Un’analisi davvero articolata, e molto lunga, quella di Svolta Civica. Una nota che racconta la posizione espressa in Consiglio comunale a Como, questa sera.
La lista che ha sostenuto Maurizio Traglio candidato sindaco divide in due tempi, a più passi diciamo, la gestione dell’epidemia Covid in città.
Se promuove sindaco e giunta nell’immediato emergenziale, solleva grosse perplessità circa la gestione ordinaria della crisi sanitaria.
E non evita pure polemica con altre voci d’opposizione: “In Consiglio sono emerse due posizioni diverse sull’emergenza: una ha voluto decontestualizzare pochi temi rispetto alla complessità generale degli interventi messi in campo, banalizzando singoli argomenti che possono diventare facilmente criticabili proprio perché vengono estrapolati dal complicato contesto generale. Polemizzare su smagliature e disservizi è un esercizio fine a sé stesso, privo di qualsivoglia valenza propositiva e, sostanzialmente, sterile”.
Sottolineando, poi: “Riteniamo che Sindaco e Giunta in questi due mesi siano stati, complessivamente, all’altezza della situazione di emergenza e l’interlocuzione con loro non sia venuta meno”.
Ma: “Qualcosa, come detto, è criticabile”.
Insomma, distinta la prima parte della gestione epidemica, ecco l’affondo fondato su “argomenti di critica con riferimento alla lentezza nella gestione dei buoni spesa, alle eccessive formalità burocratiche frapposte all’erogazione dei fondi, alla subordinazione del ruolo politico svolto rispetto a quello tecnico dirigenziale, il tutto messo a confronto con esperienze analoghe di altri Comuni, che hanno risolto in maniera più rapida ed efficiente gli stessi problemi”.
L’INTERVENTO INTEGRALE DELLA LISTA DI TRAGLIO
Nessuno di noi è in grado di dire con certezza quale futuro ci aspetta nella cosiddetta era del Covid. Quel che è certo è che è nostro dovere individuare le migliori soluzioni per il bene della nostra città, sia in termini di emergenza sia in termini di visione futura.
Due sole cose sono rimaste intatte e rappresentano una confortante certezza:
La prima è rappresentata dai piccoli e grandi eroismi che ci hanno consentito di sopravvivere in questi giorni con una minima speranza di farcela. Pensiamo ai dipendenti dei supermercati, alle Forze dell’ordine, agli ausiliari, gli infermieri e i medici degli ospedali, delle case di riposo, a chi ci ha cotto il pane nei forni, a chi ha raccolto la frutta e la verdura nei campi, a chi non ha interrotto il flusso vitale ed essenziale dei nostri bisogni essenziali.
Non li dimenticheremo.La seconda considerazione emerge dall’attività dello Stato che con tutti i suoi limiti, ha dato sin qui prova di sostanziale tenuta.
Il nostro servizio sanitario nazionale non è collassato di fronte a un urto emergenziale di enorme portata, imparagonabile a ogni evento a noi noto per la rapidissima sequenza dei fatti accaduti.
Questi interventi hanno un costo enorme e mai come ora è necessario che ognuno faccia il proprio dovere, non sfuggendo a sostenere l’equilibrio, peraltro già molto precario, del bilancio dello Stato. Bisogna francamente dire che molti hanno pagato le spese sanitarie anche per chi non ha fatto sino in fondo il proprio dovere tributario. E questo non è giusto.Per quanto riguarda la posizione di Svolta Civica in consiglio comunale, dobbiamo distinguere due fasi: quella dell’emergenza e quella della ripartenza.
In consiglio sono emersi due posizioni diverse sull’emergenza: una ha voluto decontestualizzare pochi temi rispetto alla complessità generale degli interventi messi in campo, banalizzando singoli argomenti che possono diventare facilmente criticabili proprio perché vengono estrapolati dal complicato contesto generale. Polemizzare su smagliature e disservizi è un esercizio fine a sé stesso, privo di qualsivoglia valenza propositiva e, sostanzialmente, sterile.
La seconda, invece, ha proposto argomenti di critica con riferimento alla lentezza nella gestione dei buoni spesa, alle eccessive formalità burocratiche frapposte all’erogazione dei fondi, alla subordinazione del ruolo politico svolto rispetto a quello tecnico dirigenziale, il tutto messo a confronto con esperienze analoghe di altri Comuni, che hanno risolto in maniera più rapida ed efficiente gli stessi problemi. Riteniamo che questo tipo di intervento possa considerarsi costruttivo, per avere richiamato l’attenzione su argomenti importanti e dei quali bisognerà fare tesoro da qui in avanti.
Noi crediamo che nelle situazioni complesse siano sicuramente ammesse opinioni diverse, ma, nel momento dell’emergenza, una comunità deve stringersi attorno alle persone alle quali per via democratica è stata affidato il potere e il dovere di guidarci.
Riteniamo che Sindaco e Giunta in questi due mesi siano stati, complessivamente, all’altezza della situazione di emergenza e l’interlocuzione con loro non sia venuta meno.
Qualcosa, come detto, è criticabile. Tutto è certamente migliorabile e potrà essere migliorato, ma è troppo facile censurare situazioni complicatissime e nuove senza sporcarsi le mani.
