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Tornare con “l’accoltellatore” Renzi? Di Battista lancia la rivolta nel M5S. E il comasco Erba condivide

Lo sconquasso che sta dilaniando il Movimento Cinque Stelle a Roma, nel pieno della crisi di governo e dopo il passaggio di Vito Crimi dal Presidente della Repubblica per le consultazioni, sembra destinato a riprodursi anche nella “cellula” comasca.

I fatti, in sintesi, sono semplici: oggi, dopo una serie di dichiarazioni di vari esponenti del Movimento che mettevano un veto assoluto a una nuova intesa con Renzi e Italia Viva nell’ottica della formazione di un nuovo governo dopo le dimissioni del premier Conte, Crimi – uscito dal Quirinale – ha chiaramente aperto a nuovi colloqui con i renziani pur senza prescindere dalla figura del presidente del consiglio.

“Durante le consultazioni – ha spiegato Crimi – abbiamo espresso la nostra disponibilità a confrontarci con chi intende dare risposte concrete nell’interesse del Paese, con spirito collaborativo, per un governo politico che parta dalle forze di maggioranza che hanno lavorato in questo anno e mezzo ma con un patto di legislatura chiaro davanti ai cittadini, e che sia affrontato con lealtà”.

“Per il Movimento 5 stelle – ha aggunto Crimi – l’unica persona in grado di condurre con serietà ed efficacia il Paese attraverso questa fase particolarmente complessa è Giuseppe Conte”.

Apriti cielo: subito dopo più di un big dei Cinque Stelle – da Barbara Lezzi a Nicola Morra – ha aperto i cannoni sulla mano tesa a Renzi. E più pesante di tutti è stato Alessandro Di Battista, che è andato giù durissimo in un post su Facebook subito dopo il discorso di Crimi.

Tre le frasi, queste: “Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un “accoltellatore” professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. Ed ogni coltellata sarà un veto, un ostacolo al programma del Movimento e un tentativo di indirizzare i fondi del recovery verso le lobbies che da sempre rappresenta. L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie”.

Il che significherebbe un sanguinoso strappo all’interno dei pentastellati. E chi ha condiviso immediatamente il post di Di Battista? Il consigliere regionale comasco dei Cinque Stelle, Raffaele Erba, pur senza aggiungere una sola parola in più.

Che sia anche lui al passo d’addio, in caso di ri-alleanza tra M5S e Italia Viva, a Roma, per il Conte ter?

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2 Commenti

  1. Di Battista ed Erba in Parlamento non ci sono. Non hanno il timore di andar via e soprattutto non hanno la certezza di non riuscire a tornarci. Questo Salvini non lo aveva capito mentre Renzi, più sveglio, lo ha capito bene. La situazione mi ricorda un colloquio di lavoro di molti anni fa. Il nostro cliente si era innamorato di un ufficiale di carriera dei paracadutisti e voleva a ogni costo offrirgli un lavoro molto importante, ai vertici di una delle sue aziende e molto molto ben pagato. Passammo tre quarti d’ora ad ascoltare le più strabilianti avventure: lanci con il paracadute, cecchini in Libano e in Somalia, assalti e controassalti fino a che toccò a noi parlare. Gli spiegammo le condizioni contrattuali. Quando si accorse che era previsto la risoluzione del contratto per i dirigenti, il licenziamento per intendersi, lo sguardo baldanzoso di un “eroico guerriero” trasfigurò in quello preoccupato di uno “statale ipergarantito”. A mandare a “vaffa” gli altri ci vuole poco ma quando si tratta di andarci o di rischiare di andarci, è molto più dura! È facile parlare per chi in Parlamento non c’è. Molto facile.

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