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Politica

Fermi verso la presidenza del consiglio. Ultima (piccola) chance: il vertice di Arcore

Nei meandri sinuosissimi della politica, soprattutto a un passo da nomine pesanti, ogni cosa si muove a velocità schizoide. Accelerazioni, frenate improvvise, lentezza. Manca una manciata di ore alla nomina della giunta di Attilio Fontana, neoeletto presidente regionale in Lombardia.
I giochi sono fatti, come abbiamo scritto nei giorni scorsi. E’ doveroso premetterlo.

Pertanto, quanto stiamo pubblicando deve essere preso con estrema cautela anche se non si tratta di mere voci o qualche sussurro spostato dal vento qui da noi, in periferia. Qualcosa in casa forzista, ogni vigilia è sempre una fibrillazione, si sta muovendo seriamente.

Alessandro Fermi e l’assessorato mancato: tutte le tappe

Il caso Alessandro Fermi, comasco eletto con 8.657 preferenze, tiene banco da giorni. L’uomo che avrebbe dovuto entrare con un balzo secco nell’esecutivo Fontana (con deleghe pesanti come Turismo e/o Attività Produttive, entrambe peraltro ben cucite sulle esigenze lariane) ormai sta viaggiando verso la nomina a Presidente del Consiglio (incarico nobile, soprattutto in un organo legislativo come il consiglio regionale, ma certo non esecutivo) per quanto alcuni forzisti lo avrebbero consigliato di spingere per la carica di Capogruppo del partito: un ruolo politico attivo.

In tutti i casi, questo è certo, offerte formali a Fermi non ne sono state fatte. Anzi, il telefono dell’ex sottosegretario in questi giorni, pur squillando all’impazzata, non avrebbe ancora ricevuto quelle due chiamate, le uniche davvero importanti, attese da tempo: dai vertici del partito e dal nuovo governatore. Ci sta, però, la politica è fatta di queste cose e Fermi non è uomo di primo pelo.

Alessandro Fermi, Mariastella Gelmini

Premesse doverose. Se è vero che Fermi, nonostante il legame inossidabile di un tempo, è stato sostanzialmente scaricato dalla coordinatrice regionale Maria Stella Gelmini (che in suo favore ha spinto per la nomina in giunta del bresciano Alessandro Mattinzoli, pure non scontata) è anche vero che la questione regionale in queste ore è stata presa in mano dal partito. Gelmini oggi era a Roma, è capogruppo alla camera, e dalle parti di Arcore Licia Ronzulli (fedelissima di Berlusconi) ha voluto prendere in mano le fila del caso Lombardia.

Alessandro Fermi

Sono molti i nomi però su cui l’olimpo forzista sta facendo ragionamenti in questi minuti. C’è il caso di Elena Centemero, deputato nella passata legislatura, candidata al Senato nel plurinominale di Cologno Monzese e non rieletta. C’è anche la vicenda di Francesco Ferri, nel plurinominale di Seregno, considerato tra gli “uomini nuovi” del partito sul fronte della dottrina economica, nome caro a Berlusconi, anch’egli non eletto che potrebbe insidiare Mattinzoli. Per questi due gli azzurri, già nei giorni scorsi, premevano affinché fossero aperti incarichi tecnici nella giunta leghista.

E c’è, appunto, Alessandro Fermi. Se è vero che la Lega, dopo la vittoria a mani basse, ha più uomini che posti liberi è anche vero che il peso dell’alleato forzista, nonostante tutto, è ancora specifico e tutt’altro che secondario, soprattutto in ragione di una buona tenuta del governo Fontana. Ora si tratta di capire cosa stia accadendo fra le mura di villa San Martino a Arcore dove è in corso un super vertice per sciogliere gli ultimi nodi. E’ il bilancino a dominare il dibattito, gli incastri possibili non sono infiniti e, probabilmente, per Fermi la strada della presidenza è l’unica percorribile.

Ma, e torniamo alla premessa, notizie di prima mano disegnano ancora possibilità di cambiamento. Entro domattina i giochi saranno conclusi

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