraio 2023”. Ecco spiegato, dunque, perché quei due giorni sembrano essere i più probabili per il ritorno di comaschi e lombardi alle urne.

Per quanto riguarda i candidati, oltre a Fontana sostenuto dal centrodestra, a oggi sono schierati Pierfrancesco Majorino per il centrosinistra, Letizia Moratti per il duo Calenda-Renzi e Priscilla Salerno per i socialisti. Vanno tenuti d’occhio, però, i movimenti tra Dem e Cinque Stelle, almeno seguendo le parole di oggi di Giuseppe Conte. Il presidente del Movimento 5 Stelle, in videocollegamento alla conferenza stampa del gruppo lombardo, ha infatti affermato che i pentastellati sono pronti “a confrontarsi con le altre forze politiche e sociali”, pur senza “compromessi al ribasso”.
“Se il Pd vuole dimostrare di aver fatto tesoro di errori passati noi ci siamo, se si vuole sedere al tavolo di confronto, noi siamo disponibili, qui come altrove, ma dobbiamo farlo con criterio e metodo”, ha aggiunto Conte.

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