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Punti di vista

Sergio se n’è andato (e non ritorna più?). Aridatece Gaddi, ci serve. Eccome

E’ vero.
E’ egotico, narcisista, monumentale, faraonico, irritante, imbonitore, contemplatore di sé e sé solo. Talvolta ti manda uozzappi con gif e video che non fanno più ridere dai tempi dell’Internet 1.0.

Eppure.
E’ astuto osservatore, tizio che studia (eccome se studia), sofisticatissimo conoscitore dell’arte e dei meccanismi che devono essere costruiti intorno e al di fuori della mera esegesi semantica di un’opera, è dotato (se vuole, quando vuole) di superbe capacità diplomatiche, è uomo di intelligenza elegante, generosa .

Ed è pure un grande anfitrione se ti invita a cena (si perdoni la collocazione geografica: ma il Dna del Sud, vince sempre. Il suo sangue è salernitano). Insomma, il ragazzo è molte cose nella piena contraddizione in cui cadiamo tutti.

Sicuramente è patrimonio cittadino, per quanto folle e affatto comodo.

Durante uno dei mille viaggi in Giappone

E’ Sergio Gaddi. La cui biografia, in forma breve, sta in questo: generato e non creato dalla stessa sostanza di Berlusconi, forzista ante litteram, ex assessore alla Cultura del Comune di Como, unico e primigenio padre delle furono Grandi Mostre, commercialista, oggi curatore di esposizioni che, se va male, fanno giri intercontinentali.

Grande gaudente, viveur e, per stare nel non politicamente corretto: tombeur de femmes. Ma tant’è, così stanno le cose in quel suo bondiano (nel senso di 007, verso cui prova una smaccata ossessione) universo. E poi, è simpatico. Un guascone simpaticissimo.

Quindi, adesso, è necessario fare una pensata intorno a questo figuro, una pensata che superi la bolsissima noia della politica (sta di qua, sta di là).
Perché, Anno Domini 2019, dobbiamo ancora assistere a questo spettacolo?

Cioè, la domanda tanto banale quanto ovvia è: qualcuno ci spiega, onestamente, perché Sergione Nostrum sia stato celebrato un paio di giorni fa (giusto per citare l’ultimo episodio di una striscia temporalmente lunghissima) dal primo canale spagnolo per l’esposizione su Brueghel, planata a Madrid, e qui nulla? Dimenticato.

Questo giornale, purtroppo, ha raccontato a lungo il requiem inspiegabile canticchiato, con crassa ignoranza da alcuni, intorno ai Festival perduti (quando non defunti, vedi pagina 8, fuggiti da Como).

E’ come se le migliori-menti disturbassero le peggiori. E’ come se, al netto di tutto, pur di negare il talento di qualcuno si preferisse uccidere, socialmente e culturalmente, una città. Succede anche oggi nelle stanze del potere, non è solo storia gaddiana.

Quindi, per farla breve, mentre si sciacquano-candeggiano bocche e coscienze con sepolcrali analisi (sbadiglio) sui modelli gestionali dei musei, della Pinacoteca e di Villa Olmo, fate una cosa voi che potete: chiamate ilSergio e chiedetegli se ha ancora voglia di darci una mano.

Una mostricina piccina picciò, un quadretto, un acquerello, una cosa qualsiasi.

Ma basta andare negli archivi e esporre capolavori dimenticati (che capolavori sono, è certo) o riciclati da altre esposizioni spacciando la pulizia dalla polvere per ricerca. Si parla di turismo. Uau. Oltre la cotoletta a 40 euro, il pizzone surgelato e il prosecchino sgasato a questo povero australiano in gita (ma soprattutto al comasco, che bestia non è, per niente) una cosetta la vogliamo dare?

Sergio, se ci sei, fatti una risatona arrogante delle tue, quindi batti un colpo, magari anche sul petto di quei cuori esanimi.
E poi torna, ti prego.

L’articolo che hai appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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8 Commenti

  1. Franco non ci arrivi tu, forse perché sei un ristoratore,o ti sei fatto un b&b, l’indotto si è ingrassato non c’è dubbio ma a noi sono rimaste le scuole inagibili le strade con le buche, e le tasse comunali tra le più’ alte della Lombardia perché dal bilancio sono stati presi fondi destinati a opere pubbliche o manutenzioni ordinarie. Un evento si deve pagare da solo non generare utili per pochi e debiti per tanti! Forse non capisci tu e forse non ci arrivi, ma non ti preoccupare è’ una questione di natura!

  2. Certo che bisogna essere proprio comaschi doc (pieni di invidia e autolesionismo) per non capire, come questi due tizi qui sopra, che l’indotto culturale é la più grande ricchezza di qualsiasi città e che como, inesistente dal punto di vista culturale, solo con Gaddi ha avuto lustro e ricchezza. Ma questi non capiscono, non ci arrivano.

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