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Como, il sindaco chiude le scuole: “No democrazia, Rapinese gestisce il Comune come sua proprietà”

La Manifestazione delle Candele di ieri sera in Comune a Como, i comitati, i genitori. E naturalmente le pappemolli, così definite le famiglie dal sindaco di Como, Alessandro Rapinese, sul tema dell’annunciata chiusura di otto scuole (qui alcuni dettagli). Tutti temi finiti al centro di una riflessione offerta dal Partito Democratico di Como. La pubblichiamo integralmente:

Ma quali pappe molli? Mai aggettivo fu più sbagliato. Anche nella serata di ieri, nella protesta avvenuta all’esterno del Consiglio comunale, i genitori dei bambini delle scuole che il sindaco ha annunciato di voler chiudere hanno dimostrato il proprio carattere e la propria convinzione nel difendere la propria posizione contro i provvedimenti dell’Amministrazione. Provvedimenti presi in maniera antidemocratica, senza il coinvolgimento di insegnanti e genitori, da chi sta guidando un Comune come se fosse di sua proprietà, quando invece si tratta di un ente pubblico.

Oltre a questo, la decisione di chiudere alcune scuole continua ad avere lati nebulosi. A partire dai documenti in mano al Comune, che appaiono imprecisi e poco chiari. Per arrivare a chiudere una scuola servono dati accurati, motivo per cui chiederemo perizie specifiche. Inoltre, come verrà giustificato lo spreco di fondi regionali ed europei stanziati per le scuole? Come potranno essere rendicontati alla luce della loro chiusura? Chi risponderà dello spreco?

Ci preoccupa il futuro degli edifici scolastici, dopo l’eventuale chiusura. A oggi non c’è idea di come recuperarli. Soprattutto in centro storico, sarebbe un vero peccato avere nuove strutture abbandonate, in una città sempre meno a misura di cittadini, l’unica in Lombardia in cui i residenti nella zona centrale sono sempre di meno. Rimuovere le scuole, togliere luoghi di educazione e di socialità dal centro storico è il modo migliore per gettare ulteriore benzina sul fuoco.

Una delle proteste dei genitori negli scorsi mesi

E purtroppo il problema educativo continua a non riguardare solamente le strutture, perché c’è anche una questione di personale: come ricordato ieri in una preliminare, non volendo assumere educatori, all’asilo Magnolia cinque bambini su undici sono rimasti esclusi. E che non ci si appelli, dunque, alla denatalità per giustificare chiusure laddove, come in questo caso, c’è sempre stata la lista d’attesa.

Per favorire la partecipazione dei genitori, anche ieri negata, abbiamo inoltrato una richiesta di Consiglio comunale aperto firmata da tutte le minoranze. Restiamo in attesa di una risposta dell’Amministrazione.

Un pensiero, sempre riguardo alla serata di ieri, va ai giostrai del Luna Park, a loro volta presenti. Il tribunale ha dato loro ragione, dimostrando quanto abbiamo sempre affermato, ovvero che non c’erano reali motivi per chiudere la piana di Muggiò. Siamo felici dell’esito della vicenda, che conferma l’illiceità con cui il sindaco sta operando.

I consiglieri comunali del PD Patrizia Lissi, Stefano Fanetti, Eleonora Galli e Stefano Legnani
Il segretario cittadino del PD Daniele Valsecchi

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