di GIORGIO ALBONICO – Essere scelta come Capitale della Cultura sarebbe una grande opportunità per Como, in quanto porterebbe visibilità internazionale per stimolare uno sviluppo culturale, economico e turistico, magari più mirato.
Occorre in tal caso proporre un progetto culturale. La visione strategica della città. Gli obiettivi (es. coesione sociale, rigenerazione urbana, sviluppo turismo culturale). Il programma delle attività (eventi, mostre, festival, laboratori). Il budget previsto e le fonti di finanziamento (pubbliche e private). Le infrastrutture culturali esistenti e quelle da potenziare.
Il progetto dovrebbe poi coinvolgere la comunità locale, le associazioni culturali, le università e le scuole. Le aziende e gli enti pubblici (Regione, Provincia, Comuni limitrofi).
Noi viviamo in un simulacro di democrazia costruita tanto per fare credere che sia il popolo a decidere qualcosa con una pletora di persone che fanno solo da inutile e dispendioso contorno, quando poi a decidere sono in poche solamente, anzi in pochissime. E dovunque cerchiamo onestà e competenza.
A mio avviso sarebbe tuttavia auspicabile, nei pochissimi decisori, anche la capacità di creare obiettivi tali da perseguire un disegno, un progetto coraggioso. Immaginazione senza percorrere in modo obbligato strade rigidamente burocratiche.
Servirebbero sia burocrati con poteri circoscritti però e, a maggior ragione, nella stanza dei bottoni, persone dotate di immaginazione e desiderio di fare davvero qualcosa di utile e che permanga nel tempo per la comunità. Ce ne sono? Lo auguro per la città.
Como capitale della cultura? Sarebbe adatta, meriterebbe la qualifica?
La città è percorsa da iniziative culturali alcune delle quali assolutamente meritorie, ha rare bellezze paesaggistiche che non si trovano da molte altre parti e concorrono a migliorare il quadro, ha voglia di uscire dal grigiore che da troppo tempo la avviluppa, ha nel suo tessuto persone assolutamente di valore, anche se magari poco valorizzate o conosciute e la qualifica di capitale della cultura sarebbe un grande stimolo, anche solo nel pensare di partecipare a una graduatoria che va in tale direzione.
Il fatto che Como diventi davvero capitale della cultura potrebbe poi essere il traino per altri progetti di cui si dibatte sterilmente da tanto tempo. Uno di questi sarebbe il recupero e la destinazione del Politeama o di un altro edificio storico in abbandono.
Como capitale della cultura con una casa della cultura capace di proporsi in ambito locale ma anche nazionale e, perché no, internazionale. Che poi era il sogno di uno dei sindaci migliori, per me forse il migliore, che Como ha avuto: Antonio Spallino.
In sintesi, per diventare Capitale della Cultura, una città deve sviluppare un piano a lungo termine che integri la cultura con lo sviluppo economico e sociale, coinvolgendo cittadini e istituzioni in un progetto condiviso a esprimere il meglio della creatività locale e globale.
Vi sono amministratori che hanno saputo in passato realizzare un qualcosa che ha cambiato per sempre e in meglio l’aspetto della città e rimarrà nel tempo a dimostrazione che una idea magari coraggiosa se va in porto, cambia davvero la realtà, con vantaggio di tutti, anche di coloro che magari inizialmente la contestavano. Una idea forte e la capacità di realizzarla.
Tempi diversi? Storie, i tempi sono sempre uguali, sono le persone che creano la realtà e quanto manca spesso non sono i fondi come si dice per giustificare l’inerzia, ma le idee e il coraggio di perseguirle. Conta la qualità delle persone e la loro capacità di perseguire sogni e saperli fare diventare realtà. Tutto il resto viene subito dopo.
Le risorse economiche? Certo ci vogliono, devono supportare le idee, ma quando ci sono le idee spesso arrivano anche i fondi. Solo quando non c’è nulla rimane il vuoto. Vuoto il cervello e vuoto anche il portafogli con risorse buttate o sprecate come purtroppo si vede spesso. Sempre nel corso delle varie vicende quando si è voluto realizzare qualcosa di nuovo si è andati contro il pregiudizio dei più e l’opinione comune ma per fare qualcosa di importante occorre una dose di coraggio, di pensiero critico e anche di immaginazione.