E infine l’assemblea cittadina del Pd ha votato. Dopo settimane di corse e rincorse il partito di maggioranza del centrosinistra a Como ha deciso: Barbara Minghetti è, almeno per i Dem, la candidata sindaco a Como per il 2022. Voto unanime.
Certo mancano tutti gli alleati. E gli incastri sono ancora da fare: ci sono i muri dei calendiani sui 5Stelle, le posizioni (si sarebbe detto un tempo) con sensibilità diverse di Civitas, etcetera.
Ma il Pd ha deciso (“indicato” precisano i precisi). Così l’anima del Teatro Sociale e consigliera comunale di Svolta Civica per i lettiani è la candidata. Lettiani, appunto. Non fosse che la giornata è stata, a dirla gentile, orribile per i Dem. Assemblea programmata da giorni e prime telefonate arrivate da Roma nel pomeriggio. “Aspettate, stasera niente voti definitivi”, avrebbe detto un big del partito (Boccia?) al segretario provinciale, Federico Broggi.
Quel Broggi che da settimane dopo l’uscita del nome di Minghetti ha fatto il pompiere e il tessitore dentro il partito e con gli alleati, verso sera avrebbe minacciato (almeno per un istante e stando ai retroscena) “basta mi dimetto”. Troppe pressioni, troppe indicazioni incrociate.
Eppure, intervistato su queste pagine, il segretario nazionale Enrico Letta a proposito delle elezioni a Como aveva dichiarato: “Mi fido dei dirigenti locali“. E anche se si parlava di un altro possibile candidato la sostanza non cambia.
La giornata è stata tremenda, al di là delle telefonate Roma-Broggi, lo stato maggiore del Pd lariano si è mosso alla grande. Chiamate a Letta (pare dall’ex consigliere regionale e comunale, Luca Gaffuri), corsa in auto Milano-Como (del consigliere regionale in carica, Angelo Orsenigo) e mobilitazione addirittura del recentemente iscritto, a inizio anno, Giuseppe Guzzetti (ex dominus assoluto di Fondazione Cariplo, nome potentissimo). Insomma, parlare di grandi manovre è dirla piccola. C’è stato di tutto.
Ma perché il piddì lacustre ha vissuto ore di ambascia pura? Siamo sempre alla ricostruzione ma molto stabile: perché ancora una volta la corrente che fa capo alla deputata lariana Chiara Braga avrebbe tentato in ogni modo di frenare il voto di questa sera mobilitando gli organi nazionali e capitolini.
Pur mai esplicitamente Braga ha sempre appoggiato la candidata alternativa, e precedente a Minghetti, Adria Bartolich ex deputata ed ex segretaria generale della Cisl di Como (interessante, se vi piace, questo altro retroscena).
Ma stasera, in un’assemblea accorata, Minghetti avrebbe incassato pure il sì nobilissimo di una vecchia anima del Pci-Pds-Ds-Pd. Parliamo di Gianstefano Buzzi, uomo non certo avvezzo alla mediazione facile. Uno che non si svende alle primavere veloci e voce autorevole nel partito.
Poi infine, come dicevamo, il voto è arrivato. Ed è stato unanime. Ora la palla passa alla coalizione. Prima di Natale avremo ancora da scrivere. E non poco. E sarà divertente.
Narrativo e non casuale, dopo il voto dell’assemblea, può essere il post del capogruppo Pd in Consiglio comunale, Stefano Fanetti:
QUI TUTTE LE CRONACHE POLITICHE E ELETTORALI DI QUESTI GIORNI
15 Commenti
Si è spesso sentito discutere di quale dovesse essere il metodo politico per affrontare la prossima sfida elettorale: definire subito i programmi o indicare prima il nome del candidato, oppure, ancor prima configurare la coalizione elettorale?
Alla fine sono risultati lambiccamenti fuori del contesto e legati, purtroppo, alla strumentalità.
Quando la barca infatti va a fondo (immagine metaforica che uso per Como) tutti guardano al capitano della nave. Quindi sono le circostanze emergenziali ad imporre il metodo! Bisogna solo diventarne consapevoli ed accettarlo.
Prima allora (e lo si è fatto) cercare il nome del candidato, vero e proprio cireneo, che accetti di caricarsi sulle spalle il peso della Como
de-amministrata di oggi.
Poi, stabilire le priorità indispensabili per un’azione amministrativa in grado di evitare l’ulteriore affondamento della Comunità, assicurandole, oltre al salvataggio, anche una rotta più favorevole. E, contestualmente, attivarsi per ogni augurabile convergenza degli attori politici sui contenuti che si vanno via via focalizzando e scegliendo.
