La mini-call veloce, la procedura straordinaria introdotta dal Ministero dell’Istruzione per coprire i posti di sostegno ancora disponibili, ha mostrato alcuni limiti nell’implementazione sul territorio comasco. Nonostante gli sforzi, diverse cattedre attendono ancora di essere assegnate.
“I dati raccolti a Como – spiegano dalla Cisl Scuola – offrono un quadro della situazione attuale. Nella Scuola Primaria, delle 268 cattedre di sostegno messe a disposizione, 12 hanno trovato assegnazione, mentre 256 risultano ancora in attesa di copertura. Per quanto riguarda la Scuola dell’Infanzia, su 11 posizioni disponibili, 6 sono state assegnate e 5 rimangono da coprire”.
La questione tocca anche aspetti più ampi: “Un primo elemento riguarda la distribuzione geografica dell’offerta formativa: le università del Meridione propongono numerosi posti nei corsi di specializzazione, spesso superiori alla domanda locale, mentre al Nord l’offerta risulta più contenuta rispetto alle necessità. Questo porta a una concentrazione di docenti specializzati in aree dove la richiesta è più limitata, mentre regioni come la Lombardia si trovano a dover fronteggiare una carenza di personale qualificato”.
“La dimensione economica – spiegano ancora dal sindacato – rappresenta un ulteriore elemento di riflessione. La differenza tra i livelli retributivi nazionali e i costi abitativi e di vita del Nord Italia costituisce un fattore che molti docenti valutano attentamente quando si trovano di fronte alla possibilità di un trasferimento. Le spese per l’alloggio, i costi quotidiani e quelli legati al cambio di residenza entrano naturalmente nelle considerazioni di chi sta ponderando una nuova opportunità professionale in un territorio diverso. Questo naturalmente influisce sulla disponibilità al trasferimento”
La Cisl Scuola individua alcune possibili direzioni di miglioramento: “Incrementare i posti di specializzazione nelle regioni del Nord, valutare incentivi economici che tengano conto del costo della vita per chi accetta incarichi in zone con maggiore fabbisogno, e offrire maggiore stabilità ai docenti precari già formati. L’approccio suggerito punta su una pianificazione di medio-lungo termine piuttosto che su interventi emergenziali, nell’ottica di garantire sia i diritti degli studenti che condizioni lavorative adeguate per gli insegnanti. La situazione di Como riflette una sfida più ampia che coinvolge il sistema scolastico nazionale, con particolare attenzione verso gli studenti che necessitano di maggiore supporto e verso la costruzione di una scuola sempre più inclusiva e stabile nel tempo”.