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Punti di vista

La dignità di Como non dipende dai diktat senza sosta del semidio turista. Città moderna sì, schiava no

La lettera delle ristoratrice comasca che si è (dolcemente, in realtà) ribellata al diktat secondo cui ad agosto non devi – non non puoi, non devi – chiudere l’attività ad agosto in una città turistica è probabilmente una pietra miliare nel dibattito sul futuro di Como e non soltanto di Como, viste le migliaia di reazioni da ogni parte d’Italia. Resterà con ogni probabilità un lampo prezioso della durata di pochi istanti, proprio come una saetta che appare e scompare nel cielo in poche frazioni di secondo, e non cambierà certamente il rotolare della città e del mondo intero verso l’efficientismo 24-ore-su-24 in omaggio al nuovo semidio contemporaneo che è il Turista, sorta di nuovo sovrano assoluto di se stesso e di tutto ciò che deve servirlo in qualsiasi momento, in qualsiasi ora, in qualsiasi giorno.

D’altronde, usciamo dalle ipocrisie: tutti, incluso naturalmente chi scrive, prova ormai una sorta di naturale e acritico moto di indignazione quando in un periodo di vacanza subisce “l’affronto” di non trovare la serranda aperta dell’attività che cerca in quell’esatto istante, in quel preciso luogo, secondo il bisogno più o meno reale di quell’esatto minuto. Ma nello stesso tempo, quella lettera è come se avesse gettato un seme tra la folla: sarà calpestato e ridotto in polvere dai passi militareschi dei battaglioni armati di smartphone e cono gelato, ma chissà che un domani non possa comunque dare qualche frutto, nonostante il suo essere antistorico e fuori dal tempo.

Como, la ristoratrice: “Sì, ho chiuso per ferie. E ne vado fiera, al guadagno ho preferito la famiglia”

Il concetto che la ristoratrice di Como ha improvvisamente dissotterrato con la scelta di anteporre dieci giorni di riposo e di famiglia al guadagno ferragostano e alla sorta di obbligo morale imposto dalle torme di visitatori di “dover tenere aperto” sempre, è persino più profondo del significato già notevole espresso pubblicamente. Va oltre. Ci costringe, sebbene solo per qualche minuto, a guardare le cose sotto un punto di vista che è stato normale per decenni e secoli ma che oggi ormai sembra irrimediabilmente travolto dai pullman tedeschi che assediano il centro.

Quel punto di vista dice questo, in estrema sintesi: esiste una Como che può vivere e avere una sua dignità anche senza dover per forza inchinarsi ai voleri assoluti del turista. C’è una città con millenni di storia, e con essa ci sono persone in carne e ossa nel presente, che possono non sentirsi schiave in eterno del visitatore affamato. Como può esistere e non sentirsi un angolo di terra negletto, arretrato e vergognoso, persino senza dover assecondare ogni voglia istantanea del turista, le sue pretese sette-giorni-su-sette, il suo arrogante concetto del “vengo qui, ti pago, fai quello che dico io, quando dico io”. Cioè sempre.

Como, insomma, può offrire anche altro al mondo senza dover per forza garantire il filetto a mezzanotte a ogni piazza, il gelato all’alba in ogni via, le mutande a mezzogiorno ogni venti metri. Come dice la ristoratrice, in fondo, quelli non sono affatto “diritti inalienabili”. Sono opportunità che una città, o in genere un qualsiasi posto turistico, offre a chi generosamente viene a visitarla. Ma sarebbe opportuno ricordare che non sono solo le leggi del turista a fare la storia di un luogo o a consegnare patenti di dignità.

Certo, è bellissimo e forse anche necessario che una città provi a offrire servizi e proposte al suo meglio quando la sua economia dipende in maniera ormai irriducibile da quel settore economico. Nessuno, tanto per essere chiari, invoca un ritorno agli anni ’60: sarebbe antistorico e probabilmente anche dannoso. Ma una minima mediazione tra la vecchia Como rigorosamente sbarrata ad agosto, desolata dopo le 19 e rigorosamente chiusa in pausa pranzo, e quella che invece il mondo viene a pretendere come sorta di Las Vegas accesa giorno e notte, potrebbe essere una via percorribile. O almeno, non contestabile a prescindere. Uno spunto intellettuale per un dibattito, insomma.

