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Politica

Senzatetto, Patrizia cuore e coperte. Appello alle consigliere: “Unite per un dormitorio”

Dell’onore, della coerenza e dell’integrità politica ha fatto azione, non c’è dubbio. Patrizia Maesani così è: pensiero, cuore, pancia e un QB a piacere di follia (quella di Erasmo).

La cronaca di questi mesi lo racconta. In difesa di posizioni non negoziabili sull’ex Centro Migranti di via Regina e sul dormitorio improvvisato fuori dall’ex Chiesa di San Francesco si è dimessa da Capogruppo di Fratelli d’Italia:

Via Regina-San Francesco. La leonessa sfonda la gabbia, clamorosa Maesani: “Mi dimetto da capogruppo” 

Sfondare la gabbia però non è bastato alla leonessa che, evidentemente, deve cacciare da sola o, quantomeno, ha bisogno di riconoscersi in un branco diverso.

Così ha lasciato il gruppo per confluire nel Misto. Perché? Un complesso di ragioni, di sofferenza, un dialogo ormai impossibile col proprio partito e con la maggioranza. Ancora una volta tra le molte questioni un intreccio di pensieri sulle questioni sociali, sulle gravi marginalità e gli ultimi, qui:

Fratelli addio, ciclone Maesani: “Sì, ho pianto. Ma la destra di distrazione di massa non è la mia” 

Strappate le ultime catene torna alla carica. Con la mezza chiusura di Emergenza Freddo il 50% degli ospiti di via Sirtori è tornato in strada (tra un mese anche la parte gestita da Como Accoglie chiuderà i battenti):

Emergenza Freddo dimezzata, San Francesco torna maxi giaciglio per migranti e senzatetto

Emergenza Freddo chiude a metà: 50 posti per un altro mese. Per i senzatetto, poi, il nulla

Maesani non ci sta e ci invia un lungo scritto (lo trovate integrale in fondo all’articolo) dove racconta mesi da volontaria fra senzatetto e migranti.

Un diario, un ritratto dove, spiega: “In poche righe vorrei raccontare la mia esperienza non per lodarmi, credetemi, c’è poco da lodarsi da parte di un consigliere comunale che non riesce proprio a convincere l’amministrazione cittadina che di un dormitorio ci sarebbe bisogno tutto l’anno! In questo mio scritto c’è solo la cocciuta voglia di dare un volto agli invisibili”.

Ph: Pozzoni

Un percorso che sfronda preconcetti d’antiquariato. In effetti, scrive sottotraccia Maesani, perché chi arriva da una storia di destra (e fieramente agnostica) non dovrebbe assumere su di sé la pena dell’altro?

“Queste esperienze ti cambiano dentro, ti fanno comprendere che nella vita tutti ma proprio tutti possiamo finire in via Sirtori o sotto i Portici di San Francesco. Ti fanno capire che oltre al tozzo di pane, al tè caldo e ad un letto sicuro l’essere umano si nutre di sguardi, parole, ascolto. Ti fanno sentire sconfitto perché l’Emergenza Freddo è un servizio a tempo, che chiude il primo di aprile ma da quella data quelle persone non scompaiono anzi si troveranno in una situazione di difficoltà ed a volte di pericolo”.

Ph: Pozzoni

“Como, la vera Como – aggiunge – non è quella che chiude i dormitori il primo di aprile, non è quella che fa finta di non vedere i portici dove dormite, non è la città dei cialtroneschi proclami, non è la città del latte caldo negato, non è la città dei nemici e dei pericoli inventati. Como è anche quella città dei volontari che avete visto e conosciuto questo inverno, quei volontari che quando vi incontreranno per strada o sotto un portico non faranno finta di niente volgendo lo sguardo altrove”.

