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Ucraina, Bartolich: “Non parteggiamo, aiutiamo i profughi”. Civitas, Magatti capolista

Buona partecipazione, ieri sera, all’iniziativa “Uno sguardo sull’Ucraina” organizzato dalla candidata sindaca di Civitas, Adria Bartolich.

Numerosi i partecipanti e molte voci anche dal paese che sta fronteggiando l’invasione della Russia dal 24 febbraio scorso.

Dai relatori è emerso, relativamente alla guerra e alla situazione di quel Paese, un quadro inevitabilmente molto difficile.

“Non è compito nostro parteggiare per gli uni o per gli altri – spiega Adria Bartolich – Naturalmente ognuno di noi sulle ragioni del conflitto ha le sue opinioni: la cosa importante, però, in questa fase, è attivare tutte le misure che consentano di soccorrere i profughi che dall’Ucraina stanno scappando, aiutandoli nella fase di grande difficoltà che stanno attraversando e attrezzandoci anche per fronteggiare la loro sistemazione anche a regime”.

“Questa guerra potrebbe durare a lungo, anche se noi, naturalmente, speriamo il contrario. Oltre tutto Como, che è città di frontiera, negli ultimi anni ha dovuto fronteggiare diverse emergenze derivanti da flussi di persone – aggiunge la candidata – che improvvisamente erano costrette a spostarsi per ragioni legate ai conflitti in atto nei loro paesi. Abbiamo avuto arrivi di maschi adulti e prevalentemente soli, ora dobbiamo attrezzarci prevalentemente per donne e bambini, visto che gli uomini sono rimasti a combattere in Ucraina”.

“Predisporre misure di accoglienza che possano essere rese immediatamente disponibili per le emergenze, è quindi inevitabile e necessario – conclude Bartolich – Gli arrivi di donne e bambini implicano una complessità di cui tenere conto. Sia per quanto riguarda l’acquisizione in tempi brevi della lingua, sia per quanto riguarda il proseguimento degli studi che la loro sistemazione, anche per periodo lunghi. E’ necessario provvedere senza rigidità e tenendo conto dei diversi tipi di profughi, alcuni dei quali hanno solo l’esigenza di transitare verso altri paesi, mentre per altri occorrerà provvedere con sistemazioni di lungo periodo”.

E’ intervenuto anche Bruno Magatti, prossimo capolista di Civitas, alle elezioni e già assessore ai servizi sociali del Comune di Como. Magatti ha ricordato che da molti lustri nella nostra città è stata sede di arrivi numericamente significativi, ultimo nel 2016, di donne e uomini in fuga da guerre, persecuzioni o semplicemente miseria.

La capacità di risposta è stata elevata ogni qual volta l’amministrazione, di concerto con le altre istituzioni, si è assunta la responsabilità di coordinare e promuovere le azioni necessarie anche col coinvolgimento di Enti e associazioni della società civile. Ricordando poi l’adesione di Como all’Associazione Internazionale Delle Città Messaggere di Pace e fin dalla sua costituzione nel 1987 e, pochi anni dopo, a “Mayors for peace”, associazione dei sindaci per la pace ha rimarcato come l’attuale momento storico esiga un coraggioso rilancio, in capo agli amministratori, degli impegni assunti in tali sedi.

Magatti ha sottolineato come “le esperienze del recente passato hanno evidenziato l’importanza di disporre di strutture, di un’organizzazione e di una idonea capacità politica e ricordato come siano le leggi regionali ad affidare alle istituzioni il compito di programmare, progettare e realizzare strumenti e azioni per affiancare le persone in condizioni di vulnerabilità psicosociale o di bisogno economico.

“Siano i cittadini – ha concluso – a esigere con determinazione che gli amministratori eletti siano fulcro e punto di riferimento di tutte le azioni necessarie per un’accoglienza che non si limiti alla fase emergenziale”.

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10 Commenti

  1. Molto interessante. In un articolo su un’iniziativa chiamata ‘Uno sguardo sull’Ucraina’ dove su 7 relatori 4/5 erano ucraini con un alto livello di conoscenza del loro Paese e del loro governo stupisce quanto poco spazio sia stato dato al loro intervento e a cosa avevano da dire delle loro esperienze. Al contrario, è stato dato un ampio spazio agli interventi e alle opinioni dei due relatori comaschi, Adria Bartolich e Bruno Magatti.

    Non stupisce più di tanto che si ritagli un ruolo marginale ai diretti interessati. We’ve been here before, Como. Anche gli stranieri e immigrati sono stati trattati come se fossero degli oggetti per uso e consumo di forti ed accessi dibattiti locali e nazionali dove tutti parlano di loro ma quasi mai con loro. Poco spazio è concesso ai diretti interessati. Sono considerati di rado dei soggetti da interpellare.

