RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Punti di vista

La Cgil: “Ieri a Como vietati striscioni e slogan. Il governo Meloni limità la libertà e il dissenso”

Durissima nota della Cgil di Como contro alcuni provvedimenti del governo Meloni, con la ricaduta delle disposizioni locali della Questura di Como, entrambi denunciati come costrittivi della libertà di opinione e di dissenso. A livello locale, il sindaco contesta quanto avvenuto ieri a Como. “E’ di ieri la notizia che la Questura di Como, in occasione della manifestazione organizzata dal comitato Costruiamo il Movimento Comasco per la Palestina ha prescritto il divieto di ‘esporre o esibire striscioni, emblemi, bandiere o qualsiasi altra forma di denigrazione nei confronti di Stati esteri, autorità, comunità associazioni o gruppi esteri, ovvero contenenti richiami al sionismo’ e quello di esporre ‘eventuali striscioni o manifesti, la scansione di slogan e l’effettuazione di eventuali interventi oratori dovranno essere rigorosamente il lingua italiana’”.

Una proibizione contro cui la Cgil di Como si scaglia: “La Cgil rivendica il diritto al dissenso pacifico e anche di critica contro scelte assunte dai Governi, tanto più se indirizzato alla risoluzione di un conflitto. Il diritto di manifestare rappresenta uno strumento di tutela della democrazia, condanniamo quindi la limitazione delle libertà individuali e collettive che questo governo teorizza e pratica, anche il divieto di utilizzare una lingua diversa dall’italiano è emblema del degrado e dell’arretratezza culturale attuale”.

Di seguito, la nota integrale del sindacato comasco.

Dal decreto anti-rave alla legge contro gli attivisti climatici. Dalla riforma del reato di diffamazione alla revisione di quello di tortura. Dai 54 milioni di persone identificate nel solo 2023 ai provvedimenti-bavaglio che vogliono ridurre le notizie pubblicabili. È l’Italia delle restrizioni della libertà, dove il dissenso non trova cittadinanza e la protesta è da condannare. O anche da prendere a manganellate, come è successo a Pisa e Firenze agli studenti che pacificamente manifestavano per la Palestina nelle strade del centro e sono stati caricati dalla polizia.

Oggi il è la volta della norma definita anti-dissenso soprannominata da alcuni anti-Gandhi, che prevede il carcere fino a un mese per chi “impedisce la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata ostruendo la stessa con il proprio corpo” e da sei mesi a due anni se il reato viene commesso da più persone riunite e stop all’alternativa della pena pecuniaria.

Questo è quanto prevede un articolo dell’ennesimo disegno di legge sicurezza del governo attualmente ancora in fase di discussione in Parlamento e che conferma la propensione dell’esecutivo Meloni a restringere gli spazi di protesta pacifica nel nostro Paese.
Con questo provvedimento il governo mira a colpire il diritto dei cittadini a manifestare contro quello che si ritiene sia un fatto ingiusto, criminalizza il dissenso pacifico e meramente passivo.

La Cgil di Como si oppone fermamente all’introduzione di tale norma che potrebbe restringere anche il diritto dei lavoratori italiani a manifestare, tale norma tende a ridurre la libertà di esprimere liberamente il proprio pensiero attraverso le manifestazioni e quindi limita il diritto di opinione, diritti che sono tutelati dalla costituzione.

E’ di ieri la notizia che la Questura di Como, in occasione della manifestazione organizzata dal comitato “Costruiamo il Movimento Comasco per la Palestina” ha prescritto il divieto di «esporre od esibire striscioni, emblemi, bandiere o qualsiasi altra forma di denigrazione nei confronti di Stati esteri, autorità, comunità associazioni o gruppi esteri, ovvero contenenti richiami al sionismo» e quello di esporre «eventuali striscioni o manifesti, la scansione di slogan e l’effettuazione di eventuali interventi oratori dovranno essere rigorosamente il lingua italiana»

La Cgil rivendica il diritto al dissenso pacifico e anche di critica contro scelte assunte dai Governi, tanto più se indirizzato alla risoluzione di un conflitto. Il diritto di manifestare rappresenta uno strumento di tutela della democrazia, condanniamo quindi la limitazione delle libertà individuali e collettive che questo governo teorizza e pratica, anche il divieto di utilizzare una lingua diversa dall’italiano è emblema del degrado e dell’arretratezza culturale attuale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
TAG ARTICOLO:

7 Commenti

  1. I sinistrorsi delle varie parrocchiette devono stare molto attenti a tirare troppo la corda…che poi si spezza.

  2. Era da tempo che non si vedevano manifestazioni ad ogni piè sospinto, come accade da quando c’è questo governo in carica.
    Ma pensano che le persone siano tutte decelebrate e non traggano le conclusioni?
    Che poveracci…

  3. Nessuno può vietare a chiunque di esprimere pubblicamente, ovunque e in qualsiasi occasione il proprio pensiero. Se ne facciano una ragione Meloni e i suoi tirapiedi.

  4. Intanto avranno vietato riferimenti antisemiti, vedendo che volevano pure la meloni appesa a testa in giù..insomma un po’ di rispetto per gli altri..o chi è a sx può fare tutto?

    1. Quali riferimenti antisemiti ? Ma naturalmente a sx non si deve certo poter fare tutto, basta poter fare tutto quello che si può fare a dx, nulla di più

  5. Però hanno potuto fare tutto quello che avevano intenzione di fare, nel concreto. Quindi… solo carte e burocrazia formale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo