Confronto serrato, quasi sempre indiretto, e le parti che – storia già scritta – rimangono al punto di partenza. La vicenda anima il dibattito da giorni. 50 persone, tra migranti e senza fissa dimora italiani, con la chiusura del Centro Emergenza Freddo di via Sirtori si trovano in strada da tempo. Altrettante ne arriveranno a fine mese con lo smantellamento dei tendoni. La questione è stata sollevata la scorsa settimana dai volontari di ComoAccoglie: che fine faranno?
L’associazione, come annunciato, questa sera si è presentata per assistere ai lavori del consiglio comunale. Così il capogruppo di Svolta Civica, Vittorio Nessi, si è fatto portavoce delle istanze del sodalizio.
“I volontari di ComoAccoglie hanno scritto al Sindaco di Como una lettera – ha detto Nessi – con la quale attiravano l’attenzione dell’Amministrazione sul fatto che l’accoglienza per i senza tetto presenti sul territorio comasco in relazione all’emergenza freddo doveva considerarsi conclusa, come comunicato dal direttore della Caritas Roberto Bernasconi, sicché, a far tempo dai primi giorni del prossimo mese di maggio, circa cento persone rimarranno prive di un rifugio notturno”.
“Nella loro nota i volontari hanno ribadito la propria volontà di collaborazione e hanno invitato il Sindaco a ‘ soluzioni più consone alla dimensione e complessità del problema’. Sappiamo benissimo che non bastano le buone intenzioni per risolvere problemi complessi e che la burocrazia è spesso nemica delle soluzioni ottimali e rapide. Ma, la buona politica, al di là del facile buonismo, ha il compito di affrontare e risolvere le difficoltà che riguardano la collettività. E se un centinaio di donne e uomini ha il problema del dove andare a dormire, questo è un problema che la buona politica deve affrontare. Da troppo tempo l’amministrazione Landriscina ha lasciato senza risposte le numerose istanze provenienti da più parti e dirette ad affrontare in maniera concreta i problemi legati all’inclusione e ai fenomeni migratori, senza assumersi le responsabilità legate al ruolo pubblico ad essa assegnato”.
“Non è possibile lasciare fuori da ogni controllo un numero rilevante di persone, che andrebbe a collocarsi sul territorio senza alcun presidio sanitario e in precarie condizioni igieniche. In secondo luogo, perché la cittadinanza ha bisogno di avere certezze circa il rispetto del decoro collettivo e dei valori della legalità. Ignorare la presenza di figure ai margini della società non tutela né queste persone, né la collettività. Infine, non va dimenticato che una buona politica non può fare a meno di valori di riferimento e sotto questo aspetto va affermato il principio secondo cui l’accoglienza costituisce un valore importante. Certo, la generosità ha un costo, ci porta su terreni impegnativi, ma costituisce l’unico modo per non chiudere la società nella spirale dell’indifferenza e dell’egoismo”.
Non è mancata la replica del vicesindaco e assessore ai Servizi Sociali, Alessandra Locatelli, che ha letto in aula una nota inviata oggi a Il Settimanale della Diocesi di Como.
“Come assessore alle Politiche Sociali ho ritenuto di dover migliorare e incrementare per il prossimo anno il contributo dato in passato per l’emergenza freddo, e desidero continuare la preziosa collaborazione intrapresa sul tavolo di coordinamento. Prossimamente il territorio verrà coinvolto nel progetto “Strade verso casa”, che metterà in pratica molte azioni mirate al contrasto della grave marginalità.”
“A fine mese terminerà anche l’accoglienza presso i tendoni predisposti dalla Caritas al Centro Cardinal Ferrari di via Sirtori, gestita in collaborazione con l’associazione Como Accoglie.
Il problema che investe i senza dimora è complesso e ovviamente non si limita al solo periodo invernale. La città di Como, che è una città di confine e pertanto luogo di transito per molti soggetti intenzionati a raggiungere anche altri paesi, diventa un centro ad alta presenza di persone migranti accolte nei percorsi governativi e di altre che invece ne sono uscite. A questo proposito, ricordiamo che sul nostro territorio non è pensabile destinare altre strutture ai richiedenti asilo.
Le politiche sociali della città di Como devono oggi andare incontro alle esigenze dei cittadini più fragili, per i quali non sono previsti bandi nazionali o risorse provenienti dall’Unione Europea a sostegno di percorsi formativi o di inserimento lavorativo, non sono previsti bandi per il tempo libero relativi allo sport e alla cultura, che invece per i richiedenti asilo ci sono e, inoltre, si fa sempre più fatica a rispondere all’emergenza abitativa e anche occupazionale.
Per i cittadini senza dimora, l’intenzione è di estrapolare alcuni appartamenti attualmente non assegnabili perché da ristrutturare, mettendoli a disposizione delle associazioni del territorio, che potrebbero adeguarli ideando percorsi mirati all’autonomia delle persone senza dimora”.