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La ‘grazia rara’ del Valduce e Cecilia: “Caduta e rinata, io dico grazie. Non solo Coronavirus, siamo mortali come prima”

L’asfissia delle cronache recenti, controllate e pubblicate al secondo ha, ingenerosamente, e con qualche colpa, messo in secondo (terzo? millesimo?) piano ogni racconto, vicenda e testimonianza sanitaria diversa dal Coronavirus.

Un po’ ci sta: l’emergenza è oggettiva, un dato reale e ben oltre il sovranazionale che non deve essere preso con la leggerezza di un raffreddore.

Un po’ no, non ci sta: l’ansia giornalistica (che pure noi cerchiamo veramente ogni giorno di scansare) del dire sempre e comunque, esattamente come quella politica, è un altro virus comunemente diffuso, molto trasmissibile e dannoso.

Così casca come un gocciolone enorme, pulito e molto salubre, una lettera.

Che riceviamo e pubblichiamo davvero con grandissimo piacere.

Ringraziamo di cuore Cecilia per questa storia e per averla voluta condividere con ComoZero.

La riportiamo integralmente, non serve altra mediazione. Eccola

Buongiorno,
Scrivo questa mail dopo 12 giorni di degenza in seguito a ricovero d’urgenza e intervento operatorio presso il reparto di chirurgia toracica dell’Ospedale Valduce.

Sono stata supportata al meglio perché la mia salute si ripristinasse nel tempo più breve e nel modo più efficace. È il minimo, si dirà: c’è gente che fa bene il suo lavoro. Ma c’è di più.

Le collaborazioni e conversazioni tra di loro, i passi di lavoro, le voci rivolte ai degenti nelle altre stanze e molti altri dettagli di attenzione, hanno restituito per 12 giorni l’eco costante di qualcosa di più grande di una seria professionalità: una cortesia profonda, un impegno appassionato, reali e tangibili.

Dalla signora che sistemava la stanza, alla Suora di reparto, gli operatori sanitari, le fisioterapiste e il gruppo infermieri, fino al team medico col suo primario, dottor Rossi: ho trovato un reparto di persone luminose e dalla grazia rara.

Ho trovato uno standard di cura e gentilezza che mi avrebbero colpita sempre, ma ancora più notevoli, credo, considerato il clima di emergenza stralunata di questi giorni.

Come ho sperimentato, il nostro corpo può trovare modi molto creativi per mollarci, anche senza l’aiuto di un virus sfuggito a un pangolino.

Non siamo più mortali con il Coronavirus in giro di quanto fossimo prima: con o senza emergenza, tra il caos impaurito e la vita vera, l’unico scudo reale è la serietà e la gentilezza di ognuno.

Al secondo piano, in Valduce, la città di Como ha una nicchia di eccellenza umana e professionale di cui essere consapevoli, grati ed orgogliosi.

Cordiali saluti
Cecilia Antolini

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4 Commenti

  1. Condivido pienamente. Sono stata operata in Valduce nel 2004. Oltre alla professionalità ho trovato persone gentilissime tutte nessuna esclusa. In particolare il prof. Rossi e il mio medico che ogni tanto tuttora sento dott. Senatore. Grazie e buon lavoro

  2. Ho frequentato il reparto di chirurgia toracica più di una volta e non posso che confermare l’efficienza di tutto il personale.
    Sempre attenti e disponibili. La medicina cura ma i gesti e le parole aiutano a stare meglio.
    Un grazie a tutti.
    Patrizia.

  3. Finalmente una lettera che ci rincuora , oltre la professionalità c’è di più , relazioni garbate e attente ai pazienti .
    Grazie a chi le sa apprezzare e condividere !
    Patrizia

  4. Il Valduce è di fatto una piccola eccellenza di persone. C’è chi dice che sia così per merito dell’impostazione data dalle suore. Non lo so, ma di fatto chi ci lavora, serenamente o meno non mi è dato saperlo, trasmette al paziente in ogni contesto la giusta armonia e l’umanità dovute ed essenziali nelle situazioni di degenza o di assistenza ai propri cari. Bravi bravi bravi.

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