Silenziata inevitabilmente dalla pandemia, la politica comasca torna a dare qualche segnale di vita. Tre per la precisione: uno istituzionale (il consiglio comunale che torna a riunirsi, sebbene online, questa sera); uno prettamente politico e con qualche venatura di tensione (il rapporto turbolento destra di governo-Forza Italia) e un terzo perfettamente a cavallo tra i due (il destino con annessa neocomunicazione dal sapore vagamente leghista dell’azzurro presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi, con).
Per quanto riguarda il primo punto, abbiamo già detto tutto con l’articolo di ieri che riportiamo qui sotto.
Più interessante il malumore (forse mai sopinto) di Forza Italia, nonostante il recente ritorno nell’esecutivo Landriscina dopo il maxistrappo dell’autunno 2018.
Pare proprio che sul fronte della comunicazione tra l’asse destrorso Lega-Fratelli d’Italia-lista civica e i forzisti, le incomprensioni siano tornate ad abbondare. E certamente il distanzialmento politico reso tassativo dal virus non ha aiutato e non aiuta a dissiparle. Persino le modalità di annuncio del nuovo comandante della Polizia locale del capoluogo – molto stimato in sé, ma il cui arrivo in città, a quanto sembra, è stato appreso via media dai gruppi – non sia stato granché gradito.
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Interpellato sul punto e sul quadro più generale, il capogruppo forzista Enrico Cenetiempo, non nega: “Beh, la sensazione è che nei rapporti e nella comunicazione tra una parte della giunta e il resto le cose non siano granché cambiate in questi 3 mesi e mezzo (Cioffi e Gervasoni vennero nominati a fine luglio, ndr)”.
Dunque, il malcontento già esploso in almeno due casi (il viaggio a Roma del sindaco per la vicenda dei passaggi a livello, con l’assessore forzista coinvolto solo di striscio e a cose fatte, e poi la spaccatura sul nuovo organigramma dei dirigenti comunali) ha messo radici. E si sa, le radici, quando crescono troppo possono spaccare anche l’asfalto. O almeno romperlo costantemente: il che, da qui al 2022, non sarebbe proprio un grande viatico per le nuove elezioni.
E veniamo al terzo punto: il ruolo del nume tutelare di Forza Italia sul Lario, Alessandro Fermi. Delle sue tentazioni di trasloco sul pianeta Lega, molto si è già scritto.
Il tema, ovviamente, con la pandemia è tornato sott’acqua. Ma non è affogato. E forse si spiega anche così, quella nuova forza di comunicazione via social di Fermi, che negli ultimi tempi (cosa strana per un moderato di Forza Italia come lui) si è fatta decisamente più aggressiva, martellante, diciamo così, para-leghista per modi e toni. Soprattutto su Facebook.
E chissà che questo inedito neo-attivismo con la “faccia feroce” di Fermi e i lampi di elettricità che pervadono i forzisti comaschi non siano intimamente legati, a mo’ di vigilia di un doppio botto: strade separate tra il presidentissimo e almeno parte degli azzurri e nuovo valzer degli imprevisti sulla via della giunta Landriscina a Palazzo Cernezzi. Magari con casquè anticipato.
Chissà.