Senza dimenticare, per favore!, che il fine ultimo non sono le varie consorterie politiche ma i cittadini. Speriamolo…
Sicuramente con te Gioele non si preparano i popcorn ma delle buonissime tisane rassicuranti.. 🙂
Cara Sergio,
se lei ama la città di Como, dovrebbe imparare a ragionare senza schemi ideologici. Io, che mi reputo un liberale, non avrei problemi a votare una coalizione di destra se esprimesse serietà e capacità. Evidentemente a Como lo schieramento di destra ha proposto un consiglio ed una giunta veramente ma veramente mediocri e dilettanteschi. Gente che fa il lavoro di assessore come terzo lavoro quando mi domando come facciano ad avere già i primi due. Persone senza qualità professionali, politiche, ed umane. Ritengo Landriscina uno sprovveduto nell’avere accettato una carica così importante con una giunta del genere. Troppo facile prendersela con gli uffici.
Io non ne faccio una questione di destra o di sinistra, per quanto mi riguarda entrambi gli schieramenti hanno fallito miseramente nel governare la Città. Ciò che manca a Como, come nel resto del Paese, sono figure di spicco, con capacita professionali acclarate, responsabili e credibili, non venditori di fumo, lo schieramento politico dovrebbe essere l’ultimo problema. Vedremo chi proporrà un programma credibile, dettagliato e applicabile in tempi certi con responsabilità PRECISE. Se Como saprà risorgere sarò il primo ad apprezzarlo.
Caro Gioele, o Marco o Aldo, mi perdoni ma gli pseudonimi mi mettono sempre a disagio atteso che l’eccesso di prudenza che porta a celare la propria identità sfocia inevitabilmente in una categoria dell’animo che poco mi piace.
Dopo aver letto il suo commento ho pensato a Pasolini ed alla profezia che fece di certa sinistra. A me le borgate romane o i villici del lombardo veneto non fanno schifo e sa perchè? Perchè, che piaccia o meno, fanno parte della mia nazione, e le dirò di più, a me gli ultimi ed i perdenti, quelli che son disperati e manco hanno un minimo di bagaglio culturale per discernere e per difendersi vien da tutelarli non da dileggiarli con snobbistico schifo. Ciò detto, non ritengo che Como sia superiore moralmente agli abitanti del Comune di Rocca Cannuccia, di Quarto Oggiaro o a quelli della Garbatella. I deportati per aver fatto sciopero, si fidi, ci son stati a tutte le latitudini e longitudini in Italia e le associazioni a tutela dei lavoratori non sono un primato di Como. E’ urticante questo asserito senso di superiorità morale di Como che lei sbandiera con tanto orgoglio e che fa il pari con la sempreverde moda di criminalizzare o dileggiare l’avversario politico. Perchè una cosa è la critica politica, altra cosa è vedere l’avversario come il nemico, la bestia, l’incolto ed il criminale. Lei, che si ritiene uomo di cultura, appartenente ad una città che svetta (nella sua testa) per superiorità morale e culturale, non si offenderà certo se io, umile donna di destra, sia pur dissenziente e protestante con la mia parte politica, mi permetto di segnalarle la lettura di un buon testo di storia: di F. Cammarano e S. Cavazza, Il nemico in politica: la delegittimazione dell’avversario nell’Europa contemporanea. La delegittimazione non ha mai dato buoni frutti. In taluni casi ha portato il cittadino a disertare le urne, in altri a fenomeni ancor più perniciosi. Suvvia, mettiamo i piedi per terra ed impariamo un po’ di buona creanza.
