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La Lega, Miglio, Salvini e quel nemico (politico) sempre diverso. Galli: “E allora il Pd?”

Mai dimenticarsi delle proprie radici. “Non importa dove si è arrivati” è la frase giusta, per centrare l’essenza del convegno organizzato ieri sera (30 novembre 2018) dalla Lega Como. Incontro dal titolo “Ricordando Gianfranco Miglio”.

Per chi non fosse a proprio agio con uno dei teorici del pensiero federalista: il lavoro di Gianfranco Miglio può essere considerato l’origine, la primogenitura, dell’impianto ideologico leghista di Umberto Bossi, prima che Matteo Salvini subentrasse alla segreteria del partito rivoluzionandone l’offerta politica e adattandola a un elettorato panitalico.

Il convegno, organizzato per celebrare i cento anni dalla nascita di Miglio, si è svolto sullo sfondo di un esame imminente da parte del consiglio dei Ministri del referendum sull’autonomia di Regione Lombardia, tenutosi nell’ottobre del 2017 e conclusosi con una netta vittoria del voto in favore dell’autodeterminazione regionale, (secondo il sito della Regione, i sì sono stati il 95% con un’affluenza, va detto, dell’11% degli aventi diritto).

Gli esponenti comaschi della Lega non sono mancati. Il vicesindaco di Como e deputato, Alessandra Locatelli, il commissario provinciale del Carroccio, Laura Santin, il sottosegretario regionale leghista, Fabrizio Turba. Erano tutti presenti alla lectio magistralis di Stefano Bruno Galli, assessore regionale per l’Autonomia e la Cultura, sul pensiero migliano.

Santin, non a caso, ha aperto il convegno dichiarando che “l’arrivo del referendum Lombardo sull’autonomia in Consiglio dei Ministri porterà rispetto ai voti di tre milioni di lombardi. Oggi ricordiamo Miglio proprio per questo, per l’indipendenza lombarda”.

Galli ha presentato un piccolo compendio, di cui è autore.  Tre saggi di Miglio: Genesi e Trasformazione del Concetto di Stato, Le contraddizioni dello stato unitario e Vocazione e Destino dei Lombardi.

Secondo Galli, oggi, c’è la “necessità di ricordare Miglio, un grande lombardo che ha reso grande la Lombardia, un accademico completo che era in grado di intendere lo spirito del tempo e che intendeva lo stato in una prospettiva organicistica in cui gli stati possono nascere ma possono anche estinguersi”.

La struttura del compendio riflette, secondo Galli, questa visione, analizzando la questione federalista da un livello macroscopico a uno microscopico, partendo dalle criticità dello stato centralista fino ad arrivare a una dettagliata descrizione dello “spirito lombardo” : “Uno spirito calvinista, di natura economico-produttiva, volto a un capitalismo sociale, anti-stato e antipolitico che ha trovato espressione nel referendum sull’autonomia, un modo di regolare i rapporti con il centro (Roma, Ndr) in maniera contrattuale e pattizia, come diceva Miglio”, ha spiegato Galli.

Parlare di autonomia lombarda invoca echi bossiani in maniera quasi automatica. Celebrare il padre ideologico della Lega Nord sembra essere fuori tono rispetto alle attuali movenze politiche del partito di Matteo Salvini che del “prima gli Italiani” ha fatto cavallo di Battaglia. Non secondo Galli però che ha spiegato a ComoZero: “Miglio e Salvini non sono sullo stesso piano. Sono su due piani che non vanno confusi. Il sovranismo del Paese sull’Europa non contraddice il federalismo interno. Si è parlato di Salvini come di un traditore ma chi è ad un passo dall’autonomia adesso?”

Confrontato sulla necessità apparente nella narrativa politica leghista di trovare un nemico esistenziale (un tempo Roma, oggi Bruxelles), Galli ha spiegato che: “Si tratta di una strategia comune in politica. Che i nemici cambino trovo sia normale è un vecchio gioco. La sinistra lo fa regolarmente. Si guardi al PD che ha chiesto un referendum contro il Decreto Sicurezza”.

 

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