Abbiamo apprezzato le iniziative dell’amministrazione soprattutto per il potenziamento dei dormitori aperti per tutto l’arco della giornata e per il funzionamento del Centro operativo comunale, che si è accollato l’onere di provvedere ai bisogni della parte più fragile della cittadinanza.Diverso discorso vale per la fase della ripartenza.
In questo caso non valgono le decisioni fondate sull’emergenza, che devono essere rapide e quindi rischiose, ma si tratta di orientare il lavoro della macchina comunale su obiettivi in grado di programmare nuovi stili di vita.
Il pregresso abbonda di incompiute, rivelando l’incapacità dell’amministrazione di gestire procedimenti che languono ormai da anni, come il rifacimento dei giardini pubblici e il compendio di Villa Olmo.
E ancora restano irrisolti i problemi della piscina comunale, del lido di Villa Geno, della gestione della Como Nuoto: tutte questioni in cui la maggioranza è palesemente carente.Non sono state fatte previsioni concrete di bilancio. E, se da una parte si può comprendere come la situazione sia in continuo divenire, dall’altra riteniamo grave il fatto che nessuno abbia quantomeno specificato quali saranno le spese che non subiranno drastici tagli e quali le prime che saranno sacrificate, perché questo è il ruolo della politica.
Abbiamo sentito in aula che mancano ancora decisioni per destinare il Fondo di emergenza sociale e, circa il Piano del traffico, ormai obsoleto, apprendiamo che i tempi previsti per i correttivi finiranno per portarci ben oltre il fine di questa amministrazione.
Sulla pista ciclabile, per fare qualche esempio, nulla autorizza a prevedere che il primo lotto sarà concluso entro il 2020.
I programmi di assistenza ai soggetti deboli si fermano al prossimo mese di giugno. Nulla si sa ancora del nuovo dormitorio, che non ha ancora trovato una sede definitiva.
I generici riferimenti alla ripartenza della cultura in città non hanno dato, infine, risposta alla domanda su cosa si intenda fare per sostenere le strutture degli enti culturali messi a dura prova dall’emergenza.Dunque, circa il futuro, dobbiamo dire che il quadro che abbiamo davanti ci preoccupa, perché, francamente, non vediamo come l’amministrazione, intesa sia come macchina burocratica, sia come maggioranza politica lacerata e sterile, possa affrontare la ripartenza, faticosissima, della nostra città.
Ma, come da nostra abitudine, non intendiamo limitare il nostro intervento a una mera, seppur doverosa, critica. Troppo facile dire ciò che non va, senza proporre, nei limiti del ruolo a noi assegnatoci, soluzioni alternative.
Ecco quindi tre indirizzi su cui chiediamo alla giunta di ragionare e per i quali diamo fin d’ora la nostra disponibilità a confrontarci.Il primo riguarda il tema, ampio, dell’organizzazione della città, della sua mobilità e dei suoi tempi. Il suggerimento è già arrivato da più parti e lo facciamo nostro: si formi subito un organismo che, insieme con i soggetti attivi di questa città (associazioni, enti pubblici, scuola, imprese, parti sociali), costruisca un nuovo modello organizzativo che ripensi i tempi e le modalità di funzionamento quantomeno dei principali attori che determinano i maggiori spostamenti all’interno del territorio comunale. Si tratta di un lavoro estremamente complesso, ma altrettanto necessario, e siamo già in ritardo.
Secondo: guardando alla difficile fase economica che dovremo affrontare, sarà fondamentale identificare un obiettivo portante, in grado di guidare la ripresa e rilanciare il tessuto economico comasco nei prossimi anni. La nostra città ha, nei fatti, rinunciato a un progetto di alta formazione universitaria. Progetto che potrebbe ripartire dalla Scuola di Setificio con l’istituzione di corsi universitari e master, in grado di attrarre anche studenti stranieri. Pensiamo a specializzazioni con forte imprinting comasco capaci di generare economie indotte. Un progetto del genere potrebbe riportare a Como alcuni dipartimenti del Politecnico e ricucire lo strappo consumato con l’istituzione milanese.
In terzo luogo, crediamo che sulla Cultura questa città debba investire in maniera seria e convinta. Sarà necessario sostenere istituzionalmente le associazioni, stimolare nuovi progetti legati alla condivisione e costruzione della comunità, con attenzioni anche alle zone di fragilità, sostenere le attività fatte da e per i giovani, costruire insieme a tutti gli operatori e stakeholder un progetto di visione sulla cultura a Como.
In tutto ciò, non ci sarà più spazio per incarichi senza merito. Saremo inflessibili nel denunciare nomine che non abbiano le competenze migliori.
E non sono più tempi per ingannare le persone con promesse che non potranno mai essere mantenute.
Seguiremo chi indica la strada della responsabilità, del sacrificio e dell’unione.
Saremo al fianco di chi farà propri questi valori.Crediamo infine che ogni sciagura porti con sé segnali di opportunità da non lasciare cadere: la speranza è che saremo più solidali, coesi, aperti ai problemi degli altri e ne usciremo migliori.
Noi ci aspettiamo che ciascuno faccia semplicemente il proprio dovere e che lo faccia nel modo migliore.