Quasi alla fine, arriva Maurizio Traglio. E, al di là della sua candidatura a sindaco per il centrosinistra nel 2017 e dei suoi ruoli da imprenditore già conosciuti, ieri sera – nella famosa serata allo Yacht Club organizzata Barbara Minghetti – Traglio ha parlato soprattutto con la prospettiva del suo ruolo più recente. Ovvero, da presidente di C.Next Spa, ossia – citiamo dalla definizione ufficiale – “la newco che si prenderà carico di sviluppare sul territorio nazionale e internazionale un network di poli di innovazione per mettere a sistema la NExT innovation, il modello di technology transfer inclusivo nato a ComoNExT, l’innovation hub che ospita 140 imprese innovative”.
Introduzione un po’ lunga, forse, ma che porta al punto, perché ieri sera come mai prima – forse nemmeno quanto Paolo De Santis lanciò la proposta di un hub della creatività – nessuno come Traglio aveva tratteggiato in maniera così nitida il futuro dell’area Ticosa nel caso in cui vincesse Minghetti. E soprattutto non era mai successo così vicino al voto, quando le parole pesano.
Il punto di partenza è nato da una constatazione sulla composizione della sala che ieri era ad ascoltare anche Remo Ruffini, amministratore delegato Moncler, Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, Paola Dubini, docente Università Bocconi di Milano e Serena Bertolucci, direttrice Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura.
“Qui – ha esordito Traglio – non c’è nessuno che parla la lingua della Generazione Z (nati tra il 2000 e i primi anni ’10, ndr) e questo mi preoccupa. La capacità tua (riferito a Minghetti, ndr) sarà evocare in loro l’interesse per la città e convincerli a venire a giocarsi il presente e il futuro a Como. Abbiamo circa 40 aree dismesse, sono storie che dobbiamo legare insieme e da cui nasceranno opportunità. Ma per fare questo serve un’amministrazione credibile, che certo non è quella uscente”.
Dopo un accenno polemico ai “fetentoni che parlano di vipponi: qui non ci sono vipponi, c’è gente che ha fatto tanto per la città, per il Paese e per il sistema”, siluro lanciato a chi ha contestato la serata di ieri come una “riunione di poteri forti (Fratelli d’Italia, ndr)” o proprio specificamente di “vipponi (Rapinese, ndr)”, Traglio si è sbilanciato sul futuro della Ticosa, collocata testualmente ormai “in the middle of nowhere”, nel mezzo del nulla.
“Si sa benissimo del mio innamoramento per quell’area in the middle of nowhere, che ormai non ha più neanche un nome – ha detto Traglio – Sì, la Ticosa. Mi chiedo: come possiamo non vedere quel luogo come un posto che ospita una grande fondazione che si occupa del bello, dell’innovazione, della moda e della ricerca e, in più, come un centro che studia e poi mette a fattor comune, come quello di Lomazzo (sede di ComoNext e C-Next, dr), la ricerca e lo sviluppo sul design e sulle applicazioni nel tessile e di tutto ciò che vi ruota attorno?”.
E ancora: “Noi abbiamo il Setificio, che non ha nessuno: facciamo in modo che sia trainante in un progetto di alta formazione che porterà a Como 15mila studenti da tutto il mondo, che poi girano per la città, per i suoi bar, i suoi ristoranti e i suoi musei, che per inciso oggi sono chiusi”.
“E allora dico – ha concluso Traglio – se tu Barbara sarai, come sarai, un’amministrazione credibile, si troveranno i modi di fare quello che la città non ha mai fatto, perché questa è una città troppo comoda, con i comaschi della mia generazione che non sono così interessati all’elemento innovativo ma i giovani della Generazione Z sì, loro sono interessati a qualcuno che gli racconti qualcosa di diverso. Nel momento in cui ci sono imprenditori che danno un contributo, la macchina dell’amministrazione torna a funzionare e con un gruppo di persone che seguono questa opportunità, allora Como fa gol ma non in Italia, nel mondo. Ricordiamoci che si può fare: può nascere una struttura e richiamare grandi risorse dal punto di vista della piccola impresa e che dà vita a nuova tecnologia”.
Su un altro fronte – ma forse nemmeno troppo – prima era intervenuto l’amministratore delegato di Moncler, il comasco Remo Ruffini.
“Io penso alla città, alla regione, al Paese come un’azienda che deve attrarre un consumatore, creare un prodotto, avere una visione e una strategia di marketing – ha premesso Ruffini – Como è una delle poche aziende con un grandissimo prodotto ma con scarissimo successo. E’ strano, perché normalmente chi ha un grandissimo prodotto di solito bene o male vende, attrae. Sul turismo, ad esempio, questa città va svegliata per il grande consumatore oltre che per i suoi cittadini”.
Significativo il passaggio di Ruffini sul rapporto tra Como e Milano: “Ci sentivamo la periferia di Milano, invece siamo noi che possiamo creare un grande valore a Milano, dobbiamo dirlo anche al sindaco Beppe Sala, perché quello che nasce là può essere trasferito a Como e creare valore per loro”. Su questo, punto, Minghetti ha rilanciato: “Il rapporto con Milano non è di sudditanza, ma di confronto e di alleanze dalla moda, alla cultura, agli eventi. Ne abbiamo parlato di recente anche con Sala quando andai con Maurizio Traglio”.
Rispetto alle polemiche sulla serata – mai nemmeno citate da Minghetti – significativo comunque un passaggio della candidata sindaco del centrosinistra: “Qui abbiamo ospiti che rappresentano le eccellenze del mondo dell’imprenditoria, della cultura, della ricerca, dell’amministrazione della città e del terzo settore e che sono legate a Como nell’ottica di creare alleanze e fare rete in ogni ambito: dal welfare per le persone più fragili alla cultura, dal turismo dalla formazione, dalle famiglie alle forze economiche della città”.
In ultimo, piccola polemica sulla giunta Landriscina del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: “In questi anni ho avuto difficoltà ad avere rapporti con l’amministrazione della vostra città perché non ha mai cercato la collaborazione a differenza di Cremonta, Mantova, Brescia, Varese, quasi tutte. Como invece è rimasta lì”.
4 Commenti
Mi sto ancora chiedendo con quale coraggio Barbara Minghetti si presenti candidata Sindaco dopo aver totalizzato 42 assenze in Consiglio Comunale.
Forse pensa che con questa diversa, più importante e impegnativa carica, possa battere il suo record?
Non è che Traglio- 34 assenze – la pensi allo stesso modo ?
Mi rendo conto dello sconforto per i risultati dell’avvilente amministrazione attuale, gestita da impresentabili destre politiche. Ma i comaschi sono davvero certi di consegnare la città alle élite dei poteri forti, che dietro a una verniciata di politicamente corretto (e moralmente corrotto) e di finto ambientalismo si camuffano dietro una Donna-in-carriera senza scrupoli etici e che punta unicamente alla propria autoaffermazione? Prima di farlo ci pensino bene, perché a mio avviso l’unico modo per sconfessare, depotenziare e infine rigettare l’incapacità e la malafede di certe cordate partitiche è quello di non partecipare al voto.
Grazie Sig. Citizen K, non avrei saputo descrivere meglio la situazione, non ritengo che imprenditori, visionari si possano essere attratti da 0 capacità progettuale. Poi ci sono quelli rimasti fermi alla generazione alfa (o Rivoluzione d’ottobre).
Potenzialmente la svolta per la città.
L’alternativa sono i soliti noti che nulla hanno fatto e un populista il cui massimo slancio è un parcheggio con pannelli solari nell’area Ticosa…