Quindi l’appello accorato, partendo dalle colleghe d’aula. “Perché esiste una Como che non vi considera invisibili ed è a quella Como alla quale faccio appello, in primis alle mie Colleghe di consiglio comunale che hanno prestato servizio in via Sirtori come anche a tutti i consiglieri comunali che non hanno smarrito il senso della realtà unito a quello dell’umanità. Colleghe di consiglio comunale che hanno prestato servizio in via Sirtori come anche a tutti i consiglieri comunali che non hanno smarrito il senso della realtà unito a quello dell’umanità di promuovere un’azione comune affinché si impegnino sindaco e giunta a destinare un immobile comunale a dormitorio permanente dedicato ai senza fissa dimora”.

QUI LA LETTERA INTEGRALE INVIATA A COMOZERO:

Dare un volto agli invisibili
Renditi utile ma fallo in silenzio. In caso contrario il tuo contributo si tramuta in un esercizio egotico! Frase vera ma solo in parte. A volte parlare, metterci la faccia può servire a far capire a chi non immagina che a cento metri dal nostro centro storico c’è un dormitorio dove le notti d’inverno trovavano riparo gli invisibili sino a fine marzo. In poche righe vorrei raccontare la mia esperienza non per lodarmi, credetemi, c’è poco da lodarsi da parte di un consigliere comunale che non riesce proprio a convincere l’amministrazione cittadina che di un dormitorio ci sarebbe bisogno tutto l’anno! In questo mio scritto c’è solo la cocciuta voglia di dare un volto agli invisibili.

Entro, in una serata di novembre, in un’affollata sala del Cardinal Ferrari e mi trovo circondata da tantissima gente che come me ha risposto all’appello dell’Emergenza Freddo. Gli organizzatori spiegano a noi volontari come si svolge il servizio di accoglienza ed il servizio notturno. Ci vengono spiegati non solo gli approcci pratici e materiali ma altresì ci vengono forniti tutta una serie di consigli su come portare conforto morale, su come interagire con il nostro prossimo, cioè donne e uomini, in tutto CENTO, senza fissa dimora che dormiranno in via Sirtori per alcuni mesi.

Mi guardo attorno e vedo un’Arca di Noè di volontari. Alpini, Protezione civile, semplici cittadini, volontari della Croce Rossa, City Angels. Non li conosco tutti ma percepisco quella volontà comasca del voler darsi da fare per garantire quel minimo di dignità a uomini e donne a cui la vita sta togliendo tutto. Mi guardo attorno e mi dico che Como è anche questa, per fortuna!

Da quella sera di novembre sono passati i mesi e ho trascorso diverse notti di turno al dormitorio e con me più di un centinaio di volontari che si sono alternati dal primo di dicembre al primo di aprile. Ogni notte è stata diversa come sono diverse tra loro le storie di chi dorme in via Sirtori, volontari ed ospiti. In poche righe le storie di alcuni di loro..

L’Alpino!
Turno di dicembre. Gli Alpini, uomini dai capelli grigi che portano fieramente il cappello con la Penna Nera. Non posso non amare questa Uomini abituati ad esserci senza neanche bisogno di chiamarli, con quello spirito di corpo e di servizio esemplari. Uno di loro, un signore del lago, fisico da Alpino, baffoni simpatici e dolcezza da nonno mi ripete “sono esseri umani, punto. A me basta questo per passare qui la notte e domani lo racconterò ai miei nipoti. Ai giovani dobbiamo regalare esempi non parole”. Concretezza e alti valori!

L’uomo con la Valigia
Lui è una certezza. Ogni volta che mi sono trovata in un contesto di aiuto agli ultimi lui è sbucato con la sua valigia all’occorrenza attrezzata con mestoli e coltelli per cucinare un pasto caldo (come Sant’Eusebio) o con scarpe e maglioni per coprire che anche di inverno indossa magliette e ciabatte. La sua dolcezza è infinita ed è pari alla sua volontà di esserci quando qualcuno ha bisogno. Insomma “l’uomo con la valigia” è un mio punto fermo, anche in via Sirtori. Alla fine del suo turno mi offre un the e mi dice “ed anche questa sera c’è un tetto per tutti. Posso dormire un po’ più tranquillo”.

