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Pioggia, ramazza e paletta: il migrante in piazza San Rocco. La foto ribalta i dogmi

Nessuno vuole negare che in piazza San Rocco si siano vissute situazioni di convivenza difficili tra residenti e migranti negli ultimi mesi. Quando mondi diversi vengono a trovarsi all’improvviso sullo stesso “pianerottolo”, forzatamente e con forti diffidenze di base, situazioni scomode è quasi fatale che si verifichino. Le 200 firme di protesta raccolte dagli abitanti attorno allo slargo davanti alla chiesa nacquero – la scorsa estate – da un disagio reale. Impossibile, ingiusto catalogarle come razzismo o intolleranza tout-court.
Altra cosa, poi, è la politica. Che sovente invece – ed è accaduto proprio lì – si inserisce per sua natura (e su tutti i fronti) con metodi di piombo in contesti così delicati. Non a caso, l’eco dell’eliminazione delle panchine voluta fortemente dall’attuale vicesindaco leghista Alessandra Locatelli per rendere un po’ più complicata la permanenza in piazza degli stranieri suscitò un enorme dibattito e arrivò a indispettire persino il vescovo di Como, Oscar Cantoni, che prese posizione pubblicamente.

Al netto di queste considerazioni di carattere generale, forse anche ovvie, la foto che ci è arrivata in redazione oggi da un lettore ha una potenza straordinaria. Fosse anche soltanto per offrire un volto diverso, un’angolatura ribaltata della realtà di piazza San Rocco, la pubblichiamo in tutta la sua forza “provocatoria”. Non c’è nulla di straordinario, in sé, nella fotografia scattata questa mattina “al volo”: un giovane migrante, sotto la pioggia, pulisce con tanto di scopa e paletta esattamente la zona dove vennero eliminate le panchine. Un gesto semplice, certamente non eroico, in qualche misura persino giusto se si vuole davvero che i segnali di pace diventino viatico per la reciproca comprensione. Ma nello stesso tempo, impossibile negarlo, quell’immagine è potentissima. Perché è capace, nella sua banalità del bene, di spazzare via in un istante quei concetti assolutisti e totalitari per cui “tutti bivaccano”, “tutti sporcano”, “tutti rubano”. No, quella foto dice una volta di più che non è così: non è mai possibile dire “tutti”. Non si può mai condannare (e nemmeno assolvere, ci mancherebbe) un generico “tutti”. Nemmeno – pensate – se quei “tutti” hanno la pelle nera. Esattamente come accadeva – e accade tuttora – in larga fetta del mondo, per quelli che hanno la pelle bianca e stanno in uno Stivale: non sono “tutti mafiosi”. No.

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3 Commenti

  1. Ricordo, quando fu aperto dalla Prefettura il “camp” di via Regina gestito dalla Croce Rossa, le ronde dell’attuale Assessore-Vice-Sindaco-Neo-Deputato Locatelli che filmava e tuonava contro i migranti, invocando la chiusura del centro ecc.
    E adesso che è al governo della città, adesso che è in Giunta come Assessore ai Servizi Sociali e Vice-Sindaco, adesso che sarà anche Deputato, cosa fa? Tace.
    Forse adesso che sta dentro la macchina amministrativa e politica ha capito che non può chiuderlo quel centro perché il Comune non ne ha la competenza. Perché le competenze il Comune le ha sui Minori Non Accompagnati (bella rogna, fra l’altro!). E allora che fa? Tace e fa togliere le panchine. E da Roma il silenzio suonerà ancora di più.

  2. Frequento san Rocco quotidianamente e non vedo nulla che possa disturbare né impaurire. L’aggressione del vice sindaco nei confronti dei migranti è stata vergognosa. Mi auguro che l’astro nascente della lega brilli, finalmente, su altri cieli e che nella capitale apprenda che far politica significa risolvere i problemi non crearli.

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