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La lettera: “Lo stadio Sinigaglia deve restare dov’è. Lì sport e razionalismo vivono in simbiosi”

“Lo stadio Sinigaglia deve rimanere in città”. A metterlo nero su bianco con l’intervento che pubblichiamo integralmente di seguito sono Luigino Nessi di Como Comune, Luigi Nessi e Gianluca Giovinazzo di Sinistra Italiana. Un contributo che si inserisce nel dibattito sul futuro dell’impianto che mai come queste ore è tornato di grande attualità.

Riteniamo sia giusto prendere posizione sullo Stadio Sinigaglia, tema che in questi giorni é ridiventato di attualità.

Gianni Brera, stimatissimo cantore del calcio per il quale ricorrerà il prossimo 19 dicembre il trentennale della scomparsa, diceva che lo Stadio Sinigaglia è lo stadio più bello del mondo, a fianco del lago e immerso in un paesaggio mozzafiato. Anche per questo, ma non solo per questo il Sinigaglia deve rimanere lì dov’è.

E’ parte della cartolina della città. Lo stadio, l’hangar, la Canottieri, il vicino Monumento ai Caduti, il Novocomum: ossia sport e razionalismo che vivono in simbiosi.

Ci sono anche altre criticità problematiche da risolvere in questa città. Spostare lo stadio, realizzarne uno nuovo, non sarebbe corretto né economicamente né eticamente per il periodo che stiamo attraversando.

Lo si può certamente migliorare, aumentandone la capienza come in parte si sta già facendo, ma secondo noi il Sinigaglia, lì deve rimanere.

Noi di Como Comune affermiamo che un accordo con l’attuale società calcistica per 99 anni sarebbe troppo impegnativo. Sosteniamo che ci siano tanti modi per far vivere lo Stadio per tutto l’anno e che possa essere utilizzato anche come un servizio alla città. Ad esempio gli spazi sotto le curve potrebbero essere utilizzati dai runners che corrono in quella zona. Gli spazi sotto le tribune potrebbero essere utilizzati per fornire agli stessi docce e spogliatoi oppure un parcheggio per le bici per tutti i cittadini che giungono in zona per lavorare. Fare in modo che la gestione dello stadio non sia vincolata esclusivamente al Como 1907 per poter organizzare eventi (quando non gioca il Como ovviamente) tipo concerti, sport per i giovani con la possibilità per le scuole di accedere all’impianto. Sarebbe bello anche creare un museo dello sport comasco con la storia di tutte le società sportive della città.

Vero poi che ci sono situazioni che esplodono in quella zona quando il Como gioca e c’è spesso tensione con i tifosi ospiti ma questo è un discorso che concerne la cultura sportiva che va studiata, promossa e incentivata. Se non si capisce che occorre lavorare quotidianamente in modo che le curve e il tifo debbano essere manifestazioni e luoghi di gioia e non di scontro, tensioni e disordini si proporranno in qualsiasi luogo Ma questa è una lunga storia da raccontare su cui riflettere e tentare di cambiare.

Secondo noi lo Stadio, rimanendo in quel luogo, deve rientrare e deve essere il luogo principale di un circuito sportivo integrato per la città. D’altra parte prima di parlare di spostare fuori città uno stadio monumento, sarebbe opportuno pensare a tutti gli impianti sportivi abbandonati da sistemare (piscina, Campo Coni, Palazzetto dello Sport solo per citarne alcuni) .

Luigi Nessi Como Comune

Gianluca Giovinazzo Sinistra Italiana

© RIPRODUZIONE RISERVATA

6 Commenti

  1. “Ci sono anche altre criticità problematiche da risolvere in questa città. Spostare lo stadio, realizzarne uno nuovo, non sarebbe corretto né economicamente né eticamente per il periodo che stiamo attraversando.”

    Invece è economicamente ed eticamente corretto blindare mezza Città ogni 2 settimane?

  2. Lo stadio per le partite va spostato fuori comune, così i problemi se li gratta qualcun altro…dov’è ora deve essere riservato per gli sport minori. Come mai è stata intaccata anni fa la pista interna allo stadio e destinata alle manifestazioni ciclistiche ?

  3. Ma tutti quelli (architetti in primis) che giustificano la presenza dello stadio in centro rifacendosi alle sue origini storiche e culturali, lo sanno che:
    1) in origine lo stadio era poco più che un velodromo, non quell’accrocchio di tubi innocenti che è adesso.
    2) nel 1927 le partite non erano uno scontro tra scalmanati e se qualcuno avesse creato i disordini che ci sono adesso, probabilmente sarebbe finito al confino.
    3) ancora un po’, a Como c’erano più carrozze a cavallo che automobili.

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