I Seminaristi ed il Muro di Berlino
Turno di gennaio, all’accoglienza c’è un gruppo di giovani seminaristi. Ragazzi profondi ed al tempo stesso muniti di quella leggerezza giusta per i loro anni. Passiamo la sera a chiacchierare e non so perchè finisco con il parlare del crollo del Muro di Berlino. Loro mi dicono che non erano ancora nati! Io gli rispondo che si son persi un bel momento della storia recente. Da giovane io ho visto crollare un muro e quel crollo per me, come per tutta la mia generazione, ha inspirato la speranza, loro invece sono spettatori di muri che si ergono con tutti i sentimenti angoscianti che ne conseguono. I Seminaristi mi guardano e mi danno una gran lezione, a me povera agnosticaccia “Noi abbiamo il Vangelo il quale non contempla muri ma ponti. Essere qui questa notte vuol dire mettere in pratica le parole del Vangelo”. Seminaristi 1 – Agnosticaccia 0. Grandi ragazzi!

Il Medico (con la M rigorosamente maiuscola)
Il mio primo turno notturno l’ho svolto con un medico. Un uomo colto e distinto che mi sarei aspettata di incontrarlo ad una mostra d’arte contemporanea o ad un concerto di musica sinfonica ed invece e lì con me al dormitorio, a dimostrazione che il mondo del volontariato è proprio una bellissima Arca di Noè. Mi ha spiegato che la vicinanza alla sofferenza è nel DNA di chi svolge la sua professione e se una battuta, piuttosto che un abbraccio, servono a lenire un po’ la sofferenza ben vengano anche quelli. All’alba, mentre prepariamo le colazioni, si guarda intorno, sparisce per pochi attimi e poi ritorna con una torta acquistata al mercato. Io sorrido vedendo quel ben di Dio di torta lui mi guarda e mi dice “iniziamo tutti questo sabato con un po’ di dolce che la vita è già abbastanza amara!”. Finito il turno ci abbracciamo come vecchi amici. Potere di via Sirtori: entrare in empatia in pochi secondi!

Le consigliere comunali
Bello entrare in via Sirtori e trovare alcune colleghe di consiglio comunale che prestano servizio all’accoglienza. In quel momento mi rendo conto che gli schieramenti svaporano in un istante. Siamo tutti lì con un denominatore comune: gli esseri umani. Sono certa che dopo questa comune esperienza, pur mantenendo visioni diverse su tante cose, il nostro rapporto sarà diverso, perchè questi momenti cambiano e impongono di buttare una buona volta al macero quegli stupidi stereotipi della politica 2.0 in base ai quali chi siede dall’altra parte è un nemico.

I City Angels
Basco blue, maglietta rossa, voglia di fare. Loro non fanno ronde ingrugnite, girano in strada a soccorrere le persone e dove c’è bisogno arrivano. Gente meravigliosa di ogni età questi City Angels. Con molti di loro nel tempo sono andata oltre la semplice conoscenza ma di tutti, proprio di tutti, posso dire che hanno un denominatore comune: infinità umanità!

Per alcuni sono gli Invisibili, per alcuni ma non per me
Poi ci sono loro, gli invisibili, cioè le donne e gli uomini che alcuni illuminati in città vorrebbero rendere invisibili. Ho tentato, in punta di piedi, fra un bicchiere di the ed una partita a calciobalilla. di conoscere le loro storie
Storie a volte di droga ed alcol, a volte solo storie che hanno come incipit un matrimonio fallito, un lavoro perso o la morte del proprio compagno o della propria compagna. Storie di solitudine e malattia psichica. Storie di violenza subita, perchè sulla strada c’è anche la violenza e se a subirla sono le donne si può immaginare di cosa sto parlando.

Alcuni di loro mi spiegano che per chi vive per strada il giorno peggiore è la domenica d’inverno, perchè alla domenica non è attivo il servizio “Porte aperte” e sono chiusi i tanti altri posti dove in settimana possono trovare rifugio dalla pioggia e dal freddo.

