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Lago di Como: hotel come funghi, ogni salotto una casa vacanza. Ma chi non vive di turismo paga per tutti?

Se la smettessimo di liquidare il tema dell’abnorme afflusso di turisti sul Lago di Como con espressioni tipo “non va mai bene niente” o “poi se non vengono vi lamentate”, sarebbe già un discreto passo avanti. Nessuno, d’altronde, ce l’ha con i milioni (sì, milioni, lo dicono i numeri) di visitatori che ogni anno scelgono Como e i borghi sul lago per vacanze, weekend e gite brevi: è di un’evidenza solare che questo fenomeno porti ricchezza, benessere e prestigio al territorio, alimentandone economia e richiamo.

Fino a oggi, però, la sensazione è che lo sfruttamento di questa portentosa ed esponenziale leva sia stata da un lato un po’ subìta passivamente e con qualche incredulità; dall’altro lato, pare che venga ora cavalcata – senza voler offendere alcuno – in maniera molto parassitaria, nel senso che la grande preoccupazione, sia a livello pubblico che privato, sembra sia soprattutto stipare le folle in ciò che il territorio offriva quasi allo stesso modo dieci-quindici anni fa, senza che però la curva del miglioramento infrastrutturale, dell’accoglienza, dei servizi, della vivibilità abbia seguito quella della crescita delle masse in arrivo. Certo, negli ultimi anni la presenza di hotel soprattutto di lusso ed extralusso è aumentata moltissimo, per non parlare delle strutture alternative, vedi case vacanza (che ormai stanno divorando i centri storici) e B&B. Ma forse il punto è proprio questo: la grande preoccupazione, finora, è stata quella di aver strumenti per “acchiappare” i turisti una volta già arrivati in qualche modo sul Lago di Como, senza preoccuparsi del pre e del post, del come e in che condizioni.

D’altronde, una volta sbarcati a Como, a Bellagio o Tremezzina, i turisti da qualche parte dovranno pur dormire e mangiare no? Certo che sì, ma è ormai evidente che rispondere alle esigenze di chi sceglie il Lario per la propria gita breve o per la vacanza più lunga soltanto guardando ai singoli spicchi non comunicanti (chi per mangiare, chi per dormire, chi per una gita in barca) non si può chiamare gestione del turismo. E’ il soddisfacimento istantaneo dei singoli bisogni ma tutti scollegati l’uno dall’altro, perdendo di vista il quadro generale. I numeri, però, ormai dicono che la logica di occuparsi del turista soltanto quando ormai è qui in coda con il gelato in mano o alla ricerca di un ristorante, ignorando a livello sistematico il prima, il durante e il dopo, non può più funzionare. Anzi, può rivelarsi un meccanismo estremamente dannoso. Pensateci: quando in vacanza finite in posto bellissimo ma che poi si rivela disorganizzato, poco vivibile tra code infinite, carenza di servizi e magari pure prezzi alti, voi che pubblicità farete di quel luogo, al ritorno, con amici, parenti e magari sui social?

Ecco, oggi sia i privati che ancor più le istituzioni territoriali dovrebbero davvero iniziare a occuparsi di turismo con una visione strategica e non più stagionale. Guardando da oggi al 2030, insomma, più che a Ferragosto di quest’anno. Il che potrebbe significare, ad esempio, smettere di osservare passivamente crescere come funghi davanti ai propri nasi maxi hotel, case vacanze e campeggi come fossero entità completamente disgiunte da tutto il resto. Tradotto: per enti e amministrazioni, crediamo sia ormai impossibile continuare ad assecondare senza battere ciglio l’arrivo di grandi brand dell’accoglienza o la trasformazione di ville, palazzi o singoli bilocali in formicai per turisti, senza vincolare in qualche modo questo stravolgimento del tessuto urbano e dell’economia reale di città e paesi a ricadute pratico-economiche a beneficio del potenziamento dei trasporti pubblici e privati (dai bus ai treni, ai taxi e ai battelli, fino alle offerte di mobilità dolce), delle infrastrutture calibrate sulle masse da gestire (parcheggi, strade, porti, attracchi, aree camper, colonnine elettriche e via dicendo) e dei servizi in grado di non trasformare il viaggio del turista in qualcosa di sgradevole (sistema di informazioni rapido ed efficiente, offerta culturale e non solo mangereccia all’altezza, un sistema di governo dei flussi calibrato sulla realtà, fino a cose piccole ma essenziali come ad esempio bagni pubblici).

