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Nel cda politici, ex politici e parapolitici di Comune, Provincia e Regione. Ma su Ca’ d’Industria, il silenzio

La politica, quella che nei palazzi discute per ore e ore di marciapiedi, sopralluoghi in palazzetti chiusi da 8 anni e di mozioni su Marte, quella che visita hub vaccinali in processioni affollate e festanti, si scopre muta.

Improvvisamente e completamente muta sulla vicenda di Ca’ d’Industria e in particolare sull’annunciata chiusura della casa albergo Villa Celesia. Un pezzo di storia della città, in altri termini.

Nelle ultime ore (oltre alla Cgil, sul fronte sindacale), si è udita una sola presa di posizione pubblica e non dai massimi vertici istituzionali, quella della consigliera Pd Patrizia Lissi.

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Per il resto, un silenzio stordito e stordente, o al massimo un brusio di sottofondo. Persino le frasi di prassi, quelle più scontate, sicuramente “banali” ma comunque necessarie in momenti come queste, non sono arrivate. Certo, non avrebbe risolto nulla un generico “faremo di tutto per non chiudere Villa Celesia”, oppure un tipico “aiuteremo Ca’ d’Industria”, ma forse avrebbero dato almeno il segno di un interessamento ad alti livelli.

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Eppure, se c’è un caso in cui la politica proprio non può tirarsi fuori, beh, quello è esattamente il destino di Ca’ d’Industria. Il motivo? E’ molto semplice, per due motivi almeno.

Uno è eminentemente tecnico, ovvero che il Consiglio di Amministrazione è composto da 7 membri, compreso il presidente, di cui cinque nominati dal Comune di Como, uno nominato da Regione Lombardia e uno nominato dalla Provincia di Como.

Il secondo è – ovviamente – politico: il cda è stato, è tutt’ora e, se le cose non cambieranno, continuerà ad essere imbottito di politici, ex politici e parapolitici spediti direttamente o meno dalla segreterie dei partiti al comando della Fondazione. Il che, per evitare di scadere nel populismo spiccio, non è sempre né soltanto sinonimo di poltrone per trombati, scarsa capacità o lottizzazione e stop. Ci sono oggi, sono passate e si spera che passeranno ancora figure senza dubbio di spessore dalla tolda di comando della Ca’ d’Industria, tramite le logiche della politica.

Senza trarre conclusioni demagogiche soltanto per questo fattore preso in sé – ogni persona, ogni consigliere di amministrazione va valutato per ciò che compie e che fa, non soltanto per la provenienza – una cosa però è sicura: i partiti che i nomi per il cda hanno scelto, di sicuro dovevano essere al corrente del dramma umano e ora soprattutto finanziario della Ca’ d’Industria. Perché delle due, l’una: o avere dei rappresentanti, o almeno delle personalità di fiducia, nel cda serve anche ad avere sempre il polso della situazione, oppure siamo davanti al fallimento assoluto del modello, a prescindere dalle qualità dei singoli.

QUI IL CDA 

Stesso discorso vale per le istituzioni Comune, Provincia e Regione, essendo i componenti del cda, come abbiamo visto, loro diretti esponenti nella Fondazione. Perché questo silenzio assordante? Perché questo ritardo nel portare a galla, e dunque affrontare, una situazione ora quasi drammatica, al netto di un presidente – Gianmarco Beccalli – che invece ha denunciato apertamente le difficoltà già il 15 marzo scorso e che certo non si può accusare di aver nascosto o sminuito la portata dello scenario, in uno sforzo apprezzabile di trasparenza e comunicazione puntuale.

E dunque, politica, perché tu non parli?

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4 Commenti

  1. Politici non eletti, ex-politici, para-politici, loro sì che vivono bene. 2 milioni di euro in meno, chiuso un sito e altre perdite in arrivo. Ma chi li ammazza questi! Nessuno li conosce e nessuno li avrebbe mai conosciuti se non fossero stati menzionati nell’articolo. È accontentato chi si chiedeva dove fossero finiti quelli trombati alle ultime elezioni, quelli che distribuivano volantini davanti ai banchetti della Lega e di Fratelli d’Italia, quelli che lavorano ai fianchi delle amministrazioni non troppo amiche, quelli che non hanno trovato posto in Consiglio ma hanno finanziato e fatto finanziare le campagne elettorali. Ecco dove sono finiti i celoduristi e le celoduriste che inveivano contro i negher e i buonisti del PD. Chissà se tra i loro amici e camerati di partito ci sarà qualche “celodurista vero” che li inviterà ad andare a scaldare la sedia da qualche altra parte. È utopia solo pensarlo: poi chi distribuisce i volantini e soprattutto chi trova i soldi per le campagne elettorali?!? Meglio continuare con “chi li ammazza questi!”

  2. Che bella torta da spartirsi con la privatizzazione dei servizi agli anziani e la vendita/riconversione di qualche Immobile ! La destra comasca non si smentisce mai.

  3. Invece di un semplice Link, ecco per comodità l’elenco dei membri del Consiglio di amministrazione, composto da 7 membri, compreso il Presidente, di cui:
    Cinque nominati dal Comune di Como
    Uno nominato dalla Regione Lombardia
    Uno nominato dalla Provincia di Como
    I membri durano in carica un anno decorrenti dalla data d’insediamento del Consiglio di Amministrazione.
    Avv. Beccalli Gianmarco
    Presidente

    D.ssa Canzani Rossana
    Consigliere

    Rag. Canevari Elena
    Consigliere

    Dr.ssa Pedraglio Benedetta
    Consigliere
    .
    Consigliere???

    Arch. Enrico Giorgetti
    Consigliere

    Ing. Mascetti Pierluigi
    Consigliere

    Dott. Molteni Giuseppe
    Revisore dei Conti

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