    In ogni caso, sulla vicenda dello sguardo di Civitas verso l’Ucraina qualche domanda sorge spontanea:

    1. Il pensiero attuale di Adria Bartolich – “Non è compito nostro parteggiare per gli uni o per gli altri” è stato spiegato / tradotto chiaramente agli ospiti ucraini? Se fosse cosi, sarebbe interessante capire cosa ne pensano loro di questo esempio eclatante di equidistanza.

    2. Adria Bartolich si è distanziata dalla sua posizione spiegata un mese fa sulla sua pagina ufficiale di Facebook dove bacchettava i pacifisti ricordando loro che:

    1) Uno paese aggredito ha il sacrosanto diritto di difendersi

    2) Anche la guerra, seppur trattandosi di una situazione estrema, non è priva di regole che vengono dettate da una serie di accordi internazionali, a cominciare dalla Convenzione di Ginevra, che stabiliscono limiti e tutele nei confronti dei prigionieri e delle popolazioni civili.

    La posizione di un mese fa che riconosce chi è l’aggressore e chi l’aggredito è compatibile con l’affermazione attuale: “non parteggiamo”?

    È buffo quante persone pensano di sapere cosa vogliono e cosa devono fare gli ucraini, e non si trattengano dal dirlo. Non sarebbe il caso, oltre a tenere lo sguardo e il giudizio e l’ opinione fisso sull’Ucraina, di dare più ascolto ai diretti interessati?

    Dobbiamo forse parlare del #Westplaining? George Monbiot, un giornalista di sinistra inglese lo spiega molto bene:

    Westplaining è un termine coniato dalla sinistra dell’Europa dell’Est per descrivere la tendenza di una certa sinistra occidentale ad attribuire tutto ciò che accade ad est della Germania alla politica occidentale.

    Quelli che leggo nella sinistra dell’Europa orientale odiano davvero il Westplaining. Perché? Perché nega la loro realtà vissuta. Suppone che chiunque viva oltre il 15° Est non abbia alcun potere, e sia passivamente soggetto ai capricci della strategia occidentale.

    Suggerisce che Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia ecc. siano state manipolate dall’Occidente per entrare nella NATO, perché non hanno interessi o volontà proprie. Suggerisce che Putin è un semplice burattino delle macchinazioni occidentali, che può essere strattonato come se fosse fatto di stracci.

    È un classico tropo coloniale, una relazione soggetto-oggetto. Solo gli occidentali hanno la possibilità di esercitare la propria volontà per i propri interessi: il resto del mondo è il vuoto in attesa di essere riempito di significato dai nostri schemi buoni o cattivi.

    In genere, questo discorso suggerisce una completa assenza di impegno con gli esponenti della sinistra dell’Europa orientale. I riferimenti sono ad altri occidentali. È una conversazione che stanno avendo tra di loro, su persone che non hanno incontrato e che non ascoltano.”

    1. la frase di Adria Bartolich viene contestata proprio perché contestualizzata: si sta parlando di una guerra di aggressione, dove c’è un aggressore e un aggredito, non di un bisticcio tra bambini.
      affermare che non si parteggia, cioè non si prendono le parti dell’aggredito, è una cosa grave, a mio avviso.

  2. Come “Non parteggiamo”? Zelensky non è sicuramente Cenerentola, ma non prendere posizione contro uno Stato aggressore equivale ad ammettere che questo potrebbe aver ragione. Inaccettabile.

  3. Egr. Sig. Esercito Rosso dovrebbe essere contento dell’invasione oppure no? spera nei capelli rossi dell’eterno candidato al nulla cosmico? Cosa c’entra il PD ? la sig.ra Bartolich è del PD? Bruno Magatti è del PD? Forese non è informato. Non basta credere alle scie chimiche o confutare Darwin per essere considerato essere vivente/senziente.

  4. Cosa significa “non parteggiamo”?

    C’è un aggressore (forte) e un aggredito (debole), scegliere di non prendere posizione è una posizione essa stessa.

    E significa accettare la legge della natura, dove il più debole è destinato a soccombere e il più forte a dominare.

  5. “Non è compito nostro parteggiare per gli uni o per gli altri”: la definizione di ignavia, praticamente.
    Uno Stato sovrano viene aggredito e invaso, con l’obiettivo di renderlo vassallo dell’invasore, e non si vuole parteggiare per gli uni o per gli altri.
    C’è una parte di sinistra che ha perso la ragione.

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