Non spetta certamente a noi indicare in quale modo si possa vincolare la crescita della mera ricezione turistica con un vantaggio diretto e reale per il territorio che vada oltre l’incasso del singolo, sia esso un hotel, un B&B o una pizzeria. Ma esiste una vastissima fetta di popolazione residente sul Lago di Como che non vive e non vivrà di turismo ancora per tanti anni e non è pensabile che a costoro, da marzo a novembre, siano inflitti solo i disagi delle folle senza sostanziali benefici strutturali. Insomma, sembra ormai ineludibile un intervento di regia della politica o del sistema economico-istituzionale comasco affinché le masse di turisti che certamente arricchiscono il Lago di Como e che nessuno si sogna di cacciare o demonizzare, ma che senza alcun dubbio nello stesso tempo ne stanno stravolgendo identità e vivibilità, siano in qualche modo “costrette” a produrre benefici per l’intera collettività. Anche di chi non ha trasformato il salotto in un’esposizione di divani letto. Come farlo, sta ai Comuni, alla Provincia, ai parlamentari e agli enti di settore deciderlo. Ma abbastanza in fretta, please.

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16 Commenti

  1. Questa città e la stessa Provincia sono sempre state gestite e amministrate con i piedi, la sofferenza di fare da Cantù a Cernobbio in 1 ora non accade solo nei weekend primaverili ma anche durante il resto dell’anno.
    L’assenza di strutture dedicate al turismo di massa e a gestione di eventi per una vera movida è un tema che tocca questa città da sempre, via via peggiorando alla situazione attuale.
    Oggi non si può dire “ok al turismo di massa ma poco alla volta”, oggi si soffrirà un po’ fino a che non si sarà degnamente organizzati, sempre che le varie amministrazioni locali decideranno di lavorare per far sviluppare dignitosamente questo territorio anziché continuare a fare terrorismo contro il turismo di chi non ha milioni in banca.

    1. Credo che tu non sappia neanche cosa voglia dire il termine “recessione”!
      Che tu soffra di un disturbo d’ansia lo ammetti tu stesso!

  2. … Certamente l’economia, quella con l’elle maiuscola ed i suoi ritorni…per contro…poco “Gran Tour” ma tanto Turismo… quello dissennato…per non parlar di Cultura…e poi…le case vuote…che ci sono…ma se non così lasciate…trasformate in b&b ed in alberghi…i terreni, gli scorci e non già “sconci”…fra questi il lungolago e…la Natura…abbandonata…ai dilettanti…la ristorazione e gli speculatori…il caro-spesa…con la Confederazione e tutti gli altri… soddisfacendo così anche Dante…con il…Girone… dedicato…
    Se questo il “profitto”…Viva il “Mercato”!

    Ricordando ahimè con malinconia quei Tempi ove la Casa ed anche il Territorio…non un “bene rifugio” ma un rifugio ed un Opportunità per TUTTI!!

    “Per me si va ne la città dolente,
    per me si va ne l’etterno dolore,
    per me si va tra la perduta gente.
    Giustizia mosse il mio alto fattore;
    fecemi la divina podestate,
    la somma sapïenza e ‘l primo amore.
    Dinanzi a me non fuor cose create
    se non etterne, e io etterno duro.
    Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate.
    (Inf. III, vv. 1-9)
    …da un Turista toscano…In Visita… lasciato fra i Commenti su…”TripAdvisor”…

  3. Il nuovo lungolago: un grande spazio per mettere decine di tavolini e fare guadagnare milioni ai soliti speculatori.
    Chissà come mai il baretto sul lungo lago vicino a piazza Matteotti è sempre lì….
    Intoccabile ed intoccabili!

