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Sull’asse Roma-Como la vergognosa storia dei 120mila euro anti Covid mai arrivati alle scuole

Questo è uno di quei casi che fa “scoppiare il cervello”, per andare sul gergale.

Un misto di improvvisazione, burocrazia, incomunicabilità istituzionale che ha prodotto il “mostro” che ora raccontiamo, documento ufficiale alla mano. Una storia che, in sintesi, racconta di come 120mila euro a disposizione delle scuole provinciali (in larghissima parte istituti superiori) per mettere in atto interventi utili ad arginare i rischi legati al Covid per studenti, professori e personale siano finiti nel cestino, inutilizzati, restituiti dopo una inutile triangolazione burocratica Roma-Como-Roma.

Un caso davvero esemplare. Vediamolo.

Tutto nasce con il Decreto ministeriale 77 del 29 luglio 2020, tramite cui il Ministero dell’Istruzione assegnava alla Provincia di Como un finanziamento di 120.000 euro “per interventi urgenti di edilizia scolastica, nonché per l’adattamento degli ambienti e delle aule didattiche per il contenimento del contagio relativo al Covid-19 per l’avvio del nuovo anno scolastico 2020-2021”.

Si era a metà estate, il famoso periodo in cui era forse ancora possibile – o forse era almeno possibile tentare – il tutto per tutto per non condannare gli studenti alla Didattica a distanza. Sappiamo come è finita, ma è illuminante capire anche come ci si è finiti, nella situazione attuale.

Ma torniamo ai 120mila euro stanziati dal Ministero per l’amministrazione provinciale di Como.

Il 13 agosto – dunque15 giorni dopo la notizia dei fondi romani in arrivo – Villa Saporiti scrive a Roma. E segnala che, visti i tempi effettivamente strettissimi prima dell’inizio dell’anno scolastico a metà settembre e dopo consultazione di tutti i dirigenti scolastici potenzialmente coinvolti, “si era reso necessario disporre l’esecuzione delle opere nell’ambito dei contratti già attivi per la manutenzione dei fabbricati scolastici, risultando tale soluzione l’unica compatibile con le tempistiche molto ravvicinate del calendario scolastico, i carichi amministrativi e tecnici degli uffici e l’operatività delle imprese”.

Un modo, insomma, per evitare la trafila di bandi, gare, appalti, eventuali ricorsi e avviare immediatamente i cantieri. Ma la Provincia, giustamente, chiede se una simile strada sarebbe stata ritenuta ammissibile e, in caso affermativo, di “voler consentire una loro diversa rendicontazione, segnalando al tempo stesso che, diversamente, non sarebbe stato possibile disporre della somma assegnata”.

E come è finita?

Secondo la ricostruzione dei documenti ufficiali dell’amministrazione provinciale comasca, così: il Ministero, il 18 agosto ha dapprima accreditato a Villa Saporiti soltanto la prima metà dell’importo spettante, ossia 60mila euro. Ma poi, rispetto alla domanda sul possibile impiego rapido dei fondi per avviare subito i lavori – citiamo testualmente – “il Ministero non ha dato riscontro all’istanza presentata da questa Amministrazione, che non ha quindi potuto rendicontare entro il termine assegnato dal D.M. 77/2020 alcuna spesa a valere sul finanziamento assegnato”.

Insomma, da Como si chiedono risposte urgenti, da Roma arriva soltanto silenzio.

Esito finale: il 26 novembre, il Ministero dell’Istruzione “ha richiesto, entro e non oltre il 7 dicembre 2020, la restituzione delle risorse già accreditate e non rendicontate (come previsto dal citato DM n. 77 del 2020) di 60mila euro”.

E alla Provincia non è rimasto altro da fare che, con apposita variazione di bilancio, ridare a Roma quei fondi (e, di fatto, perdere l’intero stanziamento complessivo di 120mila). Soldi che, in sostanza, tra mancate risposte, burocrazia e un doppio, inutile viaggio tra la Capitale e via Borgovico a Como, non sono mai stati stati impiegati per rendere le scuole lariane più sicure in ottica anti Covid.

E i ragazzi attendono.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un commento

  1. Ma se anche fossero arrivati a cosa sarebbero serviti? Le scuole superiori ormai sono chiuse per tutto l’anno. Soldi risparmiati

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