Gentile Avvocato Maesani, io ho semplicemente detto che c’è una notevole differenza sociale tra il popolo delle città di provincia lombarde, Como perché si parlava di Como ma se fossimo stati a Bergamo o Brescia sarebbe stato lo stesso, e quello dell’hinterland delle grandi città. Il commento era in risposta a un altro commento che poneva la domanda se la “destra” fosse più popolare della “sinistra”. Poi ognuno, come del resto ha fatto Lei, può essere o non essere d’accordo anche se, credo che neppure Lei possa negarlo, tradizionalmente il popolo della nostra città ha una matrice orgogliosamente operaia. In questo commento, non mi sembra di essere stato offensivo nei confronti di nessuno o particolarmente elitario nei confronti di chi vive in altri contesti. Io sono nato e cresciuto a Como e tifo da sempre per la mia città. Sono sorpreso che si sia dimenticata la maiuscola in “Nazione” che è un concetto molto importante soprattutto quando è accompagnata da “Libera” e “Democratica”. La ringrazio per il suggerimento del libro, già ordinato, che leggerò volentieri. È un tema che mi sta molto a cuore: ricordo ancora i racconti di mio padre e di mia zia sulle persecuzioni che ha subito la mia famiglia, sul confino di mio nonno e sull’agguato di una squadraccia fascista al fratello maggiore di mia nonna. Nulla di grave, non si sono permessi di delegittimarlo, l’hanno solo ammazzato. Lo pseudonimo, Lei non ci crederà, mi è stato affibbiato moltissimi anni fa al Corso AUC. È uno pseudonimo che mi ha accompagnato per tutto il periodo che ho fatto sotto le armi, missioni comprese, e che i miei ex-colleghi e superiori (ormai tutti in pensione, beati loro) usano ancora oggi quando ci si ritrova. In ogni modo, se non le piace Gioele eviti di chiamarmi Marco o Aldo. Non mi girerei. Con sempre immutata simpatia e stima. ?
Commento per Sergio: ti aspetta “il Nulla” e poi piangerai.
Più nulla di così.
Se i comaschi avessero buona memoria si ricorderebbero da che parte politica arriva la peggior giunta degli ultimi decenni, da che parte politica arriva l’ex sindaco attualmente ai domiciliari, da che parte politica arriva il disastro della Ticosa, da che parte politica arriva il disatro delle paratie… Devo continuare ???
Quindi Braga pure in netta minoranza ha provato viscidosamente ad imporre la sua linea anche tramite pressioni esterne.
Non c’è che dire, degna rappresentante della corrente di quelli-che-si-sentono-gli-unici-di-sinistra, classico modo di giocare alla Magatti!
E’ vero che questo sindaco e questa giunta non hanno “tolto un ragno dal buco” ma dover ricadere in un “governo di sinistra, PD” significa proprio cercarsele. Spero che i Comaschi abbiano buona memoria e la volontà di guardare in altre parti, prima di un “nuovo suicidio politico/amministrativo”.
Analisi di Gioele molto lucida e profonda.
Forse, cari Gelindo e Mario, al posto di starnazzare ideologie strumentali e lontane da qualsivoglia obbiettivo comune per il bene della città, sarebbe ora di valutare seriamente ed in modo laico quale è il candidato migliore per la città. Cinque anni di “dieta Landriscina” dovrebbero imporre devono imporre una presa forte di responsabilità per l’elettorato comasco.
Però! Mancava solo che si rivolgessero al Padreterno! Buzzi nemmeno pensavo fosse ancora del PD visto è stato tra i fondatori di Officine Como. L’allegra brigata ci sa fare , adesso manca solo che qualcuno di loro si candidi a fare il Vescovo .
Al momento l’unico candidato presentato dall’altra parte è Molinari per Fratelli d’Italia. Da elettore di destra convinto spero che il centro destra faccia fronte unico . Se prima pensavo che la sinistra (qui però si parla solo di lettiani, cioè DC) fosse solo salotti adesso mi devo ricredere. E’ molto di più. Ormai è l’élite del mondo economico e finanziario comasco. Vuoi vedere che la destra è più popolare ( POPOLARE non populista ) della sinistra?
Vedi sotto .
https://comozero.it/politica/lofficina-pensatoio-di-de-santis-profuma-di-lariopolda-io-sindaco-ma-no-e-generosita/
A Como, caro elettore di centrodestra, non è mai esistito il popolo dei coatti romani, a cui si rivolge la Meloni e i suoi fratellini, o quello dei villani lombardo-veneti a cui si rivolge la Lega di Salvini. Como è una città borghese e con una “aristocrazia” operaia, nella visione marxiana del termine, che ha caratterizzato per decenni l’eccellenza di un settore industriale e della città stessa. Il popolo comasco ha fondato le ACLI, primi sindacati cattolici, e ha subito le deportazioni a causa degli scioperi antifascisti durante l’occupazione nazista. Non confondiamo la storia della nostra città con quella delle città dormitorio dell’hinterland milanese o delle borgate romane. Il popolo comasco da sempre fa parte dell’élite. Per intendersi, non confondiamo lo champagne con la gazzosa!
Ovvio che il Pd indicasse la donna-in-carriera, immagine algida e politicamente corretta del perbenismo vista lago, tanto vicino ai diritti consumistici così come lontanissimo dalle disuguaglianze economiche.