  4. Caro Caso, nella tua bella disamina manca un pezzo. Il problema è comune a tutta Italia, basta dare un’occhiata ai quotidiani di oggi; uno per tutti: “le 5 terre, una disneyland!”. Quindi sicuramente il problema è in capo ai comaschi della politica ma anche, e soprattutto, ai comaschi della politica nazionale. Se non sbaglio uno dei “nostri” si occupa al massimo livello di digitalizzazione, penso che dovrebbe in quell’ambito cominciare ad occuparsi di come la digitalizzazione può aiutare questo incredibile, ma utilissimo, fenomeno italiano. Che ne dici nel prossimo pezzo di ricordarglielo? Anche il nostro sindaco, però, potrebbe cominciare a chiedere di aderire o di poter collaborare con le 11 grandi città italiane che stanno già cominciando ad affrontare il tema in modo realistico e moderno. Per il resto il “fenomeno” ben venga visto che fa lavorare e capare milioni di persone nel nostro paese.

  5. Non è possibile ridurre a cemento tutti i monti del lago di Como distruggendo tutti i boschi che ci tengono in vita assorbendo anidride carbonica e rilasciando ossigeno necessario alla vita del pianeta….per continuare a costruire case e alberghi per l’egoismo di incamerare soldi……..
    Quando non potremo più tornare indietro non per il processo irreversibile che abbiamo innescato e non potremo più fermare definitivamente non vorrò sentire piangere nessuno………
    Da Cuneo a Trieste oramai è solo cemento….. poi ci lamentiamo che non piove…..
    Inoltre il consumo di acqua con immigrati che continuano ad arrivate in Italia è centuplicato….

  6. https://www.letture.org/etica-del-turismo-responsabilita-sostenibilita-equita-corrado-del-bo

    riequilibrare e redistribuire… qualche suggestione:
    – aumentare la tassa di soggiorno e investire i ricavati in servizi per la cittadinanza (anche e soprattutto a quella esclusa dai guadagni del settore).
    – controllare il pagamento dei tributi da parte degli operatori coinvolti nel settore.
    – far valere la presenza del Comune (anche come azionista) nelle diverse sedi di programmazione del trasporto pubblico (battelli, bus, treni e taxi)
    – estendere le aree a traffico limitato per i soli residenti (anche temporaneamente nei festivi e nei fine settimana: strada per Brunate, Borgovico, Lungolago, Viale Geno, Sponda Est, …)
    – incentivare (o semplicemente aprire “sigh!”) percorsi pedonali e ciclabili che dalla città si spostano verso le aree limitrofe (sponde del lago, Triangolo Lariano, Spina Verde, …).

    1. Poi ci fu il risveglio, il sogno si dileguò, e ci si accorse che il sindaco di Como era ancora Rapinese e il Presidente del Consiglio ancora la Meloni (che si stava occupando delle cose davvero importanti: le nomine)

  7. Banalmente: chi è l’assessore al turismo della provincia? Cosa pensano, lui e il presidente della Provincia, delle iniziative dei sindaci della Lariana che sono costretti e pensare al trasporto privato perchè ASF dorme?
    Si sono mai resi conto che altrove, anche solo a livello di comunicazione, esiste un progetto unitario? Ma soprattutto, viaggiano? Almeno per capire la ricaduta globale del brand.

  8. Troppo tardi, travolti dagli eventi. Anche il progetto del lungolago già superato, nessuna funzione se non qualche aiuola. Un progetto vecchio, senza una vera e propria visione, strategia, rapporto con il lago e gli spazi verdi attrezzati dei giardini.
    Come tutto in questa città dalle grandi possibilità ma dalla quale tutti fuggono o fuggiranno. Infrastrutture al collasso che aspettano opere da almeno trent’anni, dalla tangenziale, alla metrotramvia, al famoso tunnel che sgorgi il lavandino pieno della convalle.
    Come la Ticosa che non sarà la nuova Como, il nuovo quartiere nel parco costruito attorno al Museo, un nuovo polo in grado di diluire il turismo del centro con la cultura e qualità dell’abitare. Sarà invece l’ennesimo parcheggio, una spianata fotovoltaica che aumenterà i problemi che già abbiamo…

  9. Vista la qualità della classe politica locale, a tutti i livelli e di tutti gli schieramenti…siamo fottuti

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