Sarebbe ora che, pur cercando di assicurare ai tanti visitatori che scelgono questo angolo di mondo per trascorrere ore liete e alimentare la ricchezza del luogo, si cominciasse a non sentirsi necessariamente servi del turista a prescindere. Como – esattamente la Como di cui oggi chiunque vuole un selfie  – è esistita con fierezza, dignità e meraviglia anche prima dei bus che ora la inondano a ciclo continuo di folle affamate di pizza e spritz. La città potrà, ma diciamo pure dovrà in ossequio alle grandi leggi dell’economia, continuare a sfamare e dissetare tutti. Ma è così scandaloso pensare che lo faccia anche senza piegare vite, tempo e affetti alla schiavitù della foto su Instagram?

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23 Commenti

  1. Hai centrato l’obiettivo.
    I turisti stranieri sononpiubavvantaggiatibdi noi Italiani.
    Sarebbe giusto , far tassare loro e non noi ,della cosidetta tassa sul turismo.

  2. Niente di nuovo, anche gli anni scorsi, nonostante i lockdown, ad agosto tanti esercizi commerciali hanno chiuso. C’è poco da fare i filosofi, probabilmente chi lo fa se lo può permettere, ha i soldi o ne ha fatti a sufficienza. Riflettiamo piuttosto sul fatto che Como sta diventando una Venezia più scadente: i prezzi sono esagerati e mezza città murata è un airbnb, gli affitti ormai sono fuori di testa e chi ci vive se ne deve andare.

    1. Sono d’accordo con lei, Paracarro.
      I disagi non si limitano alla ristorazione. Chiude solo chi se lo può permettere.
      Aggiungo che i taxi sono introvabili quando servono o almeno davanti alle stazioni ferroviarie: non ci sono tutto l’anno e anche d’estate. Trenord non ha una linea diretta da Milano.
      La ricettività alberghiera e b&b è costosissima, gli affitti alti, i parcheggi pochi e costosi… altro che turisti, qui a scappare saranno anche i residenti!

  3. Chi ha una attività come la ristorazione, in un luogo potenzialmente turistico, effettua una scelta: lavorare con la popolazione locale o lavorare coi turisti.
    Imposti orari, menù, personale a seconda del target.
    Evidentemente la signora non vive di turismo.

  4. …allora io non ho capito di cosa stiamo parlando. Che fenomeno si è verificato quest’anno a Como? Così diverso da altre città…così insolito…quanti bar, ristoranti, pizzerie a COMO CITTA’ hanno chiuso? Quante? E’ un fenomeno nuovo? Preoccupante? Insolito? Non si trova dove andare a mangiare? Non si riesce a bere qualcosa? Tutti chiusi? A Como….o Como lago? Intendo posti turistici. Non mi pare proprio!
    Chi ci dice che la signora, della quale si parla tanto solo perché ha scritto, non abbia un ristorante in provincia, in un paese non turistico e quindi conviene chiudere, magari vicino a un’ azienda che chiude per ferie in questo mese, non ci vanno i dipendenti a pranzare, quindi….va bene chiudere!
    Io non trovo che la situazione sia così tragica. Almeno QUANTIFICATE quanti ristoranti veramente in zona turistica sono chiusi a Como. Altrimenti non si capisce di cosa stiamo parlando e perché ci paragoniamo ad altre città turistiche alle quali non abbiamo niente da invidiare!

  5. se lavori nel turismo tieni aperto in alta stagione:vale per Bormio,per Firenze,per Como.Altrimenti fai altro o non ti lamenti degli affari scarsi.Il caso specifico della ristoratrice e’ legato alle ferie del marito che lavora in un altro campo,e ci sarebbe da discutere sull’abitudine italiana delle ferie ad agosto.