Altri mi parlano di figli e della voglia di riallacciare un rapporto interrotto da anni. Infine uno, sguardo determinato e volto segnato da tante notti in strada mi spiega il difficile cammino per riemergere dall’invisibilità e solo vagamente riesco ad immaginare la difficoltà che comporta l’ uscita da quel limbo umano che è la condizione dei senza fissa dimora.

Le mie notte al dormitorio le ho trascorse su una brandina nella stanza delle donne. In tutto ci sono dieci donne che dormono, di tutte le età e di diversa origine. C’è la signora allegra che mi parla della sua fede, delle tante messe a cui partecipa durante il giorno e mi racconta come un fiume in piena la sua storia, fra il reale e l’inventato. Ha voglia di essere ascoltata perchè evidentemente durante il giorno nessuno si ferma a prestarle attenzione. Ha mantenuto quel pizzico di vanità di noi donne ed al mattino si pettina con cura i suoi lunghi capelli.

Ci sono una mamma ed una figlia che rappresentano la dignità fatta e finita. Sempre in ordine, sempre precise. Al mattino alle 6.30 escono per andare al lavoro salvo ritornare a dormire in via Sirtori alla sera alle 9. Questa mamma e questa figlia sono una piccola famiglia venuta dall’altra parte del mondo che in via Sirtori hanno trovato una temporanea protezione.

C’è una signora di mezza età che non parla con nessuno salvo per chiedere il the al mattino o la chiave del deposito. Non interagisce nel senso pieno del termine. E’ lì, isolata e non vuol contatti. Ed allora imparo al volo che il silenzio è una forma di rispetto che chiede e che io ho l’obbligo morale di donare a lei non senza pormi l’interrogativo di quante pene, quanti dolori possano portare un essere umano a rifiutare di interagire con il prossimo.

Io
Queste esperienze ti cambiano dentro, ti fanno comprendere che nella vita tutti ma proprio tutti possiamo finire in via Sirtori o sotto i Portici di San Francesco. Ti fanno capire che oltre al tozzo di pane, al the caldo e ad un letto sicuro l’essere umano si nutre di sguardi, parole, ascolto. Ti fanno sentire sconfitto perchè l’Emergenza Freddo è un servizio a tempo, che chiude il primo di aprile ma da quella data quelle persone non scompaiono anzi si troveranno in una situazione di difficoltà ed a volte di pericolo. Ed allora ti senti sconfitta e vigliacca. Vorresti passar lì l’ultima sera di apertura dell’Emergenza Freddo per salutare ma ti sembra stonato quel passaggio, ci si saluta alla fine di una vacanza non certo alla fine di un servizio di prima necessità.

Ma ti restano in gola, da giorni, alcune frase che avresti voluto dire a queste donne e a questi uomini con i quali hai condiviso qualche notte e qualche alba: Como, la vera Como non è quella che chiude i dormitori il primo di aprile, non è quella che fa finta di non vedere i portici dove dormite, non è la città dei cialtroneschi proclami, non è la città del latte caldo negato, non è la città dei nemici e dei pericoli inventati.

Como è anche quella città dei volontari che avete visto e conosciuto questo inverno, quei volontari che quando vi incontreranno per strada o sotto un portico non faranno finta di niente volgendo lo sguardo altrove. Perchè esiste una Como che non vi considera invisibili ed è a quella Como alla quale faccio appello, in primis alle mie Colleghe di consiglio comunale che hanno prestato servizio in via Sirtori come anche a tutti i consiglieri comunali che non hanno smarrito il senso della realtà unito a quello dell’umanità di promuovere un’azione comune affinché si impegnino sindaco e giunta a destinare un immobile comunale a dormitorio permanente dedicato ai senza fissa dimora”.

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2 Commenti

  1. Da una stagionata elettrice di sinistra, tanto di cappello a chi, pur appartenendo a una parte politica che non condivido e non concepisco, dimentica gli schemi di partito per mettere davanti a tutto il senso di umanità, e si cala concretamente nella realtà dei più fragili della nostra benestante società. In questo modo rappresenta la parte migliore della città, mentre purtroppo ci siamo abituati a contrapposizioni, dispetti, manovre tipiche di una politica… deprimente.

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