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Punti di vista

Minghetti è la candidata del Pd. Ma a sinistra continua la fiction “prima i programmi”. Per quanto?

Che due o più partiti di una teorica coalizione (il centrosinistra comasco, in questo caso) possanno separare le rispettive strade per divergenze improvvisamente insanabili, ci sta ed è già accaduto mille volte. Che il pomo della discordia possa essere la scelta del candidato o della candidata a sindaco, non è soltanto comprensibile: probabilmente è anche la motivazione più tipica di fratture simili.

Che invece, come sta accadendo a Como, si finga di non vedere che un paio di partiti (Pd e Svolta Civica) hanno già scelto (Pd) e addirittura espresso direttamente (Svolta Civica) la candidata sindaca di riferimento, cioè Barbara Minghetti, e che teorici componenti della stessa coalizione continuino ipocritamente a ciurlare nel manico sotto lo slogan “prima il programma, poi i nomi”, è semplicemente assurdo.

Il Pd di Como dice sì (unanime) a Minghetti candidata sindaco. Ma la giornata è stata devastante

Eppure, all’ala sinistra del centrosinistra, siamo ancora a questo: in particolare, Civitas (che sogna di andare da sola con Adria Bartolich come candidata), il rassemblement Como Comune (che include tra i vari soggetti Articolo Uno, Psi, Sinistra Italiana, Socialisti in Movimento) e, spostandosi verso il centro, persino qualche spezzone del Movimento Cinque Stelle, ebbene, in tutti questi lidi si continua nella finzione di non vedere la realtà. Probabilmente con l’intento di modificarla, magari a suon di spallate.

Ora, per carità, in politica la fiction è una delle tante grammatiche di base. Ma nella corsa a Palazzo Cernezzi si sta probabilmente esagerando. Da parte di Civitas non si capisce esattamente quali siano i punti che separano il movimento di Bruno Magatti e Guido Rovi dai potenziali alleati, ossia Pd e Svolta Civica, se non appunto il nome di Barbara Minghetti. A meno che, naturalmente, non si dovesse intendere come un manifesto programmatico il pesantissimo attacco di un ex nome di spicco della civica, ossia Luca Venneri, quando – sebbene a nome delle teoriche Sardine e autosospendendosi subito dopo dalla lista – scrisse tutto il male politico possibile su Minghetti, come si può ricordare con il pezzo qui sotto.

Attacco furioso a Minghetti dalla pagina delle Sardine di cui Venneri di Civitas (pro Bartolich) è amministratore

Passando a Como Comune, la nota di oggi – come se Minghetti non fosse stata ufficialmente dichiarata la candidata sindaco di Pd e Svolta Civica – reca passaggi come questi: “Prima di parlare di candidature va delimitato il perimetro della coalizione”, “Constatiamo purtroppo che la forzatura di dare priorità alle proposte sulle candidature a sindaco sta imprimendo tensioni rischiose nella costituenda coalizione”, e ancora “Fino a quando il perimetro politico della coalizione non sarà chiaramente definito, ci sembra inopportuno concentrarsi su candidature già proposte o su altre che potrebbero emergere”.

Quasi che il nome di Minghetti – già in campo da un mese e mezzo – fosse una variabile come tante, per nulla vincolante, modificabile a piacere o trascurabile.

A conti fatti, dunque, le strade sono due per mettere fine a questa corsa al finto paraocchi: o tutti i movimenti e i partiti che si rifanno all’area del centrosinistra comasco smettono di fingere di ignorare il dato assodato Minghetti e lo accettanno o lo rifiutano una volta per tutte, senza nascondersi sotto “perimetri” e “programmi”; oppure Pd e Svolta Civica, preso atto dell’ostacolo che il nome della loro candidata sembra rappresentare a oggi per l’unità della coalizione, buttano metaforicamente a mare Minghetti per riaprire tavoli di confronto anche a partire dal nome (non prima delle dimissioni di chi quel nome ha ratificato all’unanimità il 13 dicembre scorso, ovviamente).

Tertium non datur. Anzi, datur: pantomima, si dice.

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3 Commenti

  1. Il tema è abbastanza chiaro. Il Partito Democratico, fondamentale per tutto il centrosinistra, ha optato per la coalizione con Svolta Civica. A loro si sono uniti, con riserva, Agenda 2030 (Azione, +Europa, Italia Viva) e Europa Verde. Le riserve espresse hanno origini diverse: per i primi l’esclusione del M5Stelle per idiosincronasia e per le differenze su alcune posizioni programmatiche, per Europa Verde l’approfondimento delle posizioni della coalizione sui temi ambientali. Il programma si sta discutendo e si stanno facendo le opportune valutazioni e anche qualche compromesso come sempre capita.
    Civitas, invece, chiede un confronto sul suo programma e sulla candidatura di Adria Bartolich esponente PD e presentabile al PD (almeno alla componente di sinistra) meno che agli attuali alleati del PD. La posizione di Civitas, tuttavia, non è accettabile. Fin dall’inizio, nelle secrete degli incontri, è assai poco incline al compromesso sul suo programma e ancora meno a discutere alternative ad Adria Bartolich. In altri termini in nome del pluralismo, della democrazia interna e dei veri valori di Sinistra cerca di imporre alla maggioranza la propria posizione. Como Comune, invece, si trova spiazzata sul nome del candidato e dà l’impressione che voglia tornare a discutere il programma per avere il pretesto di mandare in corner la candidatura Minghetti. Il M5Stelle, infine, dopo anni di battaglie locali contro il PD, prima fra tutte la tangenziale, forte dell’intesa governativa tra PD e M5Stelle spera di agganciarsi al carro per non rimanere a fare l’opposizione e basta. Chissà se soli riusciranno a eleggere almeno un consigliere? Mah….
    Insomma, sembrerà strano ma considerando gli effetti del fuoco amico che ha subito il “buon” Landriscina, c’è da sperare nella “coalizione ristretta”. Non serve solo essere in tanti per vincere ma soprattutto è necessario marginalizzare i futuri criticoni (Lucini docet). Per intendersi sarebbe meglio che Como Comune, Civitas e 5Stelle vadano per la loro strada.

  2. La dinamica politica di Civitas si ispira da tempo al mitico Giano bifronte.
    Nel 2017, al primo turno, corre da sola sostenendo Magatti sindaco, riuscendo a sottrarre così un 6% di voti alla coalizione di centrosinistra. Al ballottaggio però, non dà indicazioni di voto per MaurizioTraglio, contribuendo largamente alla nuova affermazione del centrodestra.
    Civitas, nei fatti, e senza mai dichiararlo, agisce come la Lista Rapinese dell’area contraria. Solo che a Rapinese si deve riconoscere una coerentissima e manifesta ideologia antipartitica, mentre con Magatti il dubbio sulla identità politica ultima resta:
    ma è nell’area progressista, o fà solo finta?
    A me il bruttissimo sospetto ormai sorge; e, del resto, nella storia italiana delle competizioni elettorali, da fine 800 in poi, non sarebbe neanche un fenomeno nuovo…

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