  6. Chiara, eh sì, hai ragione, ma la signora in questione (che risulta in altro articolo che non ho commentato) dichiara CHIUDO PER FERIE E ME NE VANTO (o NE VADO FIERA…o qualcosa del genere)…però non si firma! Una bella foto di un ristorante, che non sarà il suo, non identificabile, insomma….non ci è dato sapere che ristorante sia.
    …neanche commenterei più di tanto.
    Scrive dal terrazzo di casa dei genitori al sud, più povera ma più felice, così dice.
    Non possiamo che essere tutti molto contenti per lei! Si goda il suo MERITATO riposo!
    Forse la signora non fa testo! Forse non rappresenta la maggioranza dei negozianti e ristoratori…direi, non si sa.
    Normalmente sono chiusi la settimana di ferragosto. Ognuno si gestisce la propria attività come vuole senza tante storie. Va bene così!

  7. un pistolotto che,con la lettera che ha aperto il caso e la risposta della ristoratrice,proprio non ha nulla a che fare.Detto questo:la signora ha tutto il diritto di riposare un poco e stare con la famiglia,come i suoi dipendenti;Como e il Lario stanno vivendo un momento non d’oro ma di platino che,pero’,non durera’in eterno se non si organizza un’offerta adeguata(e i servizi sono fondamentali in questo)e che porta denaro ed opportunita’ imprenditoriali e lavorative;bisogna pero’ che la citta’ decida cosa fare di se stessa,uscendo dall’ignavia che la caratterizza da molti anni.Se vuole rimanere una meta turistica ambita non puo’ avere troppe delle attivita’ connesse al turismo chiuse in piena stagione:meglio,nessuna dovrebbe esssere chiusa.Le ferie si possono organizzare e gestire,il che vale per TUTTE le imprese.

  8. Como è una città dalla storia antica. A tutti coloro che parlano di turismo e dunque impresa vorrei indicare e sottolineare l’arrogante ignoranza di quattro cafoni italioti che con malafede intellettuale parlano di impresa ed economia mentre servi e schiavi di un dio denaro ormai in corso di scomparsa. Tengo a precisare a tali ignoranti che IL TURISMO PER SUA OGGETTIVA È PRATICA DEFINIZIONE, È UN INSIEME DI SERVIZI, LEGATI DA UNA DOMANDA/OFFERTA DEFINITA IN PRIMIS DALL’ECONOMIA REALE, E NON DA 4 SLAVI O SASSONI CHE VENGONO A BRUCIARE IL LORO DENARO(PRINCIPIO DI LIBERO USO DEL PROPRIO DENARO DAL QUALE DERIVA IL PRINCIPIO DI LIBERA IMPRESA). IL TURISMO NON È INDUSTRIA. IL TURISMO NON È ECONOMIA REALE. Dunque, e concludo, ritengo che l’imprenditore che cura SE STESSO, IN REALTÀ STA INVESTENDO NELLA SUA IMPRESA.

    1. Il turismo è definito dall’economia reale – il turismo non è economia reale. Ti sei smentito da solo dopo due righe, stai vaneggiando!

  9. Evidentemente la signora in questione ha delle risorse per potersi permettere questa scelta.
    Io rimango del parere che se scegli un’attività che offre un servizio di prima o seconda necessità, dovresti avere quel “riguardo” verso chi ti permette di stare in piedi senza questa arroganza e presunzione.
    Ci sono ben 11 mesi nel calendario per organizzare e pianificare chiusure o ferie a turno dei dipendenti.
    Como, come non mai è la città più ambita al mondo in questo momento , e dovremmo esserne orgogliosi, anche se ci sta chiedendo qualche sacrificio!
    A chi piacerebbe andare in vacanza e trovare un negozio o ristorante su due chiusi nel pieno della stagione?? A nessuno credo!
    Liberissima di fare la sua scelta cara signora, però si aspetti anche qualche critica intanto che si gode la sua famiglia al sole del sud

  10. Scusa. Domanda. Tu vuoi passare il ferragosto in famiglia perché è in tuo diritto??? Molto bene. Sappi che il tuo stesso diritto ce l ha anche l attività che tu vorresti fosse aperta per portare la tua famiglia. Oppure c’è qualche legge scritta che lo impone soprattutto dopo due anni per loro faticosi??? Io quelli come te li definisco con una parola sola: egoisti. Perché la gente non è a vostra disposizione ricordatelo.

  11. apprezzo l’ impegno, ma credo che in agosto anche gli argomenti scarseggino….per dedicare 3 articoli quasi simili, il cittadino che si lamenta dei negozi chiusi, la negoziante che si giustifica dal mare per aver chiuso la bottega, ora cosa fare con il turismo, turistiSI turistiNO. Sono d’accordo con chi scrive che tutti in Italia vanno in ferie ad agosto, forse oggi la situazione è diventata più elastica, i VIP non vengono ad agosto, il magnate si è sposato a giungo. Turisti tutto l’ anno. I turisti tornano ogni anno ogni mese dell’ anno. Como piace. Il problema è inesistente o minimo.

  12. Purtroppo avendo figli la fregatura è che tutto chiude ad agosto, invece mi piacerebbe farle a luglio o da metà giugno, ma è praticamente impossibile

  13. Il problema è che l’Italia fa le FERIE IN AGOSTO PERCHÉ LO STATO HA DECISO COSÌ.
    QUESTO È IL VERO PROBLEMA CHE TRA L’ALTRO REGALA AGLI STRANIERI I MESI PIÙ BELLI E CON I PREZZI PIÙ BASSI.
    SIAMO PROPRIO MESSI MALE.
    SOLO POCHISSIMI POSSONO PERMETTERSI DI FARE LE FERIE IN MAGGIO, GIUGNO, LUGLIO E SETTEMBRE…. PERCHÉ LO STATO CHIUDE AD AGOSTO E LE IMPRESE IDEM.

  14. Penso che il tema posto da Caso sia più ampio rispetto all’apertura delle attività commerciali nel mese di agosto, si tratta di immaginare quale sarà il futuro della città di Como.
    Un centro storico trasformato in tanti B&B e quindi abbandonato progressivamente dai residenti? La città murata come un centro commerciale a cielo aperto?
    Personalmente spero di no, sarebbe però utile e necessario iniziare a discuterne.

    1. Ne parli pure con il nuovo sindaco che ha un programma così a lungo termine che per la fine del mese non saprà già più cosa fare!

  15. Dobbiamo decidere: che città vogliamo essere? Che Paese vogliamo essere? Il turismo si può incanalare e gestire per rendere più vivibile la città anche per i residenti, ma è indubbiamente una risorsa e fonte di guadagno … lo rifiutiamo ? A favore di cosa?

  16. Ogni scelta individuale è lecita…. resta il fatto che viviamo in un Paese che potrebbe sostenersi quasi esclusivamente di turismo e del suo indotto proprio per le sue peculiarità territoriali, culturali, culinarie, storiche e artistiche… questo implica adeguarsi (non sottomettersi) ai relativi ritmi e richieste. Abbiamo invece scelto, in anni passati, la via dell’industria e delle ferie tutti ad agosto (capirai…) massacrando il territorio e trascurando la bellezza di tutto ciò che avevamo, che era ricchezza e autonomia da altri schiavismi. A Como per decenni la ricchezza è stata la seta, coi turni anche di notte e la produzione che non si fermava mai…. Si può stare con la famiglia anche in altri periodi, non esiste solo agosto (e questa estate ce lo ha dimostrato) se si cominciasse a calibrare le ferie di tutti (comprese le chiusure delle scuole). Essere moderni forse può essere anche questo.

  17. La perplessità è un’altra. Il tema infatti non si pone. Un imprenditore è libero di decidere se tenere aperto o chiuso. È lui che è padrone del suo destino, ci mancherebbe altro. Lascia perplessi la contraddizione. Gli consentiamo l’occupazione di altro suolo pubblico per raddoppiare i coperti e recuperare quanto perso durante la pandemia ma giustifichiamo in nome della libera impresa il diritto di chiudere ad agosto? Mah… 😊

  18. Appassionato “pistolotto” del nostro Emanuele, certo tutto condivisibile, ma un ristorante come un bar o una gelateria é innanzitutto una attività imprenditoriale, che deve stare in piedi, dare possibilmente lavoro e utili (ovvia dopo aver pagato le sacrosante tasse), se questo ristorante fosse in zona turistica (non l’ho sinceramente capito) e avesse nel turismo una delle sue principali risorse, poco o nulla c’entra con i presunti diritti dei turisti (spesso cafoni) ma la sua chiusura equivarrebbe a quella di un negozio di giocattoli a dicembre, lecita comunque …. ma che lascia giustamente molto scettici

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