Che una tappa del Giro d’Italia si concluda a Como è cosa che, in assoluto, sollazza e solletica molti appetiti e interessi. Politici, economici, turistici, generali. Naturali e comprensibili.
Che il progetto, poi, sia tecnicamente fattibile è tema che, altrettanto in assoluto, scatena variabili, dubbi e, se non freno a mano tirato, quantomeno un’ampia richiesta di chiarimenti.
Non foss’altro per evitare la figuraccia in mondovisione (che ha neutralizzato l’orgoglio patriottico della sindaca Raggi) messa in cassa da Roma lo scorso maggio.
L’assessore alla Cultura e al Turismo Simona Rossotti da tempo lavora per portare bici e maglia rosa in città. Non un finale di tappa (ovvio, si procede per gradazioni) ma almeno un passaggio intermedio.
La proposta è stata – più o meno formalmente – discussa qualche giorno fa in Giunta. Fra molte perplessità tecniche e logistiche. Non un’opposizione tout court, va detto, piuttosto la richiesta di un progetto preciso al micron. Per non sbagliare, per non andare a spanne di fronte alle videocamere di mezzo mondo.
Così l’esecutivo ha chiesto all’assessore di portare l’ipotesi all’attenzione della maggioranza di Palazzo.
Cosa accaduta lunedì scorso. Ne sono gemmati altri dubbi (non unanimi: Civica e Forza Italia si sarebbero dette entusiaste a prescindere, più freddi, quantomeno scettici, Lega e Fratelli d’Italia) e altre richieste di chiarimento.
Quanto costa? Qualcuno ha domandato. A spanne (ricostruiamo con qualche margine di certezza, non precisissimo): 200erottimila euro da versare a Rcs solo per ospitare l’evento, altri 60-100mila per il piano di pulizia, organizzazione, sicurezza. Altri ancora (non stimati) per i bagni chimici e altre spese.
Poi, tema dei temi, è stato chiesto: “Faremmo un piano asfalti per il Giro, o un piano asfalti per la città?”
Secondo i beninformati, in un’altra occasione, l’assessore responsabile del Piano Asfalti, Vincenzo Bella, è stato netto. “La città sarà asfaltata – avrebbe spiegato – secondo le esigenze dei cittadini”. Poi, ha aggiunto: “Se servirà coprire alcuni passaggi per favorire il Giro non ci tireremo indietro ma non in subordine alla gara”.
Rossotti, in più occasioni, ha spiegato che il 2019 sarà l’unico anno possibile per ospitare l’arrivo delle dueruote a pedali.
Dal 2020 dovrebbe ricominciare il cantiere Paratie, da quel momento nessun evento potrà essere accolto (è ovvio: quale gara a Como senza transitare, o terminare, in zona LungoLago?).
Qualcuno, però, ha fatto presente che la data ipotizzata per l’arrivo della tappa – 26 maggio – coincide con il Concorso di Eleganza di Villa d’Este (già fissato per il 25-26 maggio). La somma dei due eventi, è la tesi non troppo peregrina, sarebbe fatale per la viabilità tra Como e Cernobbio.
Raccontato tutto questo: l’eventuale tappa comasca del Giro sarebbe – tecnicamente quanto a approvazione economica – una Variazione di Bilancio, che, in soldoni, significa: materia per il Consiglio Comunale.
Approdasse in aula, il dibattito sarà complicato, avvolto, sicuramente esplosivo, giornalisticamente divertente e dall’esito niente affatto ovvio. Anzi.
2 Commenti
LA PULIZIA DEL LAGO DALLA PLASTICA !!!!!!
L’ asfaltatura delle strade e’ un dovere civico di qualunque amministrazione governi e non un ricatto per i cittadini che sono contrari al giro d’Italia.
Si amministri con saggezza e non solo guardando il tornaconto e la visibilita’ .
C’e’ un lago ancora colmo di plastica e riconoosciuto come tra quelli piu’ inquinati e non e’ stato fatto ancora nulla .
Ah, il 23 Agosto leggevo “arrivo” di una tappa. Siamo già a elemosinare un passaggio. Canteremo vittoria montando un maxischermo per vedere la